• Vita dura per le micro, piccole e media imprese italiane.
    L’allarme viene lanciato da Confcommercio attraverso uno studio sulle condizioni di credito riservate dagli istituti bancari alle piccola realtà aziendali italiane. L’analisi mostra dati negativi, sia in relazioni alla quantità di finanziamenti ricevuti, sia rispetto ai costi che le aziende devono sopportare.

    bilancioCome riporta Confcommercio, tra il giugno 2011 ed il settembre 21014 il credito alle imprese e alle famiglie è sceso del 6,6%. Se però analizziamo il dato nel dettaglio, notiamo come siano le imprese a subire un calo maggiore in termini di finanziamenti ricevuti.
    La quota, infatti, diminuisce dell’8,3%, contro il 1,1% delle famiglie.

    Gli istituti bancari, dunque, sono sempre più scettici nel fornire prestiti alle aziende italiane e quando ciò avviene i tassi d’interesse sono comparativamente più alti. Rispetto alla Francia, ad esempio, risultano essere circa il doppio.
    Aumentano, inoltre, anche i costi accessori. Secondo le stime della Bce, alla fine del 2013, più del 60% delle micro, piccole e medie imprese italiane hanno visto crescere le proprie spese. Una variazione che colloca l’Italia al primo posto tra i paesi dell’Eurozona.

    In generale i costi affrontati da un’azienda italiana sono tre o quattro volte superiori alla media europea.
    Questi dati raccontano alla perfezione le difficoltà vissute dal mondo imprenditoriale italiano in questi ultimi tre anni.
    La speranza è che il cosiddetto Investment compact, presentato ieri alla fine del Consiglio dei Ministri, possa rappresentare una svolta per le imprese nostrane, soprattutto sul versante del credito alle piccola realtà imprenditoriali, ancora oggi troppo penalizzate nel raffronto col mercato europeo e globale.