• Il tema delle false cooperative è una questione all’ordine del giorno nel dibattito pubblico italiano degli ultimi mesi.
    I recenti scandali giudiziari hanno messo in evidenza come siano moltissime in Italia le coop che non rispettano la legge e riescono abilmente ad eludere i controlli. Il tutto a discapito delle cooperative sane, arrecando loro non solo un evidente danno d’immagine, ma anche delle perdite rilevanti dal punto di vista economico.

    La piaga delle false cooperative viene combattuta aspramente da Confcooperative, che per bocca del suo presidente Maurizio Gardini, invoca da tempo un quadro legislativo in grado di contrastare in maniera efficace questo fenomeno.
    Nel corso di un’intervista al Tg5, Gardini ha affrontato la questione, parlando anche del tipo di danno che viene arrecato alle imprese sociali che rispettano le regole.
    Le nostre cooperative sono parte lesa in questo processo che noi abbiamo più volte denunciato.” dice il vertice di Confcooperative “La lotta alla cooperazione spuria è la nostra battaglia”. 

    confcooperativeLe cosiddette coop “fantasma” riescono a ridurre in maniera esponenziale il proprio costo del lavoro, aggirando il contratti collettivi ed assumendo così un enorme vantaggio competitivo rispetto alle altre imprese.
    Nel servizio del Tg5 vengono mostrati i dati sulle retribuzioni dei lavoratori nelle cooperative, nonché il costo medio di un dipendente per le imprese. Secondo Confcooperative lo stipendio medio di un lavoratore coop si aggira attorno ai 1.200 euro, fino ad arrivare ad un tetto massimo di 1.900 euro.
    Di converso le false cooperative offrono ai propri dipendente contratti da 500 euro mensili, il che consente loro di risparmiare enormemente sul costo del lavoro e di avere una posizione competitiva vantaggiosa nel momento in cui presentano un’offerta nelle gare d’appalto.
    Ecco perché molte coop sono costrette a chiudere i battenti, annientate da un quadro legislativo e fiscale per nulla favorevole.
    Gardini espone, a tal proposito, un dato esemplificativo: “Un lavoratore che viene retribuito 1.000 euro al mese ha un costo aziendale di oltre 25.000 euro. È una sproporzione che ci mette fuori mercato con il resto dell’Europa”.
    Una riduzione della pressione fiscale, ottenuta magari attraverso un’efficace operazione di lotta alla corruzione e ai fenomeni elusivi, rappresenterebbe certamente una boccata d’ossigeno per il mondo della cooperazione, considerato in tutto il mondo come il marchio doc del “made in Italy” e dell’industria di qualità italiana.