Cooperative e donne: un binomio sempre più forte. A rivelarlo è un’indagine online effettuata dall’Unità Cooperative dell’International Labour Organization, insieme all’International Cooperative Alliance.
Sono circa 600 gli intervistati, appartenenti al settore della cooperazione e delle imprese, ma anche esponenti delle istituzioni. Il 50% di essi proviene dall’Europa, il 15% da Stati Uniti ed Asia, il restante dagli altri continenti.
L’intento della ricerca è scoprire quale sia il ruolo delle donne all’interno delle cooperative e soprattutto capire quali siano le differenze tra i diversi modelli d’impresa dal punto di vista dell’integrazione di genere.
Il risultato mostra una presenza crescente delle quote rosa all’interno delle coop da più di vent’anni a questa parte. Secondo il 75% degli intervistati, infatti, c’è stato un netto aumento della partecipazione delle donne alla vita cooperativa, anche in settori storicamente difficili per la parità di genere come la finanza e le assicurazioni.
È aumentato anche il numero di donne a capo di imprese sociali: secondo i dati di Confcooperative il 25% delle proprie associate è gestito da una componente femminile.
Secondo l’80% degli intervistati la cooperazione rappresenta l’organizzazione migliore per promuovere la parità di genere. Sappiamo benissimo come all’interno delle pubbliche amministrazioni, ci siano ancora pochissime donne a ricoprire incarichi apicali. Lo stesso fenomeno riguarda le realtà aziendali, dove i manager uomini sono in netta preponderanza.
L’indagine si pone come obiettivo anche di analizzare quali sono i maggiori ostacoli all’integrazione di genere. Secondo il 65% degli intervistati i problemi principali sono di natura culturale, dove il retaggio di secoli di storia maschilista faticano ancora ad essere cancellati. Manca, inoltre, un effettivo riconoscimento giuridico del ruolo delle donne all’interno delle aziende e questo incide fortemente sull’immobilismo culturale imperante.
Le cooperative, da questo punto di vista, rappresentano una piacevole eccezione, offrendo alle donne numerose opportunità lavorative nei settori della sanità, della cura delle persone e della tutela dell’infanzia, ma non può e non deve bastare.
Gli ambiti lavorativi devono essere ampliati. Per questo motivo il 50% degli intervistati ritiene che le coop possano comunque fare di più, ad esempio implementando corsi di formazione che veicolino a 360 gradi l’eguaglianza di genere.
L’effettiva applicazione dei principi di mutualità e democrazia può rendere la cooperazione un modello di riferimento in tema di empowerment delle donne su scala nazionale e mondiale.