• Mercoledì scorso è stata celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
    Il 25 novembre rappresenta ogni anno un momento di riflessione sulle questioni di genere, una discussione che parte dal problema della violenza per arrivare alla questione della parità di diritti e di retribuzione nei luoghi di lavoro.

    Come rileva l’Istat nelle sue rilevazioni mensili, il tasso di disoccupazione femminile è ancora comparativamente più elevato rispetto a quello maschile.
    Nel mese di settembre, per fare un esempio, il tasso di disoccupazione femminile si attestava al 12,5% contro l’11,3% maschile.
    donne imprenditriciIl livello di diseguaglianza è ancora più accentuato al Mezzogiorno. Nel secondo trimestre del 2015 il tasso di occupazione degli uomini è del 58,67% contro il 33,97% delle donne.
    Al Nord, per rendere l’idea delle differenze territoriali, il tasso di occupazione femminile è del 61,12% (quasi trenta punti percentuali di divario).
    Al Sud, in poche parole, lavora solo una donna su tre: un dato che spiega alla perfezione il disagio economico e sociale vissuto da chi vive nel Mezzogiorno.
    In generale, però, sempre secondo l’Istat, nel secondo trimestre del 2015 l’occupazione femminile ha raggiunto uno dei livelli più alti degli ultimi venticinque anni, attestandosi al 50,9%. Questo vuol dire che in Italia una donna su due lavora.

    Siamo arrivati, dunque, ad un momento di svolta in materia di parità di genere? La risposta purtroppo è negativa.
    L’incremento del tasso di occupazione femminile è dovuto principalmente all’innalzamento dell’età pensionabile, disciplinato dalla tanto discussa riforma Fornero.
    Le donne, dunque, sono costrette a lavorare ben oltre i 60 anni di età. In un mercato del lavoro stagnante come quello italiano, questa situazione ha degli effetti negativi sull’entrata nel circuito lavorativo delle giovani donne.
    Secondo l’Istat, infatti, dal 2011 (anno dell’approvazione della riforma delle pensioni) ad oggi le lavoratrici over 55 hanno raggiunto quota 1,5 milioni, crescendo di quasi mezzo milione di unità.
    A questa variazione positiva fa da contraltare, però, una diminuzione delle lavoratrici under 35, passate da 2 milioni a 1.730.
    Si tratta, dunque, di un andamento positivo solamente illusorio. I numeri aggregati sono comunque deludenti: l’obiettivo delle istituzioni europee, venuto fuori dalla Conferenza di Lisbona, è arrivare ad un tasso di occupazione femminile del 60%.
    L’Italia, dunque, con il suo 50,9% è ancora ben lontana da questo traguardo neanche troppo ambizioso.