Doveva essere l’anno della rivoluzione digitale, rivoluzione evidentemente rinviata a data da destinarsi.
Il 2014 dell’Italia delude sul piano dell’innovazione tecnologica. Certo, sono stati fatti dei passi avanti importanti sul piano della digitalizzazione della PA e della semplificazione di determinati settori della società.
Ma non può e non deve bastare.
Lo dimostrano i dati Ookla sulla diffusione della banda larga. Una classifica che posiziona l’Italia agli ultimi posti tra i paesi europei, distante anni luce dalle vele spiegate con le quali viaggiano gli stati asiatici.
Attraverso il Piano Nazionale Banda Ultralarga, l’Italia intende estendere la connettività a quelle zone che ne sono prive. Il 20 dicembre 2014 si è conclusa la consultazione pubblica, adesso gli operatori potranno mappare i territori e candidarsi per fornire loro la connettività.
Il Piano è evidentemente ancora allo stato iniziale e l’Italia si trova nelle retrovie delle classifiche di settore.
Secondo i dati ripresi da The Indipendent, i due paesi con una velocità di connessione maggiore sono Singapore con 104,42 Mps e Hong Kong 96,32 Mps.
Tra i paesi europei l’Italia fa registrare il risultato peggiore (meno di 14 Mps) al pari di tutti i paesi balcanici. La Gran Bretagna, per fare un esempio, si attesta attorno ai 29,45 Mps ed è un dato valutato in maniera negativa dai media britannici. Meglio degli inglesi anche Francia, Svizzera, Svezia e soprattutto la Romania, con addirittura più di 50 Mps di velocità.
Su ben altri livelli viaggiano gli Stati Uniti: Usa, Canada e Alaska fanno registrare una velocità media di 25 Mps su tutto il loro territorio. Se pensiamo alla grandezza degli Usa, paragonata a quella dell’Italia, diventa inevitabile riflettere sullo stato di arretratezza del nostro paese in materia di banda larga e di innovazione tecnologica.
Perché se rivoluzione digitale deve essere, è bene velocizzare ritmi poiché il divario con gli altri paesi comincia ad essere importante.