L’Italia è insieme alla Francia la patria del vino. Lo dice la storia, la tradizione ed i numeri di produzione, anche se i dati degli ultimi anni sembrano mettere in discussione questo primato.
Accade, ad esempio, che la Cina sia diventata con il tempo il secondo vigneto più grande al mondo davanti a Francia e Italia e dietro solo alla Spagna e che i vini argentini e cileni siano saliti prepotentemente alla ribalta nella scena internazionale.
Il vino italiano deve, dunque, competere con delle realtà emergenti e con un mercato che dopo il clamoroso boom del periodo 2009-2014 (+122%), sembra avere avuto una battuta d’arresto.
Uno dei fattori determinanti di questo parziale rallentamento è il blocco del mercato russo, che rappresentava uno sbocco importante per il vino europeo. L’Italia, ad esempio, secondo il Wine Monitor di Nomisma ha fatto registrare una variazione negativa delle esportazioni vitivinicole verso la Russia del 36%.
Se da una parte, però, c’è un mercato che frena i nostri vini, ci sono altre realtà pronte ad accoglierli. Una di queste è la Cina, che negli ultimi anni ha aperto le proprie frontiere a vini che non siano francesi.
Non più solo Cabernet, dunque, ma anche vini australiani, cileni ed italiani. Basti pensare che nei primi cinque mesi del 2015 l’Australia ha fatto registrare un aumento del 134% delle esportazioni di vino verso la Cina, mentre l’Italia è “ferma” ad un +18%.
Il nostro paese può e deve ancora lavorare su questo mercato, che può offrire opportunità enormi alle nostre aziende vitivinicole, in un settore che sappiamo benissimo essere dominato dai consorzi e dalle cooperative.
Lì dove l’Italia spopola, invece, sono gli Stati Uniti e l’Inghilterra. In queste due realtà è in atto una vera e propria “Prosecco-manìa”. Nei primi mesi del 2015 l’export di vino verso gli Usa è cresciuto del 10% e quello di Prosecco è aumentato addirittura del 48%.
Il rendimento del Prosecco è persino superiore in Inghilterra, dove la crescita delle esportazioni ha toccato quota +64%, a testimonianza di come i consumatori americani ed inglesi gradiscano particolarmente i vini nostrani.