Categoria: Storie


  • La migliore impresa italiana specializzata in agricoltura sociale è Un fiore per la vita, la cooperativa sociale campana che gestisce la fattoria Fuori di Zucca. Il premio è stato conferito alla cooperativa lo scorso 08 marzo, a Roma, in occasione della presentazione del rapporto Welfare Index Pmi, volto a comunicare e ad esaltare le migliori esperienze di welfare aziendale.

    A manifestare entusiasmo per questo riconoscimento è Giovanpaolo Gaudino, presidente di Federsolidarietà – Confcooperative Campania, alla cui rete la cooperativa aderisce: “Siamo entusiasti di rappresentare una realtà cooperativa di questo genere. Il welfare è il settore economico che veramente può fare da leva per lo sviluppo della socio-economia della Campania, migliorando la vita di tutte le comunità. Fuori di zucca coniuga ogni giorno il lavoro, l’integrazione sociale, la qualità e l’educazione alla legalità, rispondendo ai bisogni del territorio dove opera. Questo premio è più che meritato e speriamo che l’attenzione verso l’impresa cooperativa sana cresca sempre più”.

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    La fattoria Fuori di Zucca impegna al lavoro soggetti svantaggiati (persone affette da dipendenze o da disagio mentale) e le occupa nell’agricoltura, nella ristorazione e nelle attività della Bottega, dove sono in vendita ortaggi bio prodotti in fattoria ed altri prodotti (ciascuno frutto di una storia di resistenza e di determinazione) che nel periodo natalizio compongono l’ormai celebre Pacco alla camorra.

    coltivazioni-fuori-di-zuccaFuori di Zucca sorge nel parco della Maddalena, intorno all’ex manicomio di Aversa, in provincia di Caserta. Parliamo di spazi verdi sconfinati, gestiti solo in parte dalla cooperativa per le attività della Fattoria. “Bisogna essere proprio fuori di zucca per realizzare una fattoria in un manicomio, ma bisogna essere ancora più fuori di zucca per non accorgersi del grande bisogno di riconciliarsi con la Terra Madre, allora, quale posto migliore se non un ex ospedale psichiatrico per esorcizzare la pazzia che divora l’ecosistema e la biodiversità omologando tutto in un immenso niente grigio” leggerete entrando nella Fattoria.

    Il recupero e la riqualificazione dell’area verde sono stati anche un dono per le famiglie e per le scolaresche, protagoniste di domeniche all’aperto, di laboratori didattici e di campi estivi. La Fattoria è anche un luogo di legalità, di memoria, di conoscenza, di consapevolezza. Al suo interno, tra piante e campi coltivati, sorge un giardino dedicato alle vittime innocenti della criminalità organizzata. Questo tratto della mission non è secondario. Fa parte dell’anima dell’impresa, che per questa sua vocazione ha ricevuto negli anni intimidazioni, furti. Ma ha attratto anche quanti desiderano lavorare per il bene del territorio e nel rispetto di valori sacrosanti, come il lavoro, l’ambiente, la solidarietà. Beninteso, tutto questo non ha niente a che vedere col volontariato. Se avrete il piacere di conoscere Giuliano Ciano, presidente di Un fiore per la vita e tra i portavoce del Forum dell’Agricoltura sociale in Campania, capirete che stiamo parlando di investimenti, di buste paga, di vite, di etica.

    Con le imprese del territorio che condividono questa vision, Un fiore per la vita ha costituito il consorzio Nuova Cooperazione Organizzata che si pone come modello di sviluppo di nuove forme di integrazione tra profit e non profit, tra pubblico e privato, coinvolgendo i cittadini in un percorso di riappropriazione del territorio volto alla creazione di economia sociale.

    Potete seguire le attività della fattoria sociale Fuori di Zucca qui sulla sua pagina Facebook 



  • Sentenza storica a favore del lavoro etico

    Pasquale Natuzi - il Ci sono voluti tre anni di indagini, interrogatori, controinterrogatori, dibattimenti e, finalmente, la sentenza è arrivata.

    Il Tribunale di Forlì ha condannato in primo grado otto persone, quattro imprenditori, due artigiani e altre due persone straniere non meglio qualificate nella loro attività, per aver abbassato i costi di produzione violando sistematicamente le norme sulla sicurezza del lavoro.

    Una sentenza storica, nata grazie all’iniziativa di Pasquale Natuzzi, il “re dei divani”, e di altre due imprenditrici emiliane: Elena Ciocca e Manuela Amadori, le prime a denunciare nel 2009 questo scandalo. Scandalo che ha avuto la sua eco anche attraverso una puntata di Report dedicata alla vicende delle due artigiane romagnole costrette a chiudere le loro attività proprio a causa di questa forma di concorrenza sleale.

    La sentenza non solo ha condannato l’accordo intercorso tra gli imprenditori italiani e quelli cinesi, quello che ha favorito i minori costi di produzione legati allo sfruttamento della mano d’opera, ma che ha anche riconosciuto i danni alla Camera di Commercio e ai Comuni di Forlì, Bertinoro e Castrocaro costituitisi parte civile.

    La “storicità” della stessa è imputabile al fatto che per la prima volta viene riconosciuto lo sfruttamento del lavoro quale meccanismo contorto del mercato in vista di una diminuzione dei costi di produzione. Un fenomeno triste di cui in nostro Bel Paese è intriso, soprattutto in molte aree del sud, nell’assoluto silenzio di sindacati, istituzioni e, talvolta, degli stessi e delle stesse operai e operaie.

    Non si tratta solo di un problema di sicurezza sul lavoro quanto, piuttosto, di quella eticità spesso annunciata e tante volte, purtroppo, sottesa. Un fenomeno che non risparmia nessun settore produttivo: dal tessile a quello manifatturiero, dall’agricoltura al facchinaggio, dalla ristorazione alla produzione di giocattoli o di calzature. Persino nella produzione di alimenti.

    Cosa fare? Consumare eticamente. È possibile ed è un dovere per ciascuno di noi: talvolta basta soffermarsi con attenzione sull’etichetta dei beni acquistati o informarsi sulle aziende produttrici. Sono molte le associazioni di consumatori che possono esserci di aiuto su questo fronte.

    Natuzzi per festeggiare la storica sentenza ha acquistato una pagina su un quotidiano nazionale. Noi non aspiriamo a tanto. Ci basta promuovere una cultura della legalità facendo bene i nostri acquisti: quelli di prima necessità e quelli voluttuari. Quotidianamente.

     

     

     



  • Cos’è che fa la differenza tra un’azienda e un’altra? Cos’è che nelle difficoltà, in questo tempo di crisi ad esempio, fa la differenza tra più aziende? Cosa distingue tutti i collaboratori della tua azienda da quelli delle altre aziende?

    Mi farebbe piacere saperlo poiché, in proposito ciascuno avrà le sue idee e adottato le sue strategie.

    adriano olivetti aziendaA me piace pensare che il primato spetti ai valori fondamentali che ispirano l’azione di chi ha scelto di intraprendere e l’orientamento a quegli stessi valori di tutti i collaboratori selezionati a realizzare il fine ultimo dell’azienda. In altre parole, una chiara definizione della Mission aziendale realmente ispirata a valori autentici. E, lo ricordo innanzitutto a me stesso, valori incarnati, vissuti, (uso un termine impegnativo) testimoniati, da ciascun membro di quella realtà aziendale.

    To make people happy”, rendere felici le persone: la mission della Walt Disney che, ancor prima di rappresentare lo scopo ultimo dell’azienda americana, esprime un valore radicato del suo fondatore. O nel nostro Paese, come non pensare alla figura di Adriano Olivetti, alla sua idea di primato della persona (ispirato da Emmanuel Mounier) e al ruolo che la persona ha nella società come nell’organizzazione aziendale.

    Occorre grande attenzione nel connettere le esigenze dell’industria con quelle dei lavoratori”: è questa parte della mission che ispira l’intraprendere dell’ingegnere di Ivrea e che caratterizza e qualifica ogni azione “intrapresa”.

    È fin troppo evidente che una mission di basso profilo o, meglio, poco (mi ripeto con quella stessa parola impegnativa) testimoniata, finisce per influenzare negativamente anche la vision aziendale: vale a dire, la proiezione di quello scenario futuro capace di rispecchiare gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi, in azienda, è chiamato a fissare gli obiettivi e a incentivare e motivare le azioni utili al raggiungimento di quegli obiettivi.

    Un’azienda senza valori è un’azienda senza valore!