Coinvolgere più attori nei processi di produzione di valore e di erogazione dei servizi non è solo una buona prassi, ma è anche un modo per fare crescere la propria azienda.
Lo dimostra il rapporto “Coesione è competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, del quale vi abbiamo parlato nei mesi scorsi. Oggi Il Sole 24 Ore approfondisce alcuni risultati della ricerca, ribadendo un concetto per noi imprescindibile: la coesione genera lavoro e competitività.
Il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere ha chiamato imprese coesive quelle realtà imprenditoriali che puntano sulle relazioni, coinvolgendo i cittadini, i consumatori, le istituzioni e le comunità locali. La capacità relazionale di un’azienda è direttamente proporzionale al suo rendimento sul mercato.
Secondo questa indagine, infatti, il 47% delle imprese “coesive” ha fatto registrare nel 2015 un aumento del fatturato contro il 38% delle imprese “non coesive”; un andamento confermato anche dai dati sugli occupati e sugli ordinativi esteri.
Il 10% delle imprese coesive ha infatti aumentato il numero delle assunzioni contro il 6% delle non coesive e addirittura il 50% delle aziende con un’elevata capacità relazionale ha incrementato gli ordinativi all’estero contro il 39% delle altre realtà imprenditori.
Si tratta di numeri inequivocabili: nelle aree geografiche dove è forte il senso di comunità ed è elevato il livello di inclusione sociale, anche l’economia ne beneficia.
Quali sono allora le regioni più coesive? Per stabilire il grado di coesione economica e sociale di un territorio, il rapporto prende in considerazione tre indicatori: l’attenzione al lavoro e alla legalità, l’impegno del non profit e la relazionalità d’impresa. In testa a questa speciale graduatoria c’è il Trentino Alto Adige che fa registrare uno score particolarmente elevato per quanto riguarda l’impegno del non profit, essendo, tra le altre cose, una regione ad alta densità cooperativa.
Seguono Lombardia, Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, ovvero realtà che credono nel valore dell’aggregazione e della cooperazione.
Diventa, dunque, doveroso rispondere alle richieste di inclusione da parte dei cittadini e dei consumatori: le istituzioni e le imprese saranno chiamate in futuro a proporre modelli di sviluppo sempre più collaborativi e fondati sul capitale umano.