Se il lavoro non c’è non è detto che non si possa pensare di crearlo da sé!
L’idea di <mettersi in proprio> non è malvagia, soprattutto se attorno alla stessa si è capaci di coinvolgere più energie: persone motivate da quella stessa idea, disponibili a giocarsi da protagoniste, con entusiasmo e una buona dose di tenacia.
Gli esempi in questa direzione non mancano: in particolare nel campo dei mestieri di un tempo, artigianato e agricoltura, ad esempio, o nelle nuove tecnologie. Il web lo scorso anno ha offerto opportunità lavorative a più di 30.000 unità.
Quali i passi preliminari prima di aprire bottega.
Occorre, innanzitutto, un’idea avvincente. La stessa può essere frutto di una fantasia o di un sogno coltivato da qualche tempo, un hobby, ma anche una particolare abilità posseduta o l’ampliamento di un’attività già in esercizio. In ogni caso, da qualsiasi cosa prenda origine, l’idea va confrontata con il mercato di riferimento: deve essere tale da soddisfare una precisa richiesta di un numero tale di soggetti bisognosi di quel servizio o bene che si intende offrire o produrre.
Più l’idea è innovativa, attrattiva, competitiva, perseguibile, più la stessa è in grado di rivelarsi remunerativa: capace cioè, di offrire congrua remunerazione a chi ha investito nell’impresa e, soprattutto, in particolare nei primi anni di attività, di garantirne la continuità nel tempo.
L’innovazione richiede una scelta di campo: la capacità di differenziarsi da quanto è già presente nel mercato e in quel contesto particolare; occorre quindi, per essere attrattiva, possedere una propria originalità capace di richiamare, meglio delle concorrenti, una clientela specifica; la competitività è dettata da mirate azioni strategiche (la sintesi tra la mission e la vision aziendale) che ne specificano le modalità di attuazione; ed infine, un esame attento delle risorse a disposizione configura la fattibilità, la perseguibilità, del progetto d’impresa.
Passaggio delicato quello della fattibilità che richiede, come in un progetto personale, una valutazione attenta dei punti di forza e di debolezza. E’ dall’esame di questi ultimi che si apportano correttivi al progetto o, addirittura, si sceglie di abbandonare il campo.
Valutando di andare avanti si da inizio alla realizzazione dell’impresa.
Di questo ne parleremo nei prossimi giorni.