C’è un settore in grave crisi all’interno dell’economia italiana ed è quello dell’industria alimentare. La recessione ha colpito in maniera rilevante soprattutto le piccole imprese che riscontrano gravi difficoltà in termini di liquidità disponibile e di conseguenza faticano a pagare i propri fornitori.
Sono poche le realtà imprenditoriali che hanno deciso di aggregarsi tra di loro, riducendo i costi produttivi e aumentando il proprio livello di competitività sul mercato internazionale.
La conseguenza è la riproduzione di aziende che accumulano debiti e sono costrette a chiudere i battenti.
Un’analisi dello “Studio Pagamenti”, riportata da Corriere Economia, evidenzia le abitudini di pagamento delle imprese del settore alimentare italiano. Ne viene fuori un quadro piuttosto preoccupante.
In base ai dati elaborati da Cribis D&B, solamente il 28% delle imprese del settore alimentare paga i propri fornitori in maniera puntale, mentre il 56,3% espleta i propri doveri creditori entro un mese di ritardo. Addirittura il 15,4% paga con gravi ritardi.
I numeri appena riportati evidenziano la grave difficoltà del settore rapportato allo stato di salute, già piuttosto precario, dell’industria italiana. Il 36,3% delle imprese italiane, infatti, paga nei tempi prestabiliti (dunque +8% rispetto all’industria alimentare) ed il 48% lo fa entro un mese di ritardo (-8,3% nel confronto con l’alimentare) .
Se rapportiamo questi dati a quelli di cinque anni fa, riscontriamo addirittura un aumento del 208% dei ritardi gravi nei pagamenti. Le imprese, dunque, scelgono di ritardare il più possibile l’estinzione dei debiti con i fornitori per scongiurare il rischio di fallimento.
Per evitare questa situazione, che nel lungo periodo porterà numerose aziende a terminare la propria attività commerciale, è necessaria un’attenta programmazione che ponderi in maniera dettagliata la scelta del cliente e la strategia per il recupero dei crediti. Solo in questo modo si potrà resistere a questa fase di recessione e sfruttare le opportunità che il mercato, soprattutto quello estero, offre ai competitors italiani.
L’Expo, da questo punto di vista, dovrà essere la carta in più da giocarsi, per far crescere la propria credibilità all’estero e rilanciare la vocazione internazionale dell’alimentare nostrano.