L’Irac (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), parte integrante dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), ha redatto un rapporto sul grado di pericolosità delle carni lavorate per la salute umana.
L’Oms ha inserito alimenti come wurstel, salsicce, salumi e altri genere di insaccati nel cosiddetto gruppo 1, ovvero l’elenco delle sostanze con il più alto livello di pericolosità per la contrazione di tumori, nel quale troviamo anche il fumo e l’amianto.
La carni rosse (maiale, manzo, vitello, agnello, pecora, cavalli e capre), invece, sono state messe nel gruppo 2A, che comprende le sostanze “probabilmente” cancerogene.
La ricerca raccoglie oltre 800 studi realizzati sul tema e ribadisce che è necessario un uso moderato di questi alimenti. Non esiste una correlazione diretta tra questi prodotti e tumori come quello all’intestino, al pancreas e alla prostata, è invece la quantità di carne mangiata ad aumentare i rischi di contrazione.
Gli specialisti consigliano di mangiare carni rosse massimo 1-2 volte a settimana per limitare le possibilità di essere afflitti dal cancro. Sarà difficile cambiare le abitudini di molti italiani, se pensiamo che in un’indagine dell’Aiom del 2010 è emerso che il 9% degli italiani mangia carne rossa ed insaccati tutti i giorni e che il 56% lo fa tre-quattro volte a settimana.
Le ricerche recenti sulla presenza di conservanti e prodotti in combustione nelle carni lavorate hanno contribuito a sensibilizzare i consumatori su queste tematiche, rendendoli meglio informati e facendoli avvicinare alla dieta mediterranea.
L’Italia si trova al quinto posto nella speciale classifica dei consumatori di carne. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti (70% della popolazione), seguiti da Australia (60%), Francia (55%) e Germania (50%).