Elia Fiorillo, coordinatore e portavoce del settore olivicolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, ha commentato la notizia dell’inchiesta che ha coinvolto sette case produttrici di olio italiane, accusate di aver venduto olio vergine spacciandolo per olio extra-vergine.
Secondo il Pm di Torino Raffaele Guariniello si configurerebbe il reato di frode in commercio.
Qualora le accuse dovessero essere confermate, secondo Elia Fiorillo, si tratterebbe di un duro colpo per il settore olivicolo che si andrebbe ad aggiungere ai danni economici provocati l’anno scorso dal virus Xylella.
La stagione 2015, il cui raccolto si annuncia positivo sia in termini di quantità che qualità, potrebbe dunque essere attraversata da un’altra bufera con annessi danni d’immagine anche per le imprese sane.
«La preoccupazione che i tanti produttori e le cooperative che agiscono con correttezza possano a livello d’immagine subire un danno c’è» dichiara Fiorillo.
Ad essere coinvolti nell’inchiesta, infatti, ci sono alcuni tra i marchi italiani più conosciuti in Italia e nel Mondo come Bertolli, Carapelli e Sasso.
Le ripercussioni sul livello di fiducia dei consumatori potrebbero essere molto pesanti: «Il rischio – aggiunge il portavoce del settore olivolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari – è che ancora una volta il settore venga messo in cattiva luce e questo a discapito delle tante aziende italiane che fanno qualità e che non hanno nulla a che spartire con i traffici disonesti di pochi».
Secondo Fiorillo la soluzione va ricercata in una maggiore informazione dei consumatori circa l’importanza dell’olio extravergine per un’alimentazione corretta e sulle sue qualità organolettiche: «C’è la necessità che il consumatore venga formato ed informato su tutta la complessa materia della qualità degli oli extravergini di oliva italiani».