Lo smart working è una forma di lavoro flessibile per tempi e spazi, che permette di fatto al lavoratori di compiere la propria attività lavorativa da casa o comunque in luoghi diversi dal tradizionale ufficio.
Si tratta di una modalità sempre più diffusa anche nel nostro Paese, tanto da portare il Governo a disciplinarla attraverso una legge collegata al ddl Stabilità.
L’idea alla base dello smart working è di far conciliare la vita privata del lavoratore con le proprie mansioni, consentendo, ad esempio, ai genitori di continuare ad eseguire la propria attività lavorativa esplicando al contempo i propri doveri familiari.
Un simile modello di organizzazione del lavoro porta secondo molte aziende e anche secondo molti lavoratori ad aumentare la produttività di questi ultimi.
Ma come valutano lo smart working quelli che sono impegnati in questo tipo di attività?
Un’indagine realizzata dalla società Ales Market Research per conto di Citrix Italia ci aiuta ad avere un quadro più chiaro della situazione.
Il campione è composto da 600 lavoratori che almeno un giorno alla settimana svolgono le loro mansioni lontano dalla propria sede principale, hanno un’età compresa tra i 18 e i 50 anni e sono divisi in misura uniforme sul territorio nazionale e per genere (46% uomini e 54% donne).
Alcuni passano la maggior parte del proprio tempo in ufficio e solamente un giorno la settimana lavorano da casa, mentre altri lavorano per lo più dai clienti o svolgono gran parte del proprio lavoro a casa o in luoghi diversi dall’azienda.
Il 68% degli intervistati dichiara che lo smart working consente di bilanciare meglio la propria vita lavorativa con quella aziendale, mentre il 65% apprezza l’annullamento dei tempi di spostamento, il che consente al lavoratore di essere più efficiente e motivato.
Cambia anche il tipo di lavoro: lo smart working permette, infatti, di guardare più ai singoli obiettivi da realizzare che ad un semplice orario di lavoro da completare; questo per il 54% degli intervistati aiuta ad arricchire il proprio curriculum e a ricercare un nuovo lavoro, aumentando il proprio livello di flessibilità.
Ci sono, però, anche alcuni aspetti negativi. Innanzitutto lo smart working, nonostante sia messo in pratica dall’80% delle aziende degli intervistati, non è frutto di una scelta aziendale ben precisa, ma solamente di richieste dei lavoratori stessi.
Per quanto riguarda gli elementi negativi in senso stretto, il 71% crede sia importante mantenere un certo distacco tra vita privata e lavorativa, differenze che per chi pratica lo smart working sono più sfumate.
Il 33% pensa, inoltre, che in questo modo venga persa la dimensione sociale del lavoro, venendo meno il contatto e l’interazione quotidiana con i colleghi, una dimensione, quest’ultima, svantaggiosa anche per l’azienda che perde in termini di senso di appartenenza.