Aggregarsi per innovare e competere sui mercati esteri. È un refrain recitato più volte su questo portale, ma appreso solo a metà dal tessuto imprenditoriale italiano.
La logica individualista continua a prevalere sui principi della cooperazione e dell’economia collaborativa, nonostante sia chiara ed evidente la volontà e la necessità di cercare un modello economico diverso.
La forma della rete d’impresa rappresenta una delle possibili soluzioni alla mancanza di liquidità delle aziende e alla loro conseguente incapacità di competere in Francia come in Cina. E in un contesto di grave crisi della domanda interna, è facile comprendere quanto sia vitale attrezzarsi per vincere la sfide dell’internazionalizzazione.
Ma le imprese italiane attivano processi di aggregazione?
I dati di Unioncamere, fermi al mese di settembre, ci dicono che negli ultimi mesi sono aumentati i contratti di rete d’impresa stipulati, anche se la crescita continua ad essere piuttosto blanda e non in linea con le necessità del momento.
Al momento sono tremila le reti d’impresa italiane che coinvolgono più di 15mila aziende distribuite su tutto il territorio nazionale.
La maggior parte delle reti d’impresa sono costituite da meno di quattro aziende (44,8%, +1,1% rispetto a giugno 2014), quelle, invece, composte da 4-9 aziende corrispondono al 43,2% del totale, mentre le reti composte da più di 10 imprese sono solo il 12% del totale.
Nell’ultimo anno sono stati siglati 708 contratti in più. C’è, dunque, una maggiore consapevolezza sull’importanza dei processi di aggregazione, ma molto ancora andrà fatto.
La regione leader per contratti di rete stipulati è la Lombardia, seguita da Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Lazio.
Come sottolinea Fulvio D’Alvia, direttore di RetImpresa Confindustria, in un’intervista al Corriere della Sera, le ricerche recenti dimostrano che le aziende che si aggregano hanno un rendimento migliore. Mettersi insieme sarà fondamentale, ad esempio, “nel campo dell’innovazione – aggiunge D’Alvia – per cogliere le opportunità offerte dal piano del Governo per Industria 4.0 che necessariamente chiederà di operare in una logica di network”.
Nei prossimi mesi, sia gli imprenditori che le istituzioni, dovranno accelerare questo processo di cambiamento culturale, comprendendo che solo tramite la logica della collaborazione è possibile vincere le sfide del mercato globale e digitale.