• Euro ai minimi storici. Il tasso di cambio della moneta europea si è attestato, stamane, a 1,1864 dollari. Una quota così bassa non si vedeva addirittura dal 2006.
    Il 2014 dell’Euro non è stato facile, soprattutto se rapportato al dollaro. Ed il 2015 probabilmente non sarà da meno.
    Sulla sua svalutazione pesa enormemente l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’Euro zona. Una scelta che potrebbe indebolire notevolmente l’assetto del mercato unico monetario.

    28102014Lo scenario, però, non è così apocalittico come potrebbe sembrare. Un dollaro forte ed un’economia in crescita, come quella statunitense, sono segnali positivi per l’Europa, in maniera particolare per i paesi esportatori.
    L’Italia è sicuramente uno di questi. Il Made in Italy è ancora molto apprezzato in tutto il mondo, specie negli Stati Uniti, dove sono tantissimi gli italo americani. Le nostre imprese valutano questa situazione come una straordinaria opportunità per aumentare l’export nella zona atlantica, rivitalizzando, dunque, quell’asse Italia-Stati Uniti che è stato fondamentale nel secondo dopoguerra.

    Mentre l’Europa fatica ad intraprendere nuovamente la strada della crescita, non si può dire lo stesso degli Usa. I consumi sono ripartiti e con essi la domanda interna. Un fabbisogno che viene alimentato anche dalle nostre aziende, soprattutto nel settore tessile, dell’alta moda ed alimentare.
    L’Italia, dunque, deve ripartire dall’export, storicamente riconosciuto come il suo marchio di fabbrica. Gli scambi intra-comunitari rimarranno una grossa quota della nostra attività commerciale, ma bisogna guardare oltre. Un Euro debole non è certamente un bel segnale per la comunità internazionale, ma offre anche delle opportunità da sfruttare.
    È lì che bisogna attingere, perché essere trainati dalla locomotiva americana conviene. Ora più che mai.