• Il sistema pensionistico italiano rischia di non essere sostenibile.
    È questa la conclusione del rapporto Ocse “Pensions at a glance 2015”, un’analisi comparata sui modelli pensionistici dei diversi paesi appartenenti all’area Ocse.
    L’Italia si contraddistingue soprattutto per un livello elevato di assegni previdenziali che ricade ovviamente sui contributi sul lavoro dipendente, che con il 33% (23,81% per l’impresa e 9,19% per il lavoratore) sono i più alti dell’area Ocse.

    Secondo l’organizzazione internazionale l’Itala investe molto per il sistema pensionistico, tassando in maniera pesante il lavoro. Questo può comportare ad un ricorso sempre più intensivo al lavoro sommerso.
    27102014Il secondo paese con un sistema contributivo più esigente dell’Italia è la Svizzera, distante ben 7 punti percentuali.
    Gli over 65 nel nostro paese, dunque, ricevono un trattamento favorevole: il loro reddito corrisponde addirittura al 95% della media nazionale.
    Se da una parte gli anziani possono beneficiare di un sistema “generoso”, dall’altra ci sono alcuni soggetti che vedono una preoccupante messa in discussione dei propri diritti: le mamme ed i giovani.
    Per quanto riguarda i ragazzi la questione è presto detta. Le difficoltà ed i ritardi nell’entrare all’interno del mercato del lavoro impedisce loro di versare i contributi necessari per avere un trattamento pensionistico adeguato.
    La crisi ha aggravato questa situazione. L’Ocse prevede, dunque, che i giovani nel prossimo futuro possano ricevere delle pensioni nettamente più basse.
    Ma la questione si estende anche a chi usufruisce del congedo per maternità.
    L’Italia, sottolinea l’organizzazione internazionale, è il paese nel quale l’assenza dal posto di lavoro per cinque anni, causa maternità, provoca una riduzione più cospicua dell’assegno pensionistico.
    In un terzo degli Stati dell’area Ocse, il congedo di maternità non ha alcun effetto sull’entità della pensione. Una problematica che l’Ocse riconduce anche all’assenza di un vero e proprio congedo parentale, che consentirebbe al padre di assentarsi dal luogo di lavoro nei primi anni di vita del figlio.