Il 4-5 Maggio a Roma si svolgerà l’assemblea nazionale di Confcooperative, nel corso della quale ci sarà il rinnovo delle cariche e verrà tracciata la strada verso l’unione delle sigle delle centrali di rappresentanza delle coop che verrà portata a termine nel 2017.
Alla vigilia di un appuntamento importante per la propria organizzazione, il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, parla delle questioni fondamentali del nuovo corso della centrale cooperativa. Lo fa nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire.
Parità di genere, riordino territoriale e welfare sono, secondo Gardini, gli ambiti di intervento maggiormente rilevanti per il futuro della cooperazione e per la formazione di una società più democratica, uguale ed efficiente.
Il rinnovo delle cariche di Confcooperative ha assegnato un ruolo di primo piano alle donne, come dimostrato dalla nomina di Fabiola Di Loreto come direttrice generale.
“Oltre il 60% degli occupati delle nostre coop è donna. Ecco perché la presenza femminile – ha dichiarato Gardini – è in progressivo aumento nella governance, dove siamo arrivati ad una quota rosa del 23,6% che sale al 26% se consideriamo le posizioni apicali, rispetto al 16% degli altri modelli d’impresa“.
Confcooperative si è resa protagonista anche di un progressivo riordino territoriale che ha portato all’accorpamento di diverse unioni regionali e provinciali (passate da 109 a 71), con un risparmio complessivo di 3 milioni di euro. “Queste risorse – ha aggiunto il vertice della centrale di rappresentanza delle coop – verranno reinvestite totalmente nei servizi alle imprese. Dare di più senza chiedere di meno alle stesse“.
In questi mesi il movimento cooperativo è impegnato su più fronti. Chiusa la difficile partita della riforma delle Bcc, si apre quella sulle false cooperative, contro le quali l’Alleanza delle cooperative italiane ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare, e quella del welfare.
Confcooperative chiede al Governo la promozione di un modello di assistenza maggiormente decentralizzato, capace di dare valore a quelle cooperative che offrono servizi assistenziali ad oltre 7 milioni di cittadini.
“Bisogna passare da un sistema ‘ospedalocentrico’ – conclude Gardini – a un assetto che preveda più assistenza sul territorio, anche per non intasare il servizio sanitario nazionale“.