• Il bollettino economico fornito dalla Banca d’Italia mostra un quadro congiunturale complesso per il nostro paese.
    Il primo dato che balza agli occhi è quello relativo al Pil. Bankitalia, infatti, rivede le proprie stime sul Prodotto Interno Lordo effettuate a Luglio.
    Le previsioni iniziali vedevano un Pil in crescita dell’1,3% nel 2015: adesso, invece, la crescita viene data solo allo 0,4%, mentre nel 2016 ci dovrebbe essere un +1,2%.

    Ad ogni modo, se le previsioni dovessero essere confermate, alla fine del 2016 il Pil rimarrebbe comunque ben sette punti sotto il livello raggiunto nel 2007.
    Questi dati ci raccontano una situazione economica davvero complessa. La crescita, seppur limitata, del Prodotto Interno Lordo dovrebbe avvenire per merito del calo del prezzo delle materie prime, del taglio del cuneo fiscale e soprattutto per effetto delle scelte di politica monetaria della Bce, con il Quantitative easing pronto a rilanciare l’economia italiana.

    DENAROPreoccupano soprattutto i dati sugli investimenti e sull’occupazione. Mentre i consumi presentano un moderato aumento per via degli interventi del Governo, gli investimenti, al contrario, sono ancora ridotti.
    L’incertezza della domanda e la crisi del settore dell’edilizia sono tra le cause identificate da Bankitalia.
    Stessa sorte per l’occupazione. Nell’estate del 2014, il numero degli occupati è lievemente aumentato; nonostante ciò le aspettative per il 2015 non sono positive.
    La domanda di lavoro dovrebbe rimanere inalterata. Difficile prevedere a questo punto una diminuzione del tasso di disoccupazione.

    Vengono valutate positivamente le politiche del Governo sul debito pubblico, codificate all’interno della Legge di Stabilità. Risulta importante avere un deficit contenuto in modo da avere maggiore forza contrattuale nel dialogo con Bruxelles.
    Bene anche le politiche monetarie della Bce. La deflazione ha colpito anche il nostro paese, con l’indice dei prezzi al consumo che nel 2014 presenta una variazione negativa del -0,2%. Alla fine del 2016 la crescita dell’inflazione non dovrebbe essere comunque molto alta (+0,7%).
    Per raggiungere il livello auspicato da Bruxelles (2%), saranno, dunque, necessarie delle misure monetarie eccezionali, come appunto il Quantitative easing.