InGalera è un ristorante situato all’interno del carcere di Bollate (Milano), dove lavorano numerosi detenuti accompagnati da uno chef e da un maitre professionista.
Si tratta del primo ristorante italiano operante in una struttura carceraria, un vero e proprio esempio di recupero sociale dei detenuti e di funzione rieducativa della pena.
Il Tg2, nel corso della rubrica Eat Parade, ha raccontato la storia e l’attività del ristorante portato avanti dalla Coop. ABC – La sapienza in Tavola.
Da undici anni la cooperativa sociale offre un catering di qualità a prezzi convenienti.
L’iniziativa “è importante anche per chi lavora qui” commenta Massimo Parisi, direttore della casa di reclusione Milano – Bollate “perchè rapportarsi con l’esterno e fornire un servizio di qualità è fondamentale per la formazione di chi ha sbagliato. Può essere anche l’occasione per riflettere su cosa è la pena e a cosa serve concretamente”.
Lavorare durante l’esperienza di reclusione rappresenta un’ottima opportunità per reinserire il detenuto nella comunità, facendogli conoscere o riassaporare il valore sociale del lavoro e dandogli maggiori strumenti in vista del suo ritorno nella società.
Lo svolgimento di un’attività lavorativa in un ristorante rappresenta, infatti, una risorsa da coltivare ed utilizzare una volta scontata la pena, un modo per arricchire il curriculum e soprattutto evitare la recidiva.
Numerosi studi hanno dimostrato come la percentuale di nuovi reati diminuisca drasticamente quando il detenuto ha svolto in carcere un percorso di rieducazione sociale, come avviene nel carcere di Bollate.
“La recidiva – afferma Silvia Polleri, fondatrice della Coop. ABC – La sapienza in Tavola – che in Italia è molto alta e si aggira attorno al 68%, a Bollate scende ampiamente sotto il 20%. Questo è un grosso vantaggio sia per il detenuto che per la società“.
Le cooperative sono in prima linea nel campo del recupero sociale dei carcerati, svolgendo numerose attività in tal senso. Si va dall’artigianato, alla ristorazione fino alla produzione agricola.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato la storia della coop Il Germoglio, in Alta Irpinia, specializzata nella produzione di vino effettuata proprio dai detenuti.
Il mondo delle carceri italiane è tristemente noto alle cronache per il sovraffollamento e per le numerose condanne, ricevute dal nostro paese in sede europea, per le condizioni nelle quali sono costretti a vivere gli ospiti delle strutture di reclusione.
Da questo punto di vista le coop sociali rappresentano quasi una cattedrale nel deserto, essendo tra i pochi a credere nella funzione sociale della pena, ancora più delle istituzioni che dovrebbero essere i primi testimoni di questo valore.