• L’Italia è il primo esportatore al mondo nel mercato del food & beverage, con particolare riferimento ai settori del vino, formaggi, salumi, pasta, olio, dolci e caffè.
    Se sommiamo i dati delle vendite dei comparti appena citati nell’anno 2014, l’Italia si conferma la regina dell’agroalimentare.
    E c’è da credere che queste cifre possano ancora migliorare, se consideriamo l’effetto trainante che potrebbe svolgere Expo sull’appeal del Made in Italy all’estero.

    Nell’ultimo anno il ritmo di crescita dell’Italia è stato nettamente superiore alla media europea, con un aumento del volume delle vendite del +3,24% contro il +1,96% europeo.
    contraffazione parmigianoSi tratta, dunque, di un periodo positivo per l’agroalimentare italiano e per le esportazioni all’estero, ma l’Italia può fare molto meglio.
    Le PMI nostrane sono ancora poco votate all’internazionalizzazione: la cultura del nanismo aziendale  restringe la loro quota di mercato.
    Questo ha, inevitabilmente, effetti negativi anche sull’export. Se da una parte, infatti, il nostro Paese è primo a livello aggregato come quantità di beni venduti, dall’altra raramente è al vertice nei singoli settori.
    Stupisce, ad esempio, che nel comparto dei prodotti lattiero caseari l’Italia sia dietro alla Germania. Quest’ultima, infatti, ha incassato per la vendita dei suoi formaggi 5,1 miliardi di dollari occupando il 15,7% del mercato; l’Italia ha guadagnato 2,8 miliardi e occupa l’8,7% del mercato.
    La Germania non è certo conosciuta per la qualità dei suoi formaggi, ma evidentemente la competitività sui prezzi più bassi ed una maggiore vocazione internazionale, dettata da corposi investimenti, ha portato il paese teutonico ad essere in vetta in questa speciale graduatoria.

    L’Italia si trova dietro la Germania anche per quanto riguarda la vendita di salumi; in questo comparto la Germania è il primo esportatore al mondo con 2,3 miliardi di dollari incassati.
    Nell’ultimo anno, però, l’Italia è cresciuta a ritmi importanti (+7%) che fanno pensare ad una graduale riduzione del gap.
    Ci sono, poi, altri settori come quelli del vino e dell’olio, dove Francia e Spagna la fanno da padrone. I recenti dati sulla quantità di vino prodotto, però, che rendono l’Italia il produttore vitivinicolo al mondo, fanno pensare ad un importante aumento delle vendite all’estero.
    Difficile, inoltre, ripetere il disastroso 2014 per il settore olivicolo, quando il virus Xylella e la mosca olearia hanno provocato gravi danni ai nostri raccolti riducendo inevitabilmente anche la quota di esportazioni.
    Ci sono, dunque, ulteriori margini di crescita, dovuti a tendenze di medio periodo in singoli comparti e all’effetto trainante di Expo. A quel punto l’esempio della pasta, settore nel quale l’Italia detiene il 50% del mercato, potrà diventare un punto di riferimento reale per tutti gli altri comparti chiave del food & beverage.