Qual è il modello aziendale ideale? Difficile dare una risposta a questa domanda.
Certamente, però, ci sono alcune linee guida da rispettare per formare un’azienda di successo.
Innovazione, implementazione del capitale umano, visione e capacità di assumersi dei rischi sono concetti all’apparenza astratti, ma fondamentali per avviare un’impresa competitiva sul mercato mondiale.
C’è un principio, però, che abbiamo volutamente omesso, ma che nella realtà sociale fa sempre la differenza: il merito.
Questo concetto esula dalla mera sfera etica e abbraccia il mondo del business. Perchè un’azienda che premia il merito e le competenze, è sempre un’azienda che ha un futuro brillante davanti a sè.
Non si tratta dell’enunciazione di principi astratti e di buone intenzioni, ma di valori la cui importanza è certificata anche dall’indagine Great Place to Work.
Si tratta di un rapporto sulle migliori aziende mondiali secondo il quale nessuna italiana si attesta ai primi dieci posti nella graduatoria della grandi aziende.
Le imprese nostrane, dunque, non sono un bel posto dove lavorare, traducendo in maniera spicciola e banalizzando il nome dell’indagine.
Sono tanti i fattori che impediscono all’Italia di primeggiare in questa classifica. Il più importante è la mancanza di meritocrazia. Come riportato da Corriere Economia, il 70% del personale delle multinazionali è convinto che nella propria azienda i migliori facciano carriera contro il 32% delle realtà imprenditoriali italiane.
Addirittura solamente il 56% dei dipendenti delle imprese italiane dichiara di “dare il meglio di sè per la propria azienda” contro il 90% del personale delle multinazionali.
Segno che l’impresa viene percepita come qualcosa di esterno rispetto al lavoratore: gli imprenditori danno poco spazio alle idee e alle competenze dei propri dipendenti, preferendo mantenere la propria posizione di mercato.
Lo dimostrano le modalità di successione nella leadership dell’azienda. L’imprenditore è solito dare spazio ad un proprio familiare o ad un manager di fiducia, senza premiare il merito e la crescita aziendale.
Di fatto i vertici delle imprese italiane rinunciano a formare nuovi imprenditori, temendo che questi ultimi possano minare la propria leadership.
In realtà merito e competenza generano solo innovazione e sano spirito competitivo. Un’azienda che premia i migliori dipendenti non può far altro che creare un circolo virtuoso all’interno della stessa realtà aziendale ed in tutto il tessuto economico.
Stati Uniti ed Europa del Nord dovrebbero fungere da esempio dei concetti appena espressi: scardinare le vecchie logiche nepotiste è il punto di partenza essenziale per lanciare un modello aziendale di successo.