In questo momento storico tutti parlano di sharing economy. Tra opportunità offerte ai cittadini, nuovi metodi di erogazione dei servizi ed una rinnovata concezione della proprietà, l’economia collaborativa appare essere il futuro del sistema economico mondiale.
Non mancano, ovviamente, le contraddizioni e le controversie giudiziarie. Tra tutte quelle riguardanti Uber, con la recente sentenza del Tribunale di Milano che ha accolto l’istanza dell’associazioni dei tassisti, bloccando UberPop, l’app che consente anche ai tassisti non professionisti di offrire servizi di trasporto ai clienti.
Nonostante le numerose problematiche, però, nel prossimo futuro la sharing economy aumenterà enormemente il suo valore. Secondo uno studio di PricewaterhouseCoopers (Pwc), entro il 2025 l’economia collaborativa varrà 570 miliardi di euro, circa venti volte il valore attuale (28 miliardi).
Si tratta di una crescita imponente e che interesserà soprattutto i micro-imprenditori che forniscono servizi di car sharing, finanza collaborativa o turismo peer-to-peer. Questi ultimi, infatti, incasseranno 487 miliardi di euro entro il 2025, circa l’85% del valore complessivo.
Si prospetta anche che quattro dei cinque settori maggiormente rappresentativi della sharing economy (finanza collaborativa, alloggi tra privati, trasporti peer-to-peer, servizi domestici a richiesta e servizi professionali a richiesta) possano valere 100 miliardi ciascuno.
Una simile rivoluzione potrebbe distruggere letteralmente gli operatori tradizionali che saranno così costretti a ripensare ogni singolo aspetto del processo di erogazione dei servizi.
Anche i ricavi dovrebbero crescere vertiginosamente, passando dai 4 miliardi odierni agli 83 miliardi del 2015. Oggi i consumatori più giovani preferiscono utilizzare una piattaforma come Airnbnb per affittare una camera e si spostano nelle grandi città usufruendo dei tanti servizi di car sharing o bike sharing messi a disposizione dal proprio Comune.
Scegliere una soluzione e/o un servizio collaborativo potrebbe diventare un’abitudine ed un nuovo modo di intendere l’economia. Per evitare, però, gravi scompensi ed impedire che gli operatori tradizionali possano essere totalmente in balia di tali cambiamenti, sarà necessario regolare in maniera puntuale tutti gli aspetti attinenti alla sharing economy. Il 2025 è più vicino di quanto si possa pensare.