Dal 2010 al 2015 il mercato mondiale degli ortaggi freschi ha fatto registrare un aumento cospicuo dei consumi pro-capite: si è passati, infatti, dai 119,7 Kg l’anno del 2010 ai 126,1 Kg l’anno nel 2015.
Il nono report “export-e-mercati“, realizzato dall’Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative, in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche di Fondosviluppo, ci offre un quadro chiaro sulle tendenze attuali del comparto orticolo italiano ed internazionale, con uno sguardo anche alle prospettive future.
In questi mesi le indagini realizzate da Confcooperative e Fondosviluppo sono state un punto di riferimento importante per le cooperative agricole, consentendo loro di comprendere il rendimento dei singoli comparti dopo la crisi, sia in Italia che all’estero.
Questa volta è il turno degli ortaggi freschi, un mercato particolarmente florido nelle aree asiatiche (sud est asiatico e aree del pacifico), dove il consumo annuo pro-capite di ortaggi freschi è di 184 kg nel 2015 contro i 74 kg dell’Europa occidentale.
L’Italia, negli ultimi anni, ha visto una riduzione dei volumi totali di vendita degli ortaggi freschi, passando da 3.842mila tonnellate del 2010 a 3.713mila tonnellate del 2015 (-3,4%). Solamente nell’ultimo anno il mercato italiano ha mostrato una leggere ripresa, con una variazione positiva del +0,1%.
La quota di mercato maggiore è occupata dai pomodori (20%), seguiti da cavolfiori e broccoli (12,8%), cipolle (9,2%) e mais (3,3%). I pomodori sono però anche la tipologia di ortaggio che negli ultimi cinque anni ha fatto registrare un perdita maggiore dei volumi di vendita (-6,4%).
A differenza di altri comparti, dove il biologico ha avuto un vero e proprio boom, il settore orticolo ha visto un aumento delle vendite dei prodotti biologici piuttosto limitato (+0,6% dal 2012 al 2015).
Le previsioni future per il mercato degli ortaggi freschi non sono migliori. Secondo Confcooperative, infatti, i volumi totali di vendita nel 2020 si attesteranno a circa 3.659,7 mila tonnellate, con una flessione pari al -1,4% rispetto al 2015; mentre tra le categorie di prodotto, quella che presenterà una maggiore variazione negativa sarà il mais (-4,5%).