Categoria: Cooperative

  • Alleanza delle Cooperative: Proposta di regolamento Ue penalizza Italia, serve collaborare per trovare una soluzione proporzionata

    Alleanza delle cooperative nel corso dell’audizione davanti ai membri della Commissione Politiche Unione Europea, ha evidenziato le maggiori preoccupazioni in merito alla proposta di Regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

    Alleanza delle cooperative nel corso dell’audizione davanti ai membri della Commissione Politiche Unione Europea, ha evidenziato le maggiori preoccupazioni in merito alla proposta di Regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

    In particolare preoccupano gli effetti che potrebbe avere sulla filiera dell’imballaggio e sui Paesi virtuosi come l’Italia che hanno già fatto grandi sforzi per migliorare la gestione dei rifiuti di imballaggio, per tale ragione Alleanza delle cooperative ritiene sia necessario correggere il tiro.

    Obiettivi della proposta

    L’obiettivo della proposta è quello di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, promuoverne il riuso e il riciclaggio e prevenire l’utilizzo di materiali difficili da riciclare promuovendo l’utilizzo di materiali più sostenibili e innovativi. La proposta,dunque, vuole essere un importante strumento per ridurre l’impatto ambientali degli imballaggi sull’ambiente e sulla salute pubblica e inoltre vuole farsi promotrice di un’economia sempre più circolare.

    Nell’ambito degli impegni del Green Deal, la risoluzione sul Piano d’azione per l’economia circolare, approvata il 10 febbraio 2021, sollecita, tra l’altro, l’impegno della Commissione nel rafforzare i requisiti essenziali obbligatori per gli imballaggi, prendendo in considerazione misure di prevenzione, per ridurre i rifiuti di imballaggi ed orientare la progettazione in modo da promuovere il riutilizzo e la riciclabilità degli imballaggi, la riduzione della complessità dei materiali ed introdurre requisiti per il contenuto riciclato negli imballaggi di plastica.

    Secondo la Commissione europea, le misure proposte dovrebbero ridurre entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto a 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate a legislazione invariata. Dalle nuove misure la Commissione si attende, altresì, creazione di nuova occupazione (in particolare, oltre 600mila posti di lavoro nelle attività legate al riutilizzo degli imballaggi), oltre a risparmi per imprese e consumatori stimabili in circa 100 euro l’anno pro capite

    Collaborare per trovare e garantire un giusto equilibrio

    E’ importante che lo Stato italiano, inclusi gli Stati membri, collabori per trovare una soluzione più equilibrata e proporzionata che promuova l’economia circolare, senza penalizzare eccessivamente le imprese, sarebbe corretto tenere in considerazione gli impatti sui diversi settori e sul mercato del lavoro e che si adoperi tempestivamente per garantire:

    – una verifica a livello nazionale ed europeo dell’impatto del Regolamento, con particolare riferimento ai settori produttivi, distributivi, agroalimentare, della ristorazione e del mercato del lavoro e delle eventuali necessità di modifica;

    – una revisione degli aspetti più problematici, tra cui l’eliminazione dei divieti, la modifica delle previsioni relative agli obblighi di riutilizzo, ecc;

    – una revisione di alcune previsioni della direttiva SUP che, oltre a sovrapporsi alla nuovi disciplina, rischiano di penalizzare in maniera significativa alcune filiere, tra cui il settore agroalimentare e del settore lattiero caseario (ad esempio, nozione di tappo, riconoscimento chiaro della differenza tra il prodotto interamente in plastica e parzialmente in plastica; riconoscimento della possibilità di immissione sul mercato dei prodotti in plastica biodegradabili e compostabili, ecc);

    – un immediato chiarimento interpretativo o, se necessario, una revisione del regolamento comunitario di esecuzione (UE) 2020/2151 del 17 dicembre 2020, che reca disposizioni relative alle specifiche di marcatura armonizzate per i prodotti di plastica monouso;

    – definizione della possibilità di attivazione di strumenti di sostegno economico per le filiere maggiormente penalizzate dall’impatto della proposta.


  • vino coop

    Cooperative del vino: in 12 anni il fatturato dell’export è cresciuto del 130%

    L’export delle cantine aderenti all’Alleanza cooperative ha avuto un incremento del 130% dal 2010 al 2022, superando l’andamento delle esportazioni nazionali di vino.

    L’export delle cantine aderenti all’Alleanza cooperative ha avuto un incremento del 130% dal 2010 al 2022, superando l’andamento delle esportazioni nazionali di vino. Il fatturato complessivo delle oltre 379 cooperative italiane, che producono il 58% del vino italiano, è aumentato dell’88% negli ultimi dieci anni.


    È quanto emerge da un’indagine sul grado di internazionalizzazione delle cooperative vitivinicole condotta da Ismea per l’Alleanza delle Cooperazione nel febbraio 2023, presentata al convegno “A tutto Esportazione, i vini cooperativi alla prova dell’esportazione”, tenutosi a Roma il 27 marzo.

    L’indagine ha anche evidenziato che le imprese con un fatturato superiore a 50 milioni di euro sono quelle che hanno ottenuto le migliori performance sui mercati esteri. La Germania è il primo Paese di destinazione dell’export in ambito UE, seguita da Francia e Paesi Bassi, mentre gli Stati Uniti si collocano in prima posizione tra i Paesi extra-UE.

    Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative, ha commentato che le ottime performance delle cooperative sui mercati esteri sono avvenute in gran parte grazie alla misura di sostegno europea circa la promozione nei paesi terzi, che ha contribuito certamente a portare il vino italiano nel mondo, ma ha auspicato maggiori flessibilità nelle modalità di rendicontazione delle spese e di presentazione delle varianti.

    Piccinini: l’inflazione mette a dura prova il settore vitivinicolo

    Tuttavia, Carlo Piccinini, presidente di Alleanza cooperative agroalimentari, ha messo in guardia sulle difficoltà che il settore vitivinicolo sta vivendo a causa della grave impennata dei costi di produzione e dell’energia, la crisi generalizzata dei consumi dovuta alle spinte inflazionistiche e le difficoltà di approvvigionamento per alcuni materiali come il vetro. Una situazione che rischia di far perdere competitività alle imprese vitivinicole italiane rispetto ad altri paesi produttori europei.

    Come è stata fatta l’indagine

    L’indagine è stata realizzata coinvolgendo 71 cooperative su un totale di 379 aderenti al settore vitivinicolo di Alleanza delle cooperative, un campione significativo considerando che le cantine intervistate rappresentano la metà della produzione totale e del fatturato da export delle cantine cooperative, circa un quarto della superficie vitata nazionale e una quota pari a 1/5 del fatturato complessivo del settore vino. Il 29% del campione è costituito da imprese con fatturato tra 10 e 50 milioni di euro, seguito dalle piccole (da 2 a 10 milioni di euro, 28%) e dalle grandi aziende (fatturato superiore a 50 milioni di euro, 22%). La maggior parte delle cooperative che esportano sono medie imprese (10-50 milioni di euro di fatturato).


  • Incendio ai danni della cooperativa calabrese CPL Polistena: Legacoop Produzione e Servizi condanna l’accaduto

    Un rogo di matrice dolosa ha distrutto un bagno chimico e danneggiato una struttura adibita a box ufficio dell’impresa cooperativa CPL Polistena

    Nella serata di mercoledì 15 marzo è divampato un incendio all’interno del cantiere dei lavori per la realizzazione del progetto “Borgo dei Carafa Wedding & Conference Destination”, nel centro storico della cittadina di Roccella Jonica.  

    Il rogo, di matrice dolosa, ha distrutto un bagno chimico e danneggiato una struttura adibita a box ufficio di proprietà dell’impresa aggiudicataria dei lavori. 

    Sul caso stanno indagando i Carabinieri affinché vengano individuati i responsabili.

    I lavori per la realizzazione del progetto, finanziati con il Fondo di sviluppo e coesione 2000/2006 nell’ambito del bando “APQ Borghi ed Ospitalità – Progetti di valorizzazione dei Borghi della Calabria”, che mira a valorizzare e promuovere in un’ ottica di nuove strategie turistiche i borghi della Calabria, sono stati promossi dal Comune di Roccella Jonica al Consorzio Conscoop che li ha affidati alla cooperativa calabrese CPL Polistena di San Giorgio Morgeto e Cooper.Po.Ro. Edile di Rombiolo. 

    Legacoop Produzione e Servizi ha condannato il vile gesto e si è schierata al fianco di una realtà sana come quella rappresentata dalla cooperativa calabrese CPL Polistena e Cooper.Po.Ro, impegnate da anni ad arginare e ad opporsi alla criminalità organizzata e che rappresentano un baluardo di lavoro e legalità, in una terra molto spesso segnata da questi tristi accadimenti.

    Anche noi di Cooperative Italia intendiamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla cooperativa CPL Polistena e siamo certi che non sarà tale intimidazione a fermare il loro lavoro.


  • Google al fianco delle imprese e delle cooperative nel supportare una trasformazione digitale a favore del paese

    Google supporta le organizzazioni cooperative nell’attuare una trasformazione digitale a favore del territorio italiano

    Unioncamere supportata da Google.org, dal 2014,offre una formazione gratuita a tutti i lavoratori che hanno voglia di accrescere le proprie competenze in campo digitale, affinché possano cogliere al meglio le opportunità che il web può offrire. Infatti, da molto tempo, uno degli obiettivi principali di Google è di impegnarsi nel supportare la trasformazione digitale di imprese e organizzazioni attive nel territorio Italiano.

    A tal proposito Google ha annunciato un finanziamento da 1,4 milioni di euro a Unioncamere per lanciare la nuova edizione del programma “Eccellenze in Digitale” e ha presentato i primi risultati ottenuti dal progetto Cooperazione Digitale avviato da Alleanza Cooperativa supportato da Google.org. 

    Il presidente di Alleanza Cooperativa italiana, Maurizio Gardini, commentando la prima edizione di Cooperazione Digitale, ha dichiarato «La sfida della digitalizzazione non va intesa solo come processo di modernizzazione, ma deve assumere il valore di un’innovazione responsabile orientata a un’economia delle persone, volta a far crescere il Bes oltre che il Pil su cui convergono le visioni di Google e Alleanza Cooperative. Lo scorso dicembre si è chiusa la prima manifestazione di interesse, con un budget di un milione di euro, e sono stati raggiunti risultati eccezionali in termini di coinvolgimento delle imprese e di progettualità presentate: 75 progetti di trasformazione digitale realizzati, di cui 57 in forma singola e 18 di rete, con 136 imprese coinvolte e oltre 20.000 beneficiari diretti tra soci e dipendenti».

    L’obiettivo che Google si è prefissato negli ultimi anni è quello di supportare le organizzazioni cooperative, convinti del fatto che queste possano giocare un ruolo di primaria importanza nel supportare una trasformazione, sostenibile ed inclusiva, a favore del Paese.

    Il progetto pluriennale “Cooperazione Digitale”, realizzato nel 2022 da Alleanze Cooperative italiane con il supporto di Google.org (la divisione filantropica di Google), mira a far cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione digitale e usufruire dei servizi di innovazione digitale. 

    L’iniziativa da 3,5 milioni di euro si propone anche di rafforzare l’ecosistema dell’imprenditoria cooperativa e no profit ad alta tecnologia.

    I fondi, la selezione delle imprese e l’accompagnamento dei progetti sono gestiti dall’Associazione Economia Sociale Digitale, un apposito Hub costituito da Alleanza delle Cooperative Italiane e partecipato anche dalla Fondazione PICO, il Digital Innovation Hub di Legacoop Nazionale,  che promuove la crescita e lo sviluppo delle cooperative attraverso progetti, attività o servizi per la transizione e l’innovazione digitale 

    Ad oggi il progetto ha visto il coinvolgimento di 136 imprese cooperative, tra realtà fortementi radicate sul territorio e organizzazioni che si impegnano nella valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che grazie alla messa in atto di questo modello hanno avuto modo di far evolvere il  proprio modello imprenditoriale e creare nuove opportunità di business.

    Per partecipare alla seconda manifestazione d’interesse che ha un budget di 500.000 euro è possibile presentare la propria idea entro le ore 12:00 del 31 marzo 2023.

    Melissa Ferretti Peretti, Vice President e Country Manager di Google in Italia, ha dichiarato: “L’impegno di Google per sostenere la trasformazione digitale in Italia continua da diversi anni e oggi siamo felici di compiere un ulteriore passo avanti in questa direzione. Con la nuova edizione del programma “Eccellenze in Digitale” con Unioncamere e con i primi risultati del progetto “Cooperazione Digitale” con Alleanza delle Cooperative Italiane vogliamo continuare a essere al fianco delle persone, delle imprese e delle organizzazioni cooperative del Paese, con l’obiettivo di favorire con il processo di digitalizzazione la crescita delle loro attività e, di conseguenza, dell’intera economia italiana.” 

    La trasformazione digitale di imprese e organizzazioni è sempre più tangibile e grazie a Google che fornisce loro gli strumenti giusti, potranno operare sempre di più in modo efficiente, creando rete e rendendo il web un posto accessibile a tutti e capace di sviluppare nuovi mercati e sostenere il cambiamento delle imprese.


  • biologico-dati

    Continua la crescita della cooperazione nel settore biologico

    Il mercato biologico è in crescita. Più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza cooperative produce biologico.

    Nonostante la crisi climatica che da anni colpisce il nostro territorio, l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’inflazione, continua l’imponente avanzata del mercato biologico. La crescita non riguarda solo le richieste dei consumatori, ma anche la quota di fatturato nel sistema cooperativo.

    A riportarlo è un’indagine realizzata dall’Alleanza cooperative Agroalimentare. Dai dati resi noti durante  l’iniziativa “A tavola con il biologico”, tenutasi a Roma, è emerso che più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza Cooperative produce biologico, con un giro d’affari complessivo in crescita che, nel corso del 2021, ha superato i 2,8 miliardi di euro.

    L’indagine realizzata dall’Alleanza Cooperative

    Secondo l’indagine interna realizzata dall’Alleanza Cooperative,  il 23% delle cooperative attive nella produzione biologica sono aziende biologiche al 100%, con produzione esclusivamente biologica. Inoltre, in 3 cooperative su 10 tra quelle attive nel biologico, la produzione bio supera il 50% del totale. Inoltre è emerso come il bio sostenga il Made in Italy della cooperazione agroalimentare e faciliti l’ingresso delle cooperative nei mercati esteri. Il 45% delle cooperative attive nel bio è esportatore abituale.

    L’indagine ha poi evidenziato come il sentiment di mercato nel segmento biologico sia di segno positivo. Secondo il 30% delle cooperative biologiche interpellate, la domanda di prodotti biologici tenderà nel 2023 ad aumentare rispetto allo scorso anno, mentre il 51% pensa che sarà invece tendenzialmente stazionaria. Per il 26% del campione anche il fatturato è previsto in crescita, peraltro non sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita.

    Secondo il coordinatore del settore biologico di Alleanza cooperative, Francesco Torriani, la crescita della cooperazione nel settore biologico è una buona notizia: il binomio tra cooperazione e biologico ha davvero le caratteristiche per essere un binomio virtuoso per lo sviluppo della nostra agricoltura, in coerenza con gli obiettivi della nuova Politica Agricola”. 

    Il mercato del bio, comunque – ha rilevato ancora l’indagine di Alleanza Cooperative -, non è esente da problemi e criticità. Si riducono i margini delle cooperative (prezzi materie prime e costi di produzione in forte crescita), aumenta la concorrenza sleale (e il greenwashing) e si scontano ancora troppi ostacoli burocratici.

     Durante l’evento è stato anche firmato un protocollo d’intesa con Ismea – che come sottolinea il presidente di Alleanza Cooperative Carlo Piccinini–  “sarà finalizzato ad approfondire la conoscenza delle dinamiche di mercato delle diverse produzioni del comparto biologico cooperativo, attraverso analisi di dati strutturali e approfonditi del comparto finora mancati, e potremmo anche organizzare eventi e attività di comunicazione relative ai dati e alle analisi realizzate”.


  • latte agrinsieme

    Campagna “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”: al fianco di 30 milioni di consumatori

    La campagna “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, ha raggiunto 30 milioni di consumatori. Il settore lattiero lattiero-caseario conferma il suo impegno in tema di energia pulita e benessere animale.

    La campagna“Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, attivata nel 2021 da Confcooperative e cofinanziata dalla Commissione europea, nel settore lattiero-caseario, con l’intento di migliorare il grado di conoscenza dei prodotti agricoli UE e contrastare le fake-news esistenti sul settore, ha raggiunto negli ultimi due anni oltre 30 milioni di consumatori. 

    Un traguardo importante che l’Alleanza delle cooperative vuole celebrare nella Giornata Mondiale dei consumatori, che si terrà il 15 marzo ed è dedicata quest’anno alla loro responsabilizzazione alla transizione verso l’energia pulita. 

    Secondo i dati ISPRA GHGs 2020 , l’agricoltura impatta per l’8,5% del totale delle emissioni, di cui circa un terzo è riconducibile alla zootecnia da latte. Mentre i  trasporti incidono per il 22,5%, l’industria manifatturiera per il 12%.

    In tema di energia pulita il settore si adopera particolarmente per quanto riguarda il lato stalla con la produzione di biogas, biometano e pannelli fotovoltaici sui tetti degli allevamenti animali.

     Si impegna anche in caseificio da cui si possono ottenere risparmi e recuperi, come la produzione di metano dai vari sottoprodotti lattiero- caseari per digestione anaerobica. 

    Giovanni Guarneri,  coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari, afferma che: “La cooperazione rappresenta il territorio di riferimento perché i suoi soci sono espressione dell’area geografica dove operano e le produzioni ne sintetizzano la storia, la cultura e la biodiversità”.

     Altro tema su cui si concentra l’impegno del settore è il benessere animale

    “La valutazione in allevamento richiede di considerare sia le condizioni oggettive in cui l’animale vive sia la sua risposta a queste condizioni di vita – continua Guarneri -. In Italia tutto ciò viene monitorato da un complesso meccanismo che si chiama Classyfarm, con ben 105 indicatori di rischio per le bovine da latte. Ebbene, sui 24.515 allevamenti e gli oltre 2.600.000 capi, il livello di benessere raggiunto nel 2022 è stato di 78,3, con una crescita di 2,6 punti rispetto all’inizio delle rilevazioni nel 2020. Un livello considerato buono e in continua progressione”. 


  • Cooperative di comunità: la strada verso il cambiamento

    Le cooperative di comunità sono un modello di innovazione sociale ideati per produrre vantaggi a favore della comunità e per valorizzarla.

    Nell’ultimo decennio molte comunità  hanno deciso di intraprendere la strada verso il cambiamento. Un cambiamento che parte dal basso ponendo al centro i cittadini  e la voglia di migliorare la qualità della loro cittadina di riferimento, istituendo le cooperative di comunità. Questo modello di innovazione sociale crea sinergia e coesione tra i cittadini, che diventano produttori e fruitori di beni e servizi.

    Nascono dall’unione di soggetti fisici o giuridici, in aree caratterizzate da condizioni di vulnerabilità, in cui lo sviluppo della cooperativa è funzionale per contrastare l’impoverimento sociale ed economico del territorio.

    L’ obiettivo principale che ogni comunità di cooperativa si pone è quello di produrre vantaggi a favore della comunità e valorizzarla, obiettivo conseguibile tramite la produzione di servizi che vadano ad incidere in modo stabile e duraturo sulla qualità della vita sociale ed economica della comunità di riferimento, favorendo un ritorno ad un modello sociale in cui il cittadino, le tradizioni, l’ambiente e la storia del territorio sono al centro del progetto.

    Casali del Manco:  futura cooperativa di comunità 

    Unire le forze, scommettere su un percorso di sviluppo locale e porre al centro le persone è il primo passo per un futuro migliore secondo l’amministrazione comunale di Casali del Manco, che guidata dal sindaco Stanislao Martire, presenta il progetto che porterà il piccolo borgo cosentino a diventare una Cooperativa di Comunità. L’idea nasce con lo scopo di valorizzare il meraviglioso territorio di cui si circonda, di migliorare la qualità della vita dei cittadini e promuovere nuove opportunità lavorative soprattutto per i giovani. 

    Il comune di Casali del Manco risulta assegnatario di un finanziamento di 1.500.000 derivante da avviso pubblico della Regione Calabria, destinato a realizzare il polo per la valorizzazione della qualità ambientale e della biodiversità agricola presso il Villaggio di Croce di Magara, la Cooperativa di Comunità e la Comunità Ospitale. 

    Il 17 marzo presso la Casa comunale di Casali del Manco, alla presenza di Maurizio Capelli e Gianluca Greco di Fondazione Futura e Daniele Donnici di Destinazione Sila, si terrà un primo confronto pubblico sulle opportunità offerte dalla futura cooperativa di comunità di Casali del Manco.

    Verranno presentate le tappe per la sua costituzione, che avverrà tramite atto notarile e sarà istituito un comitato promotore formato dai cittadini, che avranno il compito di coordinare la campagna di informazione sociale, la redazione del budget e il business plan (triennale) della futura cooperativa di comunità.


  • CER: a che punto siamo in Calabria?

    In Calabria sono stati istituiti alcuni progetti per la realizzazione di alcune comunità energetiche che potrebbero rivelarsi una possibile soluzione alla crisi energetica in corso nel nostro paese.

    Negli ultimi anni per fronteggiare la crisi energetica e per favorire la transizione ecologica si sente parlare spesso di comunità energetiche rinnovabili (CER).  

    La CER consiste in un insieme di soci che decidono di collaborare per produrre energia da fonti rinnovabili. L’associazione è composta dai soci  produttori, aderenti in quanto proprietari di impianti di produzione da energia rinnovabile, che consumano l’energia a loro necessaria rimettendo in circolo quella che non viene utilizzata e dai soci consumatori che consumano l’energia generata dei produttori. Per il suo funzionamento si dota di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo condiviso di energia elettrica da fonti rinnovabili. 

    Anche in Calabria sono stati avviati dei progetti per la realizzazione di alcune comunità energetiche rinnovabili.

    Lo scorso 16 gennaio è  stata inaugurata a San Nicola da Crissa, in provincia di Vibo Valentia, la prima CER della Calabria, che è anche la seconda comunità energetica solidale d’Italia pienamente operativa. Per la realizzazione del progetto l’amministrazione comunale ha messo a disposizione il tetto della scuola locale dove è stato installato un impianto fotovoltaico da 66,8 kWp.

     È recente la notizia della prossima realizzazione di una comunità energetica anche sul territorio comunale di Casali del Manco. Con la delibera di giunta comunale n. 10 del 15 febbraio 2023 è stato formalizzato un atto d’indirizzo al responsabile del settore 4 per l’adozione degli atti gestionali finalizzati alla redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica della costituzione di una comunità energetica sul territorio del piccolo borgo cosentino.

    Questa iniziativa, secondo l’amministrazione comunale, porterà benefici sia alla cittadinanza che ai proprietari degli impianti. I benefici per il Comune vanno dal GSE, all’abbattimento dei costi energetici, agli utili dai ricavi di vendita dell’energia per i cittadini aderenti. I benefici per l’Ambiente sono la riduzione della percentuale di sostanze inquinanti con conseguente meno spreco di energia ed il perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione energetica entro il 2030 e decarbonizzazione totale entro il 2050. Infine i benefici sociali con la lotta alla “povertà energetica” e la promozione della coesione sociale ed energetica.


  • energia rinnovabili

    Comunità energetiche rinnovabili: modello innovativo di gestione dell’energia

    Le comunità energetiche potrebbero rivelarsi un modello innovativo per affrontare la crisi energetica e le future sfide in ottica di transizione ecologica.

    Le comunità energetiche rinnovabili potrebbero rivelarsi uno  strumento strategico per affrontare la crisi energetica e le future sfide riguardanti la transizione ecologica.

    In Italia grazie alla conversione in legge del decreto Milleproroghe 162/2019 , saranno favorite la diffusione delle energie verdi e sostenibili compiendo molti passi in avanti nel campo delle comunità energetiche rinnovabili, previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE).

    Giorgio Nanni, responsabile Ambiente e Energia di Legacoop, è stato ospite il 7 marzo di 

    Sportello Italia su Rai Radio 1, per discutere di alcune novità in tema di Comunità energetiche rinnovabili (CER).

    Possiamo immaginare le comunità energetiche – ha dichiarato Nanni- come interventi di agopuntura territoriale, sociale e ambientale, dove i punti vitali sono le cabine primarie attorno alle quali si consolida la comunità che poi dovrà gestire e modificare i profili di consumo e di produzione delle energie rinnovabili”.

    Cosa sono e come funzionano le comunità energetiche rinnovabili?

    Una CER è un’associazione di cittadini privati, di agenti pubblici locali o aziende che decidono di collaborare e mettere insieme le proprie forze, costituendo un ente legale, per produrre energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, con l’obiettivo di condividere un bene fondamentale a costi vantaggiosi, riducendo lo spreco energetico. Tramite l’attuazione di questo modello si vuole far evolvere il consumatore in “prosumer” o “consumattore”, soddisfacendo così il fabbisogno energetico e incentivando  anche la nascita di nuovi modelli socio economico caratterizzati dalla circolarità.  

    “È una forma di energia a km 0“, ha spiegato Nanni, “che consente a chi non ha la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili di partecipare alla trasformazione energetica e al mercato dell’energia, ma l’obiettivo principale è di aiutare il sistema elettrico ad essere bilanciato rispetto ad un fenomeno, quello delle fonti rinnovabili, che per sua natura è intermittente e non programmato. Si tratta di un serio aiuto alla rete di distribuzione nazionale, che è un patrimonio enorme”.

    I vantaggi di una CER

    Le CER sono state istituite con lo scopo di ridurre le disuguaglianze sociali: associarsi e collaborare per perseguire un obiettivo comune (la diminuzione dei costi energetici e delle emissioni inquinanti) favorisce la coesione della comunità e promuove modelli di inclusione e collaborazione socialeper diminuire l’impatto ambientale tramite l’utilizzo delle fonti rinnovabili e incentivando l’utilizzo di energia verde, così da diminuire le emissioni di gas ad effetto serra ; per garantire benefici economici  alle comunità coinvolte: condividere risorse permette ai cittadini e agli enti locali di ottenere un elevato risparmio economico grazie alla riduzione dei costi dell’energia. 

    Nanni nell’intervista sottolinea che le CER sono in aumento: “ A novembre parlavamo di 17 CER, recentemente una coop è stata registrata come 34esima”. 


  • Workers buyout: possibile soluzione alla crisi

    I WBO producendo una serie di benefici sia per i lavoratori che per le istituzioni, potrebbero rivelarsi uno strumento vincente per affrontare la crisi e nel caso di passaggio generazionale.

    Il 3 e il 4 marzo si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica, il 41° Congresso Nazionale di Legacoop. 

    La prima giornata si è aperta con i messaggi istituzionali di buon congresso da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della Premier Giorgia Meloni.

    A seguire l’intervento del presidente Legacoop Mauro Lusetti che dopo 9 anni ha lasciato il suo incarico, cedendo il posto a Simone Gamberini.

    Presenti all’evento anche Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e di Alleanza delle cooperative, Giovanni Schiavone, presidente AGCI e co-presidente di Alleanza, don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera. 

    Durante la tavola rotonda “Il PNRR nella sfida della sostenibilità”, si sono confrontati Giovanna Barni, presidente di CulTure Media; Alessandro Hinna, presidente di Consorzio Nazionale Servizi; Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis; Irene Tinagli, presidente della commissione Affari economici al Parlamento europeo; Alberto Bagnai, vice presidente della commissione Finanze della Camera.

    All’evento sono intervenuti anche  il ministro per le Politiche Ue e il PNRR, Raffaele Fitto, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la ministra del Lavoro Elvira Calderone che ha definito la cooperazione come “il punto d’incontro tra esigenze delle imprese e delle persone ed è in grado di rispondere bene alle crisi”. L’innovazione, inclusione, le politiche di genere sono vostre peculiarità che abbraccio in pieno”, ha continuato, aggiungendo che il workers buyout “è uno strumento centrale: bisogna studiare insieme strategie che consentano al wbo di essere uno strumento difensivo in caso di crisi d’impresa e in parallelo nel caso di passaggio generazionale”.

     “Altro strumento che considero molto importante-  ha dichiarato– è la cooperazione sociale che consente alle persone svantaggiate di entrare nel mercato del lavoro: va rivitalizzato per la sua importanza”.

    Ma cosa sono i Workers buyout? 

    Con il termine Workers buyout si intendono tutte quelle cooperative nate per iniziativa dei dipendenti che rilevano l’azienda in crisi riuscendo in questo modo a mantenere  un’attività produttiva e il proprio posto di lavoro. 

    Negli ultimi anni segnati dalla pandemia e dalla crisi in Italia molte realtà industriali non riescono a sopportare i costi in continuo aumento , ad avere un buon cambio generazionale e sono così destinate alla chiusura.

    Quali sono i benefici dei workers buyout? 

    Il workers buyout produce una serie di benefici sia per i lavoratori, che per le istituzioni e il territorio. 

    Attraverso il workers buyout,  i lavoratori creano un’alternativa occupazionale

    Salvaguardano il know how acquisito nel tempo, che potrebbero disperdersi e rendersi irrecuperabili, poiché la scomparsa di un’azienda implica non solo la perdita  di posti di lavoro, ma anche la dispersione di conoscenze e competenze acquisite negli anni. 

     Permettono di attivare sviluppi aziendali sostenibili e promuovere un piano di sviluppo adeguato a quelle che sono le esigenze dell’impresa. 

    Molte volte, poi, vanno a tutelare una produzione tipica, che altrimenti andrebbe perduta, oppure assicurano in un’area geografica la permanenza di un’impresa che tradizionalmente appartiene a un certo territorio.

    In Italia le società cooperative esito di WBO attualmente attive impiegano oltre 4 mila dipendenti e generano un fatturato totale di circa 490 milioni di euro. 

    Trasformare un’impresa in una cooperativa attraverso il WBO è un percorso importante, da non sottovalutare. Il modello cooperativo, coniugando innovazione e lavoro con etica, solidarietà e sostenibilità si è rivelato molto efficace nel salvaguardare e costruire molti posti di lavoro, mantenendo stabile il tasso occupazionale e di essere una valida alternativa al modello capitalistico.


  • Simone Gamberini nuovo presidente Legacoop

    Simone Gamberini è stato nominato presidente di Legacoop Nazionale. Gamberini succede a Mauro Lusetti che termina il suo mandato dopo 9 anni.

    Si è concluso il 4 marzo il 41° Congresso nazionale Legacoop , “L’impresa del futuro:cooperativa per tuttə”. Due giornate piene di partecipazione all’insegna delle testimonianze e degli interventi  dei delegati cooperatori. Al termine dei lavori la Direzione nazionale eletta dal congresso si è riunita nominando per acclamazione il candidato unitario Simone Gamberini a nuovo presidente di Legacoop Nazionale.
    Sono stati eletti alla carica di vice-presidente Attilio Dadda, presidente Legacoop Lombardia e Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali. Gamberini succede a Mauro Lusetti, che termina il suo mandato dopo 9 anni. 

     “Permettetemi di ringraziare Mauro Lusetti, in questi anni abbiamo costruito una metrica comune che ha avuto nella lealtà e nella condivisione degli obiettivi comuni i suoi tratti distintivi, anche in questi mesi di convivenza congressuale in giro per l’Italia”. Ha detto Gamberini rivolgendosi al presidente uscente.

    La nostra intervista all’ex presidente Mauro Lusetti in occasione di Coopstartup 2015.

    Nel suo discorso di fine mandato Lusetti ha replicato: “Dopo 10 anni posso dire di aver contato su un capitale di persone passionali e competenti, che mi hanno sostenuto rendendo quest’esperienza ricchissima. Passo il testimone a un Cooperatore con la C maiuscola.” – ha replicato Lusetti – “Uomo d’esperienza e grande visione, che darà slancio alla nostra Associazione. Chiudo il mio mandato soddisfatto, orgoglioso, commosso. Arrivederci a tutti!”.

    Nel suo primo intervento il neo presidente ha sottolineato: “ La sfida decisiva per le cooperative riguarda la propria identità, la vocazione a tenere insieme interessi individuali di socie soci e quelli collettivi della comunità, per rispondere a bisogni di tutela e uguaglianza dei più deboli”

    Con la scommessa di sempre: generare quotidianamente efficienza e solidarietà, continuare l’esercizio della funzione sociale che ci è stata affidata dalla Costituzione e contribuire a ricostruire un nuovo ascensore sociale, che deve garantire un alto rapporto tra qualità della vita e qualità del lavoro, ridurre gli attuali gap di genere e generazione e favorire pari opportunità di partecipazione e crescita per tutti. In questi termini, il movimento cooperativo può partecipare da vero protagonista e da attore dell’economia sociale di stampo europeo. Rimettendo la cooperazione al centro dell’agenda politica ed economica del Paese, candidandosi a rappresentare un’opportunità per la sua crescita inclusiva e sostenibile”.

    Continuare la scalata verso una sostenibilità a 360° e verso una reale transizione ecologica e digitale continuerà ad essere il centro delle azioni, dei servizi e dei progetti messi in atto dalle cooperative.

    “In concreto dobbiamo mettere la cooperazione al centro dell’agenda politica, affermando con forza che siamo un’opportunità per l’Italia, che possiamo essere soggetti attivi delle tante transizioni che viviamo. Dobbiamo passare dalla “richiesta”, alla “proposta”. ci candidiamo ad essere attori della transizione ecologica e della sostenibilità, con le nostre filiere dell’agroalimentare, i processi di economia circolare cooperative, le eccellenze in tema di riuso e riciclo, i processi di rigenerazione urbana, sociale e culturale”, ha proseguito Gamberini. “Attori della transizione digitale, che vogliamo democratica e mutualistica, valorizzando le sperimentazioni di piattaforme digitali cooperative per diffonderle in larga scala, proponendo il mutualismo digitale, essenziali per il futuro delle cooperative e della società intera”.

    Altro tema centrale nel discorso del neo presidente è stato il lavoro.  Gli appalti pubblici a causa dell’inflazione galoppante e dei rincari energetici non coprono più i costi sostenuti dalle imprese e per tale ragione, secondo i rappresentanti delle cooperative, è necessario adeguare i contratti al costo dell’inflazione. Solo così sarà possibile salvare i posti di lavoro delle persone che operano nella comunità.

    “Vogliamo garantire a chi lavora nelle nostre cooperative un lavoro dignitoso, ben pagato, nel pieno rispetto dei CCNL. E questo chiama direttamente in causa le responsabilità del settore pubblico, con il quale molte delle nostre cooperative lavorano: è inaccettabile- afferma Gamberini– che il pubblico generi lavoro povero, ricorrendo ad appalti al massimo ribasso più o meno mascherato. Se l’inflazione si stabilizzerà su tassi superiori al passato, va messo un limite. Un servizio non può diminuire in valore reale, ma dovrà essere adeguato. Solo così si potrà competere veramente sulla qualità del servizio e non più sul ribasso dei costi, scaricandolo sui lavoratori. Noi non possiamo limitarci a dire che il mercato non consente condizioni migliori; vogliamo invece impegnarci per promuovere un nuovo partenariato tra pubblico, privato e privato sociale. Un partenariato solidale che non veda nella concorrenza l’unica pietra angolare nei rapporti tra pubblica amministrazione e imprese, ma che assegni un valore essenziale alla fiducia reciproca, alla legalità, alla correttezza, alla trasparenza. Occorre, insomma, affermare una prassi di co-programmazione e di co-progettazione che consenta di garantire servizi di qualità senza comprimere i diritti dei lavoratori».


  • 41° Congresso nazionale Legacoop: cooperazione, impresa del futuro

    Si terrà a Roma dal 3 al 4 marzo 2023 il 41° congresso nazionale Legacoop. Nella giornata del 2 marzo si è tenuta una giornata introduttiva e ad aprire i lavori è stato il presidente Mauro Lusetti.

    Sono previsti 3 giorni di grande partecipazione al 41° Congresso nazionale Legacoop, che si svolgerà a Roma dal 3 al 4 marzo, presso l’Auditorium Parco della Musica. Ieri 2 marzo si è tenuta  la giornata introduttiva del Congresso e ad aprire i lavori è stato il presidente Mauro Lusetti, descrivendo il percorso che ha portato l’Associazione all’evento. 

    “I 24 congressi regionali, le 5mila persone coinvolte e le istituzioni che hanno preso parte al percorso che ci ha portato fino a qui – dichiara Lusetti– sono il segno di un’Associazione fortemente radicata e dotata di soluzioni per le regioni di riferimento. Questo risultato non è frutto del caso ma segno del lavoro costante, del ruolo che Legacoop ha avuto durante la pandemia, del rapporto solido con le imprese associate. La cura con cui è stato allestito questo Congresso e quelli regionali è vero amore per la nostra Associazione”

    Nella stessa giornata Annamaria Ricci di 4FORM – Ente di Formazione Nazionale di Legacoop e Attilio Dadda, membro ICA e presidente di Legacoop Lombardia, hanno raccontato il percorso di attualizzazione dei 7 principi cooperativi esponendo il lavoro svolto in questi quattro anni per quanto riguarda i gruppi su lavoro, welfare, legalità, innovazione e Sostenibilità.

    Di innovazione ha parlato anche la Fondazione PICO tramite la sua referente Anna Loscalzo, secondo cui obiettivo principale è capire come gli strumenti digitali possano entrare nel mondo della Cooperazione e a tal ragione il gruppo Legacoop ha sviluppato 2 progetti: Sulle Piattaforme digitali cooperative e sulla cultura digitale cooperativa. 

    Sempre per la Fondazione PICO, Katia De Luca e Stefania Farsagli hanno evidenziato che grazie ai Nodi territoriali e al progetto Cooperazione digitale con Alleanza delle Cooperative Italiane e Google.org, sempre più cooperative, incluse le più piccole, sono in grado di popolare il mercato con servizi innovativi e tecnologie complesse.

    Altri temi trattati durante la giornata riguardano il Servizio civile di Legacoop, il bilancio di sostenibilità dell’Associazione, i servizi di Centri in rete.