I dati riportati da Eurostat per l’anno 2014 mostrano una tendenza costante. Nonostante le politiche di austerity promosse negli ultimi anni, il debito pubblico dell’Eurozona continua a crescere.
Secondo le elaborazioni dell’ufficio di statistica dell’Unione Europea, il rapporto debito/Pil è ulteriormente aumentato passando dal 90,9% del 2013 al 91,9% del 2014.
Si tratta di un nuovo record assoluto che testimonia la difficoltà di alcuni paesi, soprattutto quelli dell’area Mediterranea, a fronteggiare le regole di stabilità fissate dalle istituzioni continentali.
Secondo quanto stabilito dai trattati dell’Ue il rapporto debito/Pil ottimale è attestabile attorno al 60%, una percentuale rispettata solamente da pochissimi Stati all’interno dell’Eurozona.
Il paese con il più alto debito pubblico è ovviamente la Grecia, passata dal 175% del 2013 a 177,1% del 2014. Anche le altre realtà dell’Europa Meridionale hanno visto il proprio deficit crescere. Quella con il secondo debito più alto è l’Italia (da 128,5% a 132,1%), seguita dal Portogallo (da 129,7% a 130,2%).
Presentano una variazione positiva anche Spagna (da 92,1% a 92,7%) e Francia (da 92,3% a 95%). Diminuisce, invece, il debito della Germania, passato dal 77,1% del 2013 al 74,7% del 2014.
I paesi con la percentuale più bassa sono alcuni dell’Europa del Nord (Estonia 10,6%, Lussemburgo 23,6% e Lettonia 40%) e dell’area balcanica (Bulgaria 27,6% e Romania 39,8%).
Alla luce di questi dati emergono almeno due questioni importanti. La prima è quella (ricorrente) relativa alla sostenibilità del debito di alcuni paesi come Italia e Grecia. Difficile che nel lungo periodo possano convivere all’interno dell’Eurozona realtà virtuose e altre oggetto perenne di revisione contabile.
Una situazione di questo tipo non fa altro che aumentare i veti incrociati, paralizzando così l’azione delle istituzioni europee.
Un’altra questione, forse sottovalutata, attiene alla crescita dell’Eurozona. Le politiche di austerity, veicolate in questi anni, oltre ad aver avuto pochi effetti sulla riduzione del debito hanno anche rallentato in qualche modo la crescita del Pil dei singoli stati.
I dati appena riportati devono fungere da monito per l’Ue perché le misure adottate fin qui, nonostante abbiano cercato di bilanciare il contenimento della spesa pubblica e con l’aumento del Prodotto Interno Lordo, hanno funzionato solo per alcune limitate realtà nazionali.