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    La discussione in aula sulla conversione in legge del decreto di riforma delle Bcc inizerà il 21 marzo. 
    A dichiararlo è Maurizio Bernando, presidente della Commissione Finanze della Camera, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano l’Avvenire. 

    Viene, dunque, rinviato di una settimana l’inizio dei lavori in aula, un momento che il mondo della cooperazione si augura possa portare ad una modifica del decreto.
    In questi giorni è cresciuto il fronte che richiede un sostanziale cambiamento della norma sul way-out, il provvedimento che consente alle Bcc con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro di trasformarsi in Spa, limitandosi a pagare un’imposta del 20%.
    bcc riformaCome più volte sottolineato in questa sede, la norma in questione va ad attaccare le risorse indivisibili delle cooperative, portando, tra le cose, l’Italia ad incorrere in probabili sanzioni da parte dell’Unione Europea.
    L’Ue potrebbe, infatti, catalogare il way-out come un vero e proprio aiuto di stato alle banche che vogliono uscire dal sistema del credito cooperativo.
    Una delle idee che emerse a tal proposito in queste ore è di alzare l’imposta rispetto al 20% attualmente previsto dal decreto.
    La Banca d’Italia ha, però, posto un ulteriore problema, quello del limite temporale a partire dal quale calcolare il patrimonio netto delle Bcc che vogliono trasformarsi in società per azioni.
    La norma sulla via d’uscita potrebbe portare, infatti, numerosi istituti di credito ad effettuare aggregazioni opportunistiche per aumentare le proprie risorse e così fuoriuscire dal sistema.
    Sul punto ha risposto Maurizio Bernando, sempre sulle pagine di Avvenire: “L’ideale sarebbe trovare un’intesa anche su questo aspetto. Magari giungendo a un compromesso tra una scadenza retroattiva ed un orizzonte obiettivamente troppo ampio come quello dei 18 mesi dal patto di coesione. 
    Forse un punto d’incontro potrebbe essere quello di fissare il termine a 90 giorni dalla conversione del decreto”.