Un altro incontro interlocutorio quello avvenuto nella giornata di ieri tra industria del nord, industrie di trasformazione e organizzazioni di produttori nel settore del pomodoro.
Manca ancora l’accordo sul prezzo e soprattutto le parti sembrano essere molto distanti.
“Il problema sostanziale – sostiene Giovanni Lambertini, presidente della sezione di prodotto pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna – è il prezzo di riferimento proposto di 75 euro a tonnellata, che non può costituire la base per una trattativa, perché è offensivo per i produttori agricoli e per la loro professionalità”.
L’adozione di parametri qualitativi potrebbe addirittura far peggiorare la situazione, portando la trattativa su prezzi ben al di sotto rispetto a quelli precedenti: “Il prezzo di riferimento dell’accordo per la precedente campagna era 92 euro a tonnellata“, spiega Confagricoltura “dobbiamo perseguire l’obiettivo comune di favorire il dialogo all’interno dell’intera filiera al fine di governare domanda e offerta, e in questo le Op devono fare molto di più, limitando un’offerta che se lasciata a se stessa comprometterà la redditività dell’intero comparto, a partire da quella agricola”.
I problema dei costi di produzione è una questione che sta interessando diversi comparti. Oltre al settore del pomodoro, anche lo zootecnico e l’ortofrutticolo vivono la medesima situazione, dovendo spesso sottostare alla richieste della grande distribuzione.
Un simile contesto richiede l’intervento governativo, così come è avvenuto per il lattiero caseario, dove la mediazione del ministro Martina ed il dirottamento di risorse europee verso il settore del latte è servito a calmare le acque dopo le schermaglie di novembre.