Nei prossimi giorni inizierà la discussione alla Camera sulla conversione del decreto legge sulle Banche di Credito Cooperativo.
Oggi è prevista una riunione della commissione Finanze che calendarizzerà i lavori parlamentari.
Il polverone sollevatosi in questi giorni non sarà facile da diradare in tempi brevi. La cosiddetta norma sul “way-out” che permette alle Bcc con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro di trasformarsi in SpA pagando solamente un’imposta del 20% potrebbe essere oggetto di modifiche.
O almeno è quanto chiede il mondo della cooperazione, dal presidente di Federcasse Alessandro Azzi fino al presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.
La norma in questione rende divisibili le risorse accumulate grazie ai vantaggi fiscali di cui godono gli istituti di credito cooperativo.
Nulla toglie, ad esempio, che in futuro le cooperative di consumo o altri tipi di società cooperative possano decidere di trasformarsi in società per azioni reclamando anch’esse le risorse indivisibili.
Ci sono, però, degli spiragli sulla modifica del testo. A parlarne è il vice ministro dell’Economia e delle Finanze, Enrico Morando, interpellato dal Corriere della Sera: “Su nessun aspetto di questo decreto così complesso il Governo può arrogarsi la responsabilità di dire che non toccheremo niente“.
Del resto sono molti gli esponenti governativi che hanno palesato il proprio parere negativo in merito. I ministri Alfano, Delrio e Galletti hanno manifestato pubblicamente le proprie perplessità su una riforma che di fatto mina i valori portanti della cooperazione per come sanciti nella Costituzione.
Vedremo se durante la discussione parlamentare cambierà qualcosa. Nel frattempo è stato fissato per il 23 febbraio l’inizio delle audizioni della Commissione Finanze della Camera con la Banca d’Italia, l’Abi, Federcasse e Consob.