Per conoscere il contenuto del nuovo Documento di Economia e Finanza dovremmo attendere con ogni probabilità la fine di questa settimana, quando il Consiglio dei Ministri dovrebbe varare l’intera manovra contabile contenente il Def, il Programma nazionale di riforma e l’aggiornamento del programma di stabilità.
In attesa di sapere nel dettaglio gli obiettivi dell’esecutivo, possiamo effettuare un primo bilancio su quali saranno i più critici che il governo Renzi dovrà affrontare nelle prossime ore e portare avanti di qui alla fine della legislatura.
Una delle questioni maggiormente problematiche riguarda la tassazione dei comuni. Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha già espresso tutta la preoccupazione degli enti locali in merito alla Local Tax, l’imposta sugli immobili che a partire dal 2016 dovrebbe ricomprendere Imu e Tasi.
Un ulteriore aumento del carico fiscale sui comuni, infatti, potrebbe mettere a repentaglio l’erogazione di alcune prestazioni sociali come gli asili nido, l’assistenza agli anziani ed i trasporti locali. Secondo Fassino i comuni sarebbero stati in questi anni l’ente istituzionale maggiormente colpito dalla pressione fiscale, il che ha portato numerosi enti locali a vivere una situazione di grave dissesto finanziario, tanto da non poter garantire ai propri cittadini alcuni diritti essenziali.
La mobilitazione dell’Anci ha portato il Governo a rimandare di qualche giorno l’esame definitivo del Def, nella speranza di giungere ad un compromesso con l’associazione dei comuni visto che detiene un potere di veto importante sia all’interno delle Camere che nei singoli partiti.
Ci sono poi delle tematiche che vanno affrontate in sede europea, dove l’Italia da tempo richiede una maggiore flessibilità dei conti pubblici. La recente revisione del Patto di Stabilità e crescita ed il varo del Quantitative easing fornisce all’Italia margini di manovra più ampio, grazie all’inserimento, ad esempio, della cosiddetta “clausola di flessibilità sulla riforme”.
La Commissione ha deciso, infatti, di dare una mano a quei paesi che realizzeranno delle riforme strutturali con effetti quantificabili sul proprio potenziale di crescita. L’Italia vuole giocarsi questa carta e difatti si sta impegnando ad attuare una serie di interventi riformatori all’interno del mercato del lavoro, del settore bancario e della pubblica amministrazione.
Da qui alla fine dell’anno l’esecutivo proseguirà su questa strada, cercando così di ottenere una clausola di flessibilità stimabile attorno allo 0,5% del Pil e di rinviare l’obiettivo del pareggio di bilancio al 2018.
Il risparmio più rilevante potrebbe avvenire, però, dalla riduzione della spesa corrente. Da questo punto di vista il lavoro del commissario straordinario Carlo Cottarelli può offrire interessanti spunti operativi per capire quali possono essere i settori e le attività oggetto di tagli.
Qualora il Governo dovesse riuscire ad ottenere una grande quantità di risorse, operando degli tagli alla pubblica amministrazione e ai costi della politica, potrebbe decidere di dirottare tali risorse per ridurre la pressione fiscale, specie quella sul lavoro.
Sarebbe importante, ad esempio, mantenere oltre il 2017 gli incentivi fiscali sull’assunzione di nuovi dipendenti a tempo indeterminato o impedire il probabile aumento dell’Iva.