Sono diversi anni che i partiti populisti ed euroscettici accrescono il proprio consenso in tutta Europa.
Un trend che diventa sempre più evidente e rischia di compromettere il processo di integrazione europea. In queste ore in Austria stiamo assistendo ad un autentico testa a testa tra il candidato del partito di estrema destra Fpö, Norbert Hofer, e il candidato indipendente, in precedenza leader dei verdi, Alexander Van der Bellen.
A decidere la contesa sarà il voto via posta che coinvolge circa 800.000 elettori e potrà stabilire finalmente il vincitore.
Un’eventuale affermazione di Hofer sarebbe una notizia estremamente negativa per l’Unione Europea, soprattutto considerate le sue posizioni intransigenti in materia di immigrazione.
La sicurezza e l’immigrazione saranno le sfide chiave dell’Ue nei prossimi mesi. Paesi come la Slovacchia e l’Ungheria stanno già portando avanti politiche di chiusura delle frontiere e Francia e Gran Bretagna hanno intenzione di perseguire strade simili per limitare la minaccia del terrorismo.
Proprio il Regno Unito, il prossimo 23 giugno, vivrà una giornata storica. Tra un mese esatto i cittadini britannici, infatti, voteranno se rimanere o meno nell’Unione Europea.
Il cosiddetto Brexit segnerebbe un punto di svolta fondamentale nelle dinamiche continentali, aprendo la strada ad una spaccatura sempre più profonda dell’unione politica, economica e monetaria.
In Gran Bretagna sono sempre più insistenti le pressioni euroscettiche, portate avanti innanzitutto da Nigel Farage e dal suo Ukip, ma anche dal Conservative Party, con il premier David Cameron che ha indetto il referendum sulla fuoriuscita dall’Ue.
Sarà però il 2017 il punto di non ritorno per l’Europa. Sarà l’anno, infatti, delle elezioni francesi e tedesche. In Francia il Front National di Marine Le Pen punta senza mezzi termini ad arrivare al secondo turno delle presidenziali, dove con ogni probabilità sarà chiamata a fronteggiare Nicolas Sarkozy, pronto a tornare all’Eliseo.
In Germania, invece, la cancelliera Angela Merkel deve fare i conti con la prepotente ascesa dell’Afd, partito di estrema destra capace di ottenere ottimi risultati alle ultime elezioni regionali.
C’è, dunque, un populismo anti-europeo che aumenta di giorno in giorno il proprio consenso. I paesi dell’Europa Mediterranea non sono esenti da queste dinamiche, gli esempi del Movimento 5 Stelle in Italia e di Podemos in Spagna sono lì pronti a dimostrarlo.
Una ricerca della Fondazione Hume per Il Sole 24 Ore ha di recente confermato il sentiment negativo dell’opinione pubblica nei confronti dell’Ue. Dal 2005 al 2005 l’immagine dell’Europa è peggiorata in 19 paesi su 25, con la Grecia che ha fatto registrare il deterioramento più evidente dopo la crisi economica e diplomatica dell’anno scorso.
Sono pochi, inoltre, i cittadini che si identificano nell’Unione Europea e nelle sue istituzioni. Il 36,1% degli italiani, ad esempio, si considera solo italiano, mentre il 57,4% si ritiene sia italiano che europeo e 1,5% solo europeo.
Solamente un cittadino italiano su due, infine, si fida del Parlamento europeo ed il 43% degli interpellati si fida della Banca centrale europea.
Esiste, dunque, un deficit rappresentativo che i partiti anti-sistema stanno sfruttando abilmente e che rischia nei prossimi mesi di causare una scollatura definitiva tra cittadini ed istituzioni europee.