Con 351 favorevoli e 180 contrari la Camera dei Deputati ha votato la questione di fiducia sul Decreto banche, che vede al proprio interno anche il decreto legge n.18 del 2016 sul credito cooperativo.
La fiducia è stata posta, a nome del Governo, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Il decreto, oltre alla riforma delle Bcc, contiene anche la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio.
In questo momento l’aula ha avviato la discussione degli ordini del giorno sul provvedimento, mentre non è ancora chiaro quando avverrà il voto definitivo.
Il testo sul quale è stata posta la questione di fiducia si presenta molto diverso rispetto a quello approvata circa un mese fa in Consiglio dei Ministri.
I principali cambiamenti riguardano proprio il credito cooperativo dopo le modifiche apportate dalla Commissione Finanze della Camera.
La novità più importante, come riportato nei giorni scorsi, riguarda il meccanismo della way-out.
Le oltre 350 Bcc presenti sul territorio italiano confluiranno in un’unica capogruppo, che avrà la forma giuridica della società per azioni, con un patrimonio minimo di 1 miliardo di euro. Viene data, però, la possibilità agli istituti di credito cooperativo che non vogliono far parte della holding unica di uscire (way-out o opting-out) dal sistema delle Bcc.
Nella formulazione originaria, potevano effettuare questa operazione solamente le banche con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro, pagando allo Stato un’imposta del 20% e portando con sé le riserve indivisibili, accumulate in anni di fiscalità speciale.
Dopo le numerose proteste del mondo della cooperazione ed i dubbi di Bankitalia, che ha paventato, tra l’altro, il rischio di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea per aiuti di Stato, il Governo ha deciso di porre rimedio a questa situazione, modificando la norma sul way-out.
Rimane la possibilità per le Bcc che non vogliono far parte della holding, di uscire dal sistema, ma dovranno trasferire l’attività bancaria ad un’altra società, che prenderà l’abito giuridico di Spa. Gli istituti di credito cooperativo fuori dalla capogruppo diventeranno così delle semplici cooperative con la possibilità di partecipare al capitale della nuova società per azioni.
Lo Stato riceverà comunque l’imposta del 20% in caso di “scissione” dalla holding unica.
Potranno trasformarsi in Spa quelle Bcc che il 31 dicembre 2015 possedevano un patrimonio netto di almeno 200 milioni di euro.
Un’altra modifica sostanziale riguarda le banche di credito cooperativo delle province autonome di Trento e di Bolzano, che avranno la possibilità di costituire autonomi gruppi bancari cooperativi composti solo da banche aventi sede e operanti esclusivamente nella medesima provincia autonoma.
Viene istituito, infine, anche un Fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo, di natura transitoria, per supportare la finalità della Bcc nel periodo di transizione, destinato a terminare con la formazione del gruppo bancario cooperativo.