Non avrà tempi rapidi di attuazione il piano banda ultralarga lanciato circa un mese fa dal governo Renzi.
L’esecutivo ha previsto lo stanziamento di 6 miliardi di euro per implementare strutture a fibra ottica e spingere i soggetti privati ad abbandonare gradualmente il rame.
Il piano d’intervento del Governo è però ancora piuttosto vago, soprattutto in merito alla copertura di tali finanziamenti. Delle risorse stanziate solo 2 miliardi, gestiti dalle regioni attraverso i fondi Fesr e Feasr, ssaranno disponibili fin da subito.
I restanti 4 miliardi, presenti nel Fondo sviluppo e coesione, invece, potranno essere utilizzati solamente a partire dal 2017. Ma c’è di più.
L’idea del Governo è di favorire soprattutto le regioni del Sud, vincolando così l’80% delle risorse ad investimenti nel Mezzogiorno. Un quadro che appare abbastanza squilibrato, considerando anche la forte domanda di banda ultralarga presente al Nord.
Per questo motivo sarà necessario un nuovo accordo con le Regioni, le quali chiederanno certamente un maggiore impegno per dotare le zone settentrionali delle strutture a fibra ottica.
Ci sono, dunque, ben 4 miliardi di euro bloccati e non sarà facile renderli disponibili nel breve periodo, almeno che non si decida di coinvolgere la Banca europea degli Investimenti attraverso un prestito, come paventato in questi giorni.
Sul decreto del Governo pesa, però, anche la scure dell’Unione Europea. Bruxelles, infatti, ha chiesto al nostro esecutivo un documento più dettagliato nel quale vengano illustrate quali sono le fonti di finanziamento e le modalità attraverso le quali sono previsti gli incentivi fiscali per gli operatori privati che decideranno di investire nelle strutture a fibra ottica.
Sappiamo benissimo come l’Ue sia molto attenta ai vincoli di bilancio e a come vengono utilizzate le risorse pubbliche. Per questo motivo vuole vederci chiaro e capire inoltre se ci siano problemi in materia di libera concorrenza.
Il documento richiesto sarà pronto entro aprile ha assicurato Raffaele Tiscar, vicesegretario di Palazzo Chigi e coordinatore del gruppo di lavoro sul tema.
Rimangono comunque delle perplessità per un’Italia che viaggia a velocità ridotta, ma c’era da aspettarselo visto i tempi biblici che caratterizzano la nostra burocrazia. La digitalizzazione, dunque, per adesso può attendere, in attesa di tempi e velocità migliori.