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    Nel 2015, secondo i dati Istat, la speranza di vita alla nascita in Italia era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne contro gli 80,3 per gli uomini e 85 per le donne dell’anno 2014. 

    Il Rapporto Osserva Salute 2015 prova ad analizzare la situazione della salute italiana e ad individuare le cause dell’improvviso calo della speranza di vita.
    Si tratta, infatti, della prima volta che il nostro Paese deve fronteggiare una variazione negativa in termini di longevità della propria popolazione.
    speranza-di-vita-italiaUna delle cause è rappresentata dagli scarsi investimenti per la prevenzione. L’Italia – rivela l’indagine – destina solamente il 4,1% della spesa sanitaria nazionale in prevenzione, una percentuale che colloca il nostro paese agli ultimi posti a livello europeo. E sappiamo benissimo quanto sia fondamentale investire in vaccinazioni e controlli oncologici per prevenire alcune patologie.
    La ricerca, da questo punto di vista, ha fatto enormi passi in avanti, consentendo ai cittadini di porre rimedio a determinate malattie attraverso controlli periodici ed accurati. Molti tumori, oggi, sono prevenibili, a patto di investire in tecnologie, personale e controlli.

    In Italia questo ancora non avviene a dovere. Nel 2014 la spesa sanitaria pro capite si attestava sui 1.817 euro, risultando tra i livelli più bassi d’Europa; la spesa pro capite più alta era in Molise (2226 euro) e la più bassa in Campania (1689 euro).
    La questione delle differenze territoriali è un altro dei problemi più gravi della sanità e più in generale della salute pubblica italiana. Il Rapporto Osserva Salute 2015 evidenzia come sia diventato ancora più ampio il divario tra Nord e Sud in termini di investimenti sulla salute (non a caso la speranza di vita nel Mezzogiorno è nettamente più bassa rispetto alle regioni settentrionali).
    Sempre in tema di salute, diminuisce la percentuale di fumatori che passa dal 20,9% del 2013 al 19,5% del 2014. La regione con la più alta quota di fumatori è la Campania (22,1%), mentre quella con la percentuale più bassa è la Calabria (16,2%).
    Stabile, invece, il numero di persone che pratica attività sportiva (23%), mentre è in aumento la percentuale di persone in stato di sovrappeso (da 33,9 a 36,2%) ed obesità (dall’8,5 al 10,2 per cento).