• Un mese di tempo. È questo il limite temporale posto dal Tesoro alle banche cooperative per presentare una proposta di auto-riforma.
    Scampato il pericolo decreto legge, le Bcc avranno tempo e modo di discutere ed arrivare ad una soluzione che accontenti tutti quanti, istituzioni e singole realtà cooperative.
    Non sarà certamente facile: bisognerà mettere d’accordo, infatti, 379 istituti di credito, per un totale di 1,2 milioni di soci.
    Tutti rappresentanti di istanze locali e dunque restii a cedere una quota rilevante della propria autonomia ad un’istituzione centrale.

    La via, però, sembra essere quella. Il Ministro Padoan si è espresso in maniera chiara, sottolineando come le Bcc siano troppe e troppe piccole. Per questo motivo sarà necessario istituire un organo di controllo e di coordinamento dell’attività dei singoli istituti di credito.
    Le modalità sono demandate al Consiglio Nazionale del credito cooperativo, che si riunirà il 12 Marzo per discutere i dettagli della riforma. Saranno presenti le 15 federazioni nazionali che porteranno avanti le istanze delle proprie associate e cercheranno di tirare acqua al proprio mulino.

    iccreaAl momento, però, sembra prevalere una linea ben precisa. Ci sarà, con ogni probabilità, una holding spa che svolgerà funzioni di controllo e di coordinamento. La sua identità verrà svelata nei prossimi giorni, ma è plausibile che venga creata una nuova holding, in modo che risulti totalmente indipendente.
    Al di sotto della citata spa, ci saranno tre bcc rappresentative di tutti gli istituti di credito. La forte spinta autonomistica del Trentino ha fatto sì che due di esse siano appunto le Bcc della provincia di Trento e la Bcc di Bolzano.
    Il terzo è ente, invece, sarà Iccrea, ovvero un istituto che già adesso viene controllato dalle altre Bcc e che dovrà appunto rappresentarle all’interno del nuovo modello di governance.
    Oltre alle già citate prerogative, la nuova holding potrà fornire capitali agli istituti di credito in caso di crisi di liquidità. È probabile che la suddetta spa, per far fronte a queste esigenze, faccia ricorso al mercato, affidandosi a fondi di istituti cooperativi esteri, quali quelli tedeschi ed austriaci.

    Su un punto, in particolare, le realtà cooperative non transigeranno: il mantenimento della loro storia di banche di tipo mutualistico a forte identità locale. Verrà accettato il controllo centrale da parte di un ente autonomo, ma dovrà avvenire nel rispetto delle esigenze territoriali e del principio “una testa un voto”.
    Il credito cooperativo si aprirà, dunque, al mercato e si adeguerà alle direttive del Tesoro e della Banca d’Italia, ma manterrà il proprio carattere identitario, perchè decenni di storia, caratterizzati dallo spirito mutualistico e democratico non possono essere calpestati da una auto-riforma dalle sembianze storiche.