• bcc riforma

    Il Consiglio dei Ministri, riunitosi ieri sera, ha approvato su proposta del premier Matteo Renzi e del Ministro dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan il decreto legge di riforma del credito cooperativo.

    Il provvedimento rientra all’interno dell’attività di ristrutturazione del sistema bancario italiano portata avanti in questi mesi dall’esecutivo italiano in seguito alle nuove direttive imposte dalla Bce e dalla Commissione europea.
    L’obiettivo è rendere più efficiente il sistema, mantenendo i principi di mutualità e solidarietà economica, veri e propri punti cardine delle Casse rurali bccnell’Ottocento e delle Bcc oggi.
    In un comunicato di Palazzo Chigi, infatti, viene specificato che il decreto “conferma il valore del modello cooperativo per il settore bancario e rimane il principio del voto capitario“.
    Il problema delle sofferenze, però, ha reso necessaria una nuova organizzazione che consentisse al credito cooperativo di reperire in tempi rapidi il capitale necessario in caso di  tensioni patrimoniali, anche attraverso l’accesso di capitali esterni al mondo cooperativo.

    Per comprendere al meglio gli obiettivi ed i possibili effetti della riforma vi proponiamo i contenuti del decreto punto per punto:

    • Costituzione di un’unica holding a capo dell’intero sistema del credito cooperativo. La capogruppo avrà la forma giuridica della società per azioni ed un patrimonio minimo di un miliardo di euro.
    • Obbligo di adesione da parte di ciascuna delle Bcc alla capogruppo. La Bcc che non intende aderire al gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve. Non può però continuare ad operare come banca di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in spa. In alternativa è prevista la liquidazione.
    • La holding svolgerà funzioni di controllo, vigilanza, indirizzo strategico, oltre a garantire una sana gestione del sistema, maggiori efficienze e più competitività. Potrà, ad esempio, opporsi alla nomina di un consigliere di amministrazione da parte di una delle Bcc aderenti.
    • Il rapporto tra la holding e le singole Bcc verrà regolato attraverso contratti di coesione. Questi ultimi stabiliranno il tipo di direzione ed il coordinamento della capogruppo sull’intero gruppo cooperativo.
      I livelli di autonomia dei singoli istituti di credito saranno inversamente proporzionali al loro grado di rischiosità.
    • La maggior parte del capitale della capogruppo sarà detenuto dalle Bcc. Sono ammesse, però, risorse proveniente da soggetti omologhi (gruppi cooperativi bancari europei, fondazioni) o destinate al mercato dei capitali.
    • Sarà la Banca d’Italia a stabilire i requisiti minimi che dovrà avere la holding ed il contenuto dei contratti di coesione. Sempre a Bankitalia spetterà il compito di vigilare sull’attività della nuova capogruppo.
    • Il nuovo sistema prevede che, in caso di sofferenze di una delle Bcc aderenti, si possa ricorrere al capitale della holding o eventualmente anche al mercato azionario. Si innesca così un meccanismo di condivisione del rischio interno al sistema del credito cooperativo.
      Per questo motivo si è deciso di stabilire un capitale minimo per la nuova holding, che dovrà essere per l’appunto di 1 miliardo di euro. La dotazione prevista, però, è di 20 miliardi, il che renderebbe il nuovo gruppo il più patrimonializzato d’Italia.
    • Il decreto legge include inoltre le disposizioni che permettono di avviare il regime di garanzia sulle passività emesse nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione realizzate a fronte della cessione da parte di banche italiane di portafogli di crediti pecuniari qualificati come sofferenze.
      La garanzia dello Stato può essere concessa solo ai titoli della classe senior e  purché questi abbiano previamente ottenuto un livello di rating da una agenzia riconosciuta dalla BCE corrispondente a un investment grade. La garanzia diviene efficace quando la banca abbia venduto più del 50% dei titoli junior. La garanzia è onerosa e il prezzo della garanzia è costruito prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swap di società italiane con un rating corrispondente a quello dei tioli senior che verrebbero garantiti.