• Il decreto legge di riforma del credito cooperativo ha sollevato numerose polemiche nel mondo della cooperazione e all’interno della stessa compagine normativa.

    La riforma ricalca sostanzialmente il contenuto della proposta presentata da Federcasse, l’associazione che riunisce tutti gli istituti del credito cooperativo, con la costituzione di un’unica holding a capo del sistema nella quale dovranno confluire tutte le Bcc. L’intento principale è migliorare l’efficienza del sistema attraverso la promozione di fenomeni aggregativi e la condivisione dei rischi delle sofferenze bancarie.
    credito cooperativoC’è, però, una norma che viola in maniera palese il principio della mutualità che ha contraddistinto in oltre 130 anni di storia il mondo della cooperazione.
    Il decreto concede, infatti, alle Bcc che possiedono un patrimonio di oltre 200 milioni di euro di non aderire alla holding e di trasformarsi in spa, versando solamente il 20% delle riserve accumulate. Sarebbero una decina le banche che possiedono i requisiti per utilizzare l’opting out, uscendo fuori dal sistema del credito cooperativo con le riserve accumulate grazie agli sgravi fiscali di cui godono le Bcc.
    Una riforma di questo tipo mina alle fondamenta i valori cooperativi, creando un pericoloso precedente.

    Sono tante le voci che si sono levate contro la riforma. Alcune di esse riguardano esponenti stessi del Governo.
    Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha parlato in questi termini: “Non si può privatizzare un capitale accumulato in 130 anni da soci cooperatori così, pagando una tassa del 20%“. Gli fa eco il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha definito un “controsenso” dare la possibilità a piccoli istituti bancari di “farsi la loro società per azioni” dopo che il Governo ha spinto per effettuare una serie di accorpamenti e di razionalizzazioni.
    La stessa posizione è stata assunta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, creando non poche tensioni in Consiglio dei Ministri. Sul tema è intervenuto anche l’ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani: “È il caso di riflettere bene. Liberare le riserve di una cooperativa crea un precedente molto serio e colpisce al cuore il concetto stesso di cooperazione
    Il mondo della cooperazione si è espresso in maniera fortemente critica. Il vicepresidente vicario di Confcooperative, Maurizio Ottolini, ha parlato di “violenza istituzionale che che ci riporta indietro di decenni, ai giorni del Fascismo che sciolse le associazioni cooperative”.  Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Azzi, presidente di Federcasse.
    Nel corso di un’intervista per il quotidiano Avvenire Azzi ha espresso la propria soddisfazione per i contenuti generali del decreto, valutando, però, in maniera estremamente negativa la norma sull’opting out. Secondo il presidente di Federcasse la norma in questione contraddice lo spirito generale della riforma e viola l’articolo 45 della Costituzione che disciplina la funzione sociale della cooperazione.
    Chi non aderisce – dichiara Azzi – può anche trasformarsi in spa, ma deve lasciare le riserve ai fondi mutualistici. Perché altrimenti si tradisce l’articolo 45 della Costituzione sulle finalità mutualistiche del denaro raccolto sul territorio e che appartiene ai soci delle cooperative”