Le cooperative rappresentano una parte importante dell’imprenditoria italiana. Non lo dice solo la storia della cooperazione nostrana, ma anche i dati economici aggregati secondo i quali le cooperative valgono addirittura l’8% del Pil italiano.
A riportarlo è stato Sergio Emidio Bini, presidente di Euro&Promos Group, nel corso dell’ultimo incontro di “Economia sotto l’ombrellone”, dal titolo “Dove va la cooperazione?”, tenutosi a Lignano Sabbiadoro (Ud).
I pregiudizio più ricorrente sulle cooperative è che non siano in grado di competere realmente sul mercato per via della loro dimensione ridotta e per il loro carattere eminentemente mutualistico.
La realtà dei fatti mostra una situazione diversa. Il mondo della cooperazione sta cercando di superare il fenomeno del nanismo.
La dirigenza cooperativa sta promuovendo pratiche di aggregazione per dare maggiore forza concorrenziale alle coop, specie quelle agricole.
Un prodotto di qualità, come quello fornito dalle società cooperative agricole, può e deve puntare anche ai mercati esteri ed uscire dalle logiche localistiche.
La forma giuridica cooperativa nasce come espressione del territorio con l’obiettivo di remunerare al meglio i propri soci.
Questo ambizioso traguardo può essere raggiunto solamente guardando al di fuori dei confini italiani ed incentivando la vocazione internazionale delle imprese sociali.
Le cooperative italiane hanno accresciuto in questi anni il proprio capitale e le proprie dimensioni, diventando delle aziende con fatturati importanti.
Competere sul mercato e vendere bene i propri prodotti non significa tradire la propria vocazione sociale, ma vuol dire operare per remunerare al meglio i soci ed agire per lo sviluppo della comunità locale.
Non va dimenticato, infatti, che le coop non delocalizzano ma al contrario forniscono lavoro a chi vive sul territorio: una cooperativa più grande e più competitiva è, quindi, un fattore positivo per la comunità locale e l’Italia intera.