• La riforma del credito cooperativo è pronta ad essere approvata. Stando alle indiscrezioni provenienti da Palazzo Chigi, il processo che porterà alla ristrutturazione del sistema delle Bcc dovrebbe essere portato a termine entro fine anno, anziché a gennaio com’era inizialmente in programma.

    Ad incidere sulla scelta di accelerare sulla riforma è stata sicuramente la polemica sul salvataggio delle quattro banche popolari, tra le quali figura anche Banca Etruria, istituto che ha visto come suo vice presidente il padre di Maria Elena Boschi, attuale Ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il credito cooperativoParlamento.
    L’esecutivo ha deciso così di completare il processo di riforma del sistema delle banche, che è iniziato lo scorso gennaio con le popolari e che terminerà, con ogni probabilità entro la fine dell’anno con il credito cooperativo.
    Le 368 Bcc italiane saranno controllate da un’unica holding, con un capitale minimo di un miliardo di euro. L’identità di questa banca non è stata ancora decisa e sarà oggetto di discussione tra le parti.
    L’aspetto interessante riguarda il grado di autonomia che manterranno i singoli istituti. Il credito cooperativo si contraddistingue per i principi di democrazia economia e mutualità, espressi attraverso il sistema del voto “capitario” (una testa un voto).
    Tali peculiarità rimarranno inalterate; quello che cambierà, invece, è il grado di indipendenza rispetto alla holding.
    La riforma dovrebbe fornire più o meno autonomia alle singole banche in base al loro livello di rischiosità. Se un istituto, ad esempio, presenta una grande quantità di liquidità e pochi crediti “sofferenti” potrà allora beneficiare di una certa autonomia.
    Molto dipenderà anche dalla “qualità” degli amministratori. Questi ultimi, infatti, non dovranno essere responsabili di irregolarità, altrimenti la banca sarà sottoposta a controlli più rigidi ed avrà un’autonomia limitata.