• latte granarolo

    Oggi è il terzo giorno della “guerra del latte”, la protesta portata avanti da Coldiretti contro il controllo dei prezzi nel settore lattiero caseario.
    Sabato migliaia di produttori hanno bloccato lo stabilimento della multinazionale del latte francese Lactalis, Ospedaletto Lodigiano (Lodi), l’azienda che ha rilevato, tra gli altri, i marchi italiani Galbani, Invernizzi, Parmalat e Locatelli.
    Da quando nel 2011 Lactalis ha comprato Parmalat, sottolinea Coldiretti, più di 4000 stalle (il 10% del totale) hanno chiuso i battenti.

    Una situazione estremamente negativa dettata dall’imposizione di prezzi scarsamente remunerativi: i costi di produzione delle stalle italiane sono superiori a quelli dei concorrenti europei e di paesi latte_fresco_come la Nuova Zelanda, così come è superiore anche la qualità.
    La vendita di latte e derivati a prezzi equivalenti a quelli della concorrenza significa depauperare la tradizione italiana di latte di alta qualità.
    La fine dell’era delle quote latte ha aggravato ulteriormente la crisi del settore lattiero caseario.
    Di qui la scelta di adottare una forma di protesta estrema, con il blocco dello stabilimento di Ospedaletto Lodigiano.

    Sotto accusa sono anche le innumerevoli importazioni di latte straniero nel nostro paese, spacciato per Made in Italy. Le norme sull’etichettatura hanno facilitato questa operazione: oggi circa il 50% del latte presente sui nostri scaffali proviene dall’estero.
    In queste ore anche il Ministro delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Maurizio Martina ha voluto esprimere il proprio sostegno verso i produttori recandosi sul luogo della protesta.
    Il lattiero caseario ha un valore di 5 miliardi di euro per la parte agricola e di quasi 15 miliardi di euro per quella industriale: rappresenta, dunque, una parte essenziale del Made in Italy ed in quanto tale va tutelato con misure di sostegno.
    Bisogna pagare il giusto prezzo agli allevatori – scrive Martina sul proprio sito ufficiale – L’industria in particolare, insieme alla grande distribuzione organizzata, deve dare un segnale e assumersi una quota di responsabilità che guardi alla tenuta dell’intero sistema agroalimentare italiano e della sua eccellenza. Servono azioni concrete a partire da un’inversione di tendenza della caduta del prezzo di acquisto alla stalla e a un accordo su un metodo di indicizzazione che tenga conto delle peculiarità del nostro modello. Non c’è più tempo. Per questo martedì incontrerò ancora i rappresentanti di Assolatte, mi aspetto un punto di novità utile. Per tutti. Lo dobbiamo innanzitutto ai tanti allevatori che oggi, soffrendo, stanno tenendo in piedi un comparto simbolo come quello del latte italiano”.