Migliorano i consumi delle famiglie ed il clima di fiducia delle imprese, ma la crisi del settore del commercio non accenna ad attenuarsi.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Confesercenti, nei primi otto mesi del 2015 il nostro paese ha perso 6.052 esercizi commerciali.
Non bastano, dunque, le 17.015 nuove aperture (+16% rispetto allo stesso periodo del 2014) per ridare nuova linfa al settore del commercio.
La flessione più ampia si registra nel Mezzogiorno, con una perdita dell’1,2% contro una variazione negativa dello 0,8% nel Centro-Nord. Le uniche due regioni che fanno registrare un saldo positivo sono la Calabria (+13 unità) ed il Trentino Alto Adige con una solo unità in più rispetto al 2014.
La Sicilia, invece, ha il saldo negativo maggiore (-2,3%) con 1.433 esercizi commerciali in meno rispetto nel 2015; la Basilicata fa registrare, dal canto suo, una perdita del -1,9% corrispondente a 139 negozi in meno rispetto ai primi otto mesi del 2014.
Questi dati ci raccontano come la ripresa della domanda interna sia ancora lontana e come molte piccole imprese del commercio debbano trovare necessariamente dei canali di vendita alternativi.
Uno di questi potrebbe essere l’e-commerce, ma come abbiamo riportato recentemente, il 92% delle PMI dichiara di non avere mai preso in considerazione il commercio online ed il 69% crede che non porti ad aumento del fatturato.
La crisi dei consumi dovrà per forza di cose portare ad un cambiamento della mentalità delle piccole imprese, costringendoli ad incentivare le vendite online ed aprendosi alle innovazioni della digitalizzazione.
Un approdo su piattaforme come eBay o Amazon può portare loro ad ampliare il proprio mercato e a guardare anche ai consumatori esteri, sempre attratti dai prodotti provenienti dal nostro Paese.