• consorzio san marzano

    Parole che faranno discutere quelle del commissario Ue all’agricoltura, Phil Hogan, in merito ad un’interrogazione presentata dall’europarlamentare Mara Bizzotto sulla distribuzione di pomodori etichettati San Marzano in paesi come il Belgio .

    Secondo Hogan il San Marzano non è un’esclusiva campana e può essere piantato, dunque, anche fuori dalla zona di produzione dell’Agro Nocerino Sarnese.
    Sdegnata la reazione degli operatori del settore. «Siamo sconcertati – ha dichiarato Alfonso Di Massa, presidente di Fedagri – Confcooperative consorzio san marzanoCampania Di questo passo si rischia di compromettere uno dei prodotti base della tradizione agroalimentare campana, senza alcun rispetto per i produttori e per i consumatori. Siamo di fronte a una strumentazione pura, a una liberalizzazione selvaggia che non fa bene a nessuno. La Regione Campania, in collaborazione con il Ministero per le Politiche agricole, intervenga per tutelare il pomodoro, il nostro oro rosso».

    Alle dichiarazioni di Di Massa fanno seguito le parole ugualmente forti di Tommaso Romano, Presidente del Consorzio di Tutela Pomodoro S. Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino Dop e Consigliere della Fedagri Confcooperative Campania: «Si tratta di una dichiarazione molto grave. Come Consorzio avevamo già, nel mese di dicembre 2015, presentato denuncia al Ministero, segnalando la distribuzione in Belgio di prodotti etichettati San Marzano, dicitura evocativa della denominazione protetta dalla legislazione comunitaria. L’interrogazione è stata l’effetto della nostra presa di posizione e le parole di Hogan adombrano il lavoro, la storia, il folklore di un’intera area geografica e arrecano gravi danni alla dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco».
    Le battaglie dell’agricoltura italiana per il riconoscimento in sede europea delle peculiarità del Made in Italy abbracciano diversi comparti, dall’ortofrutticolo al lattiero caseario passando per il settore vitivinicolo ed olivicolo.
    La liberalizzazione estrema effettuata dall’Unione Europea rischia di minare in maniera seria l’agroalimentare italiano, depauperando il patrimonio di qualità ed eccellenza che ha sempre contraddistinto le produzioni nostrane.