Categoria: GreenTech

  • copenaghen green economy

    È Copenaghen la città più verde del mondo. Lo dice la quinta edizione del Global Green Economy Index, lo studio realizzato dal DualCitizenLLC sulla sostenibilità ambientale basato su un campione di 80 paesi del mondo e oltre 50 città. 

    L’indagine esamina il rendimento dei territori analizzati in base ai seguenti indicatori: leadership e cambiamento climatico; efficienza industriale; marketing e investimenti; sviluppo ambientale.
    copenaghen green economyCopenaghen conferma il primato mondiale del Nord Europa in termini di green economy. Lo fa grazie ad una rete di piste ciclabili efficiente, a costruzioni sostenibili e alla diffusione capillare di supermercati biologici. Alle spalle della capitale danese troviamo un’altra capitale del verde, ovvero Stoccolma.
    Ai piedi del podio si colloca invece Vancouver, davanti ad Oslo e Singapore.
    L’Europa e nello specifico l’Europa del Nord dominano questa graduatoria con ben sei città nella top ten.

    Per quanto riguarda, invece, le singole nazioni, svetta la Svezia che ormai da parecchi anni ha intrapreso un percorso deciso verso la sostenibilità ambientale e lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Un obiettivo che viene perseguito innanzitutto attraverso la riduzione delle emissioni di materiale inquinante (-23% dal 1990).
    Parliamo dello stesso paese che sta discutendo in questi giorni una proposta di legge per certi aspetti rivoluzionaria. Il governo guidato dai socialdemocratici e dai verdi ha proposto di abbassare dal 25% al 12% l’Iva per chi decidere di far riparare i piccoli beni e di riutilizzarli per altri scopi riducendo così il numero di rifiuti.
    L’idea è anche quella di far crescere l’industria delle riparazioni, un settore scarsamente professionalizzato e che può accogliere i tanti migranti in cerca di lavoro.
    In parallelo è stata pensata anche una “chemical tax” per i costi di smaltimento dei prodotti abbandonati.
    Capiamo benissimo, dunque, come e perché la Svezia e la Scandinavia siano sempre ai primi posti nelle classifiche su ambiente e sostenibilità.
    Nella classifica del Global Green Economy Index al secondo posto troviamo la Norvegia, davanti a Finlandia, Svizzera e Germania. L’Italia, invece, si deve accontentare del sedicesimo posto.



  • green-italy-1C’è un’Italia che punta in maniera convinta sulla green economy ed è anche l’Italia più digitalizzata e con un miglior rendimento sui mercati esteri. 

    È questo quanto emerge da GreenItaly, il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere sulle imprese e gli enti locali che investono sulla sostenibilità ambientale, presentato oggi a Roma. Al momento il 44,5% della domanda di lavoro riguarda i cosiddetti green jobs e posizioni con competenze green.
    Nel 2016 le assunzioni che riguardano l’ambito della green economy dovrebbero arrivare a quota 249.100 e nei prossimi anni un’azienda green su tre si aspetta di veder crescere il proprio tasso di occupazione.
    Le imprese hanno capito, dunque, che puntare sul risparmio energetico ed in generale sulla sostenibilità ambientale, non solo è una scelta socialmente responsabile, ma ha anche dei grandi ritorni economici.

    Basta osservare alcuni dati emersi nel corso della presentazione di GreenItaly per comprendere la portata del fenomeno. Le aziende che investono su tecnologie verdi (quasi 400mila) sono quelle che esportano di più. Il 46% di esse è presente sui mercati esteri contro il 27,7% delle realtà che non puntano sulla green economy.
    La tendenza è la medesima se ci concentriamo sul fatturato. Il 35,1% delle imprese green ha aumentato il proprio fatturato nel 2015 contro il 21,8% delle altre imprese.
    In generale, aggregando le performance in termini di internazionalizzazione, occupazione, fatturato e digitalizzazione delle imprese green e confrontandole con le realtà che non investono sulle tecnologie sostenibili, notiamo uno scarto di ben 15 punti percentuali a favore delle prime.

    Innovazione e sostenibilità ambientale vanno di pari passo. E l’Italia, da questo punto di vista, è tra i leader a livello europeo. Il nostro paese, ad esempio, è primo in Europa per aumento del riciclo di imballaggi ed è secondo per tasso di riciclo.
    Fa meglio per quanto riguarda il riciclo industriale, ambito che vede l’Italia al primo posto in Europa con 47 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi riciclati nel 2012 contro i 43,6 milioni di tonnellate della Germania.
    Il rapporto GreenItaly, inoltre, evidenzia che l’indice di Eco-efficienza (indicatore che prende in considerazione gli ambiti dell’energia, della materia, delle emissioni atmosferiche e dei rifiuti rapportati al valore di produzione) dell’Italia è inferiore solo a quello del Lussemburgo e dimostra, dunque, come le aziende italiane siano tra le più attente a livello europeo alle questioni ambientali.



  • Che importanza ha la variabile ambientale nella produzione di beni e servizi delle imprese italiane?
    La prima relazione in Italia sulla green economy, elaborata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, evidenzia come nel nostro paese esista un’attenzione maggiore verso le tematiche ambientali da parte delle realtà aziendali.

    Secondo questa indagine, il 42% delle imprese italiane sta orientando la proprio produzione verso un minore impatto ambientale, riducendo, ad esempio, l’emissione di sostanze tossiche.
    Per la precisione il 27,5% delle aziende italiane viene definito “core green“, ovvero sono nate mettendo i valori ecologici al centro della propria attività. La maggior parte delle imprese “core green” si trova nel campo dell’agricoltura (40,6%), seguite dall’edilizia (38,8%) e dall’industria (35,4%).
    Il 14,5% delle imprese italiane, invece, è “go green“. Con questa dizione si intendono le realtà aziendali che nel corso del tempo hanno fornito una maggiore attenzione verso le tematiche ambientali. In questa categoria, la percentuale più alta è rappresentata dall’industria (25,8%), seguita dal commercio (16,7%), agricoltura (15,5%) ed edilizia (12,6%).
    C’è, dunque, in generale una maggiore sensibilità verso i temi ambientali, un’attenzione che sembra essere più forte tra i cittadini, le imprese ed il Terzo Settore rispetto alle istituzioni, dove ambiente e risparmio energetico hanno ancora un ruolo marginale.
    L’esempio migliore della relativa centralità dell’ambiente è dato dalla scarsa programmazione sugli incentivi per le fonti rinnovabili. Ogni anno assistiamo a continui ripensamenti che sconsigliano gli imprenditori dall’investire in questo settore.
    Non è un caso che nel 2014, gli investimenti in fonti rinnovabili si siano ridotti del 71% per effetto della disposizione che ha sancito il taglio retroattivo degli incentivi. Gli ambiti che hanno subito i maggiori contraccolpi sono stati quelli del fotovoltaico e dell’eolico.
    Solo effettuando una programmazione reale in tema di produzione a basso impatto ambientale, l’Italia potrà diventare all’avanguardia nel campo della green economy, senza affidarsi solamente all’iniziativa di pochi imprenditori e cooperatori innovativi.



  • L’epoca della digitalizzazione ha portato con sé un numero sempre crescente di prodotti elettronici acquistati. Tra Pc, smartphone, tablet, televisioni ed elettrodomestici c’è un continuo ricambio di strumenti elettronici.
    Viene spontaneo da chiedersi, però, che fine fanno i prodotti inutilizzati.

    Una ricerca condotta da Nazioni Unite e Interpol ha svelato come in Europa solo un rifiuto elettronico su tre venga riciclato correttamente. Il resto viene rivenduto o gettato impropriamente.
    I paesi migliori sono Svezia e Norvegia che riciclano l’85% dei prodotti elettronici, in fondo alla classifica troviamo invece Romania, Spagna e Cipro con meno del 20%.
    L’Italia, dal canto suo, ha mostrato negli ultimi anni una maggiore consapevolezza sulle tematiche ambientaliste e sull’importanza della raccolta differenziata. Anche in merito al riciclo dei prodotti elettronici ci sono stati dei decisi passi in avanti, soprattutto per quanto riguarda i piccoli elettrodomestici.
    businessNel 2014 Il Consorzio Ecolight, ovvero uno dei maggiori sistema di raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), ha aumentato la quantità di rifiuti elettronici raccolti dell’11% rispetto al 2013, passando da 14.300 a 16.000 tonnellate. Anche nei primi mesi del 2015 c’è stato un aumento dell’8% di RAEE raccolti.
    I dati sull’Europa sono molto preoccupanti, se pensiamo che dal mancato riciclo dei prodotti elettronici c’è una perdita stimata addirittura in 1,7 miliardi di euro l’anno. Al loro interno, infatti, ci sono materiali come il rame che possono essere riutilizzati e che hanno un costo molto elevato.
    È necessaria, dunque, una corretta campagna di informazione nei confronti del consumatore. L’acquisto quasi compulsivo di digital devices e la volontà di possedere ad ogni costo l’ultimo modello di iPhone rischia, infatti, di compromettere il futuro delle prossime generazioni.



  • Oggi al Padiglione della Società Civile, Cascina Triulza, si terrà Festambiente Expo. Si tratta di un’iniziativa di Legambiente, della durata di tre giorni (5-6-7 giugno), che si svolge in occasione della giornata mondiale dell’ambiente. Proprio in queste ore è attesa la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
    Il Capo dello Stato avrà modo di visitare il Padiglione della Società Civile ed esprimere tutto il proprio sostegno verso le attività ambientaliste e più in generale verso l’operato dell’intero Terzo Settore.

    festa ambienteFestambiente Expo sarà una preziosa opportunità per approfondire temi come la fame nel mondo, la qualità e la sicurezza alimentare, l’agricoltura bio ed il turismo sostenibile.
    Nella giornata odierna si terranno una serie di incontri sulla gestione intelligente del servizio idrico, sul riciclaggio dell’olio vegetale esausto e sulla qualità del cibo, più altre premiazioni che riguarderanno soggetti che si sono distinti nelle questioni ambientaliste.
    L’obiettivo è far conoscere le realtà italiane più virtuose, aziende, associazioni ed esponenti della società civile che pongono tra le loro priorità i bisogni degli esseri umani e della Terra combattendo il modus operandi delle multinazionali del cibo.
    L’Italia è da questo punto di vista un territorio fertile. Sono sempre di più, infatti, le piccole realtà agricole che danno spazio alle esigenze della comunità locale, esaltandone le tradizioni ed applicando ad esse le nuove tecnologie.
    Nel nostro viaggio alla ricerca delle eccellenze cooperative abbiamo incontrato tante imprese in grado di coniugare i concetti di innovazione e tradizione.

    Expo può essere uno straordinario veicolo pubblicitario per queste realtà. Nutrire il pianeta significa aver rispetto delle sue risorse e rendere il diritto al cibo come un diritto inalienabile per tutti i cittadini.
    La visita di Mattarella offrirà sicuramente ulteriore visibilità a queste tematiche, divenute ormai imprescindibili nel dibattito pubblico. Trovare nuove soluzioni per uno sviluppo sostenibile e per una redistribuzione più equa delle risorse rappresenta, infatti, un dovere morale e un profondo atto di responsabilità.



  • Ambiente e tecnologia sono due mondi all’apparenza molto distanti di loro, eppure possono interagire in maniera estremamente positiva. I numerosi progetti di smart city implementati in tutto il mondo sono la perfetta dimostrazione di come possano esistere città più intelligenti, tecnologiche e pulite.
    L’ultima innovazione potrebbe davvero rappresentare un passo importante verso l’interazione totale tra il mondo dell’innovazione e quello dell’ambiente.
    Esiste, infatti, un social network che permette addirittura ai cittadini di segnalare i danni quotidiani che vengono fatti al territorio: discariche abusive, incendi ed episodi di inquinamento in generale. Allo stato attuale sono moltissime le segnalazioni che giungono alle istituzioni attraverso Facebook, Twitter, YouTube o Instagram.
    Il problema, però, risiede nel mancato recepimento da parte di chi di dovere, che il più delle volte reputa poco attendibili queste “fonti di informazione”.

    qcumberIl problema potrebbe essere risolto attraverso la creazione di un social network specifico per il monitoraggio ambientale. Si tratta di Qcumber, una piattaforma già esistente ma implementata in questi giorni grazie all’intervento di Microsoft.
    Nel corso della conferenza 2015 della IAIA – International Association for Impact Assessments – svoltasi quest’anno a Firenze (prima volta assoluta in Italia), l’azienda americana ha annunciato l’accordo con Qcumber, Altea e STMicroelectronics per aumentare la qualità del suddetto social network.
    Gli utenti di Qcumber possono servirsi di Google Maps per segnalare e localizzare i problemi, ma c’è di più; attraverso uno speciale algoritmo potranno addirittura proporre delle soluzioni ai problemi riscontrati, consentendo così una positiva interazione tra cittadini ed istituzioni.
    Anche gli enti locali, infatti, potranno avere accesso ai servizi di Qcumber, sfruttando il suo carattere specifico per le questioni ambientali, il che lo rende più affidabile rispetto agli altri social.
    La collaborazione con Altea e STMicroelectronics consentirà, inoltre, alle amministrazioni locali di installare dei sensori per rilevare la qualità dell’aria ed il livello di smog.
    Il monitoraggio ambientale della propria città o della propria regione può diventare così sempre più dettagliato, dimostrando come tecnologia ed ambiente possano sposarsi alla perfezione.



  • Un documento condiviso, un’assunzione di responsabilità a livello internazionale per combattere gli sprechi e garantire ai cittadini una maggiore sicurezza alimentare.
    Si tratta della Carta di Milano, la cui bozza sarà presentata tra oggi e domani al Palazzo Vecchio di Firenze. Tanti gli ospiti che illustreranno una serie di relazioni sulla tematica: dal ministro delle politiche agricole e delegato all’Expo Maurizio Martina ad Emma Bonino e Romano Prodi.
    Il mondo delle istituzioni e della società civile italiana intende sfruttare la visibilità mondiale che offrirà Expo alla città di Milano e all’Italia intera per avviare politiche di sviluppo sostenibile a livello mondiale.

    expoDal 7 febbraio scorso un apposito comitato scientifico, incaricato dal Governo italiano e da Expo, sta elaborando la carta di Milano. Nello specifico l’Itala inviterà la comunità internazionale ad avviare nuovi modelli di sviluppo sostenibile, un’agricoltura rispettosa delle biodiversità e delle politiche attive efficaci per ridurre le diseguaglianze.
    La bozza sarà elaborata in questi giorni, dopodiché verrà discussa prima in Parlamento e poi a Bruxelles. Il 28 aprile il documento ufficiale verrà presentato a Milano e potrà essere sottoscritto all’interno di Expo.
    L’esposizione universale sarà una straordinaria opportunità per sensibilizzare istituzioni e cittadini sulle tematiche della sicurezza alimentare e sulla lotta agli sprechi.
    Durante i sei mesi di durata di Expo, cittadini, imprese e altri esponenti della società civile potranno sottoscrivere il documento, disponibile sia all’interno dell’esposizione che sul sito dell’evento.
    Non si tratta, però, di una semplice firma ma di una vera e propria assunzione di responsabilità con la quale i firmatari dichiarano di “avere consapevolezza e cura del della natura del cibo di cui ci nutriamo e di consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno“.

    Diventa fondamentale sensibilizzare le persone su queste tematiche, soprattutto in un periodo di recessione, dove la povertà e le diseguaglianze sono in forte aumento e le questioni dell’inquinamento e dell’igiene pubblica minacciano il presente ed il futuro della popolazione mondiale.
    La Carta di Milano vuole un essere un input per la discussione su scala globale delle nuove sfide del Terzo Millennio. Per questo motivo il 16 ottobre, al termine di Expo, il documento verrà consegnato al segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, affinché anche l’Italia possa svolgere un ruolo da protagonista nella definizione delle politiche di salute pubblica a livello internazionale.


  • latte granarolo

    Le imprese che puntano sulla green economy saranno il futuro del tessuto economico italiano.
    A rivelarlo sono gli stessi imprenditori nostrani: per la precisione il 98% di essi dichiara che bisogna puntare sul risparmio energetico e su nuovi modelli di sviluppo incentrati sul rispetto ambientale.
    La strada dell’eco-innovazione rappresenta l’unica via per poter uscire dalla crisi, poiché permette di abbattere i costi creando allo stesso tempo un prodotto di alta qualità.
    Vale per il settore agricolo come per quello industriale: sfruttare le energie rinnovabili, adottare un processo produttivo pulito ed investire in nuove tecnologie, che contemplino il rispetto dell’ambiente, rappresenta la via maestra del futuro.

    latte_fresco_Il Rapporto sulla green economy 2014 ci fornisce ulteriori spunti a riguardo. Tale graduatoria, elaborata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dall’ENEA, analizza vari aspetti relativi al grado di implementazione dell’economia verde nei paesi dell’Eurozona.
    L’analisi è divisa in quattro sezioni: la prima parte è dedicata alle imprese che investono su beni e servizi ambientali, la seconda sulla cosiddetta eco-innovazione, la terza analizza il parere degli imprenditori europei sull’argomento, mentre l’ultima parte elenca dieci misure necessarie per l’implementazione di un nuovo modello di sviluppo incentrato sul rispetto ambientale.
    Da questo punto di vista sarà necessario un profondo riassetto normativo che coinvolga in primo luogo i centri urbani attraverso un progetto di riqualificazione delle città; oltre ad investire nelle infrastrutture green, però, si dovrà attuare anche un piano di defiscalizzazione per quelle aziende che decideranno di investire nelle tecnologie verdi.

    Riteniamo non sia un caso che ai primi posti di questa classifica ci siano Svezia, Finlandia e Germania, ovvero tre paesi all’avanguardia in termini di innovazione tecnologica e di sperimentazione, nonché ai vertici europei in materia di occupazione.
    Ci sono, però, buone notizie per l’Italia. Il nostro paese ha avuto una lenta risalita in questa graduatoria, passando dal quindicesimo al dodicesimo posto, segno che le imprese italiane stanno iniziando a comprendere l’importanza dell’eco-innovazione.
    Spetta adesso alle istituzioni italiane ed europee proporre un quadro normativo di favore, perché la green economy è senza dubbio la migliore via per abbattere i costi e rilanciare i profitti in tempo di crisi.



  • Avete mai pensato alla possibilità di “spillare” il miele? Si avete capito bene, il miele come la birra.
    L’ultima incredibile invenzione di Flow Hive, commercializzata sulla piattaforma di crowfunding Indiegogo, rivoluzionerà con ogni probabilità la produzione del miele.
    Allo stato attuale, tale processo richiede ore e ore di lavoro ed attrezzature specifiche per evitare di essere punti dalle api.

    mieleCon la nuova arnia, invece, inventata da Cedar e Stuart Anderson in Austrialia, la lavorazione e la produzione del miele avrà un enorme abbattimento dei costi e una notevole riduzione dei tempi.
    Basterà, infatti, azionare una semplice valvola ed il miele prodotto dalle api all’interno dell’arnia uscirà attraverso appositi rubinetti.
    La procedura è talmente semplice da sembrare irreale. Ed invece è tutto vero ed è frutto di una sperimentazione durata circa dieci anni.
    L’invenzione degli Anderson sarà destinata a cambiare l’intero mondo dell’apicoltura. Lo testimoniano i commenti favorevoli riportati in questo video da parte di esperti del settore ed il boom di ordinativi ricevuti nella piattaforma Indiegogo.
    L’obiettivo di Flow Hive era raccogliere circa 70mila dollari, ma in meno di 5 giorni sono stati raccolti ordini per un totale di oltre 3 milioni di euro.

    Il motivo del successo non è da ascrivere semplicemente alla semplificazione delle operazioni di produzione del miele dettate dalla nuova arnia, ma va attribuito anche ad i costi esigui della nuova attrezzatura.
    Basti pensare che l’arnia più piccola costa 290 dollari, mentre quella più grande e completa 600 dollari.
    Si tratta di cifre esigue se pensiamo alla grandezza dell’innovazione e al tempo che verrà risparmiato nella lavorazione del miele, che permetterà agli apicoltori di aumentare la produzione e con essa i ricavi.
    La nuova arnia di Flow Hive è l’ennesima dimostrazione di come l’innovazione possa davvero semplificare la vita delle persone, anche in un settore tradizionale come quello agricolo.



  • Fondazione Vodafone Italia, in collaborazione tecnica con PoliHub, offre un’opportunità unica per tutti gli innovatori.
    Il nuovo bando Think for social mette a disposizione risorse fino ad un milione di euro per la realizzazione di progetti di innovazione sociale. L’iniziativa in questione promuove l’utilizzo delle nuove tecnologie per soddisfare i bisogni della comunità di riferimento.

    think for socialSono tante le esigenze e le richieste di ogni singolo territorio, istanze che spesso lo Stato ed i privati non sono in grado di soddisfare. Tocca allora ai comuni cittadini, attraverso associazioni no-profit, cooperative o semplici gruppi di studenti provare ad adempiere a tali richieste.
    L’unico strumento in loro possesso è la creatività. Le idee e l’originalità, ovviamente, sono alla base di tutto.
    Ma in un contesto difficile come quello italiano, troppo spesso mancano le risorse per realizzare progetti innovativi a servizio della comunità.

    Think for social nasce con l’obiettivo di sopperire a questa mancanza, promuovendo l’ingegno e lo spirito d’iniziativa dei giovani italiani. Possono prendere parte all’iniziativa studenti universitari e non, cooperative, associazioni no-profit e spin-off aziendali: tutti con l’intento di creare innovazione in Italia.
    Sono tre gli ambiti di riferimento per chi deciderà di partecipare al bando: salute e benessere, cultura ed istruzione, agricoltura ed ambiente.
    I candidati saranno chiamati a presentare dei progetti che ricadano in uno di questi tre settori e che abbiano come protagonista le nuove tecnologie. Dovranno essere sfruttate le potenzialità offerte da questi strumenti e bisognerà farlo nella maniera più innovativa possibile.
    L’obiettivo finale è lo sviluppo sociale dei territori, attraverso iniziative che vadano ad aiutare, ad esempio, soggetti bisognosi.
    Sul sito di Think for social troverete tutte le informazioni utili per candidarvi ed alcuni esempi significativi sul tipo di progetto richiesto.

    Il bando è suddiviso in varie tappe che consentiranno alla commissione di valutare attentamente tutte le proposte e di stabilire quale sia la più innovativa e quale soddisfa maggiormente le esigenze della società.
    Le domande andranno inviate entro il 30 aprile 2015, mentre la prima scrematura verrà effettuata entro il 30 maggio 2015.
    I progetti verranno valutati in base a questi criteri: bisogno sociale soddisfatto, innovatività della soluzione, impatto sociale atteso.
    I migliori 20 potranno partecipare all’Innovation weekend, il 5-6 giugno. Sarà un’opportunità per presentare i propri programmi e confrontarsi con gli altri candidati.
    Da giugno a novembre 2014, invece, le dieci migliori proposte riceveranno un finanziamento di 30.000 euro che consentirà loro di sviluppare al meglio il proprio progetto prima che vengano decisi i tre vincitori.
    Questi ultimi verranno selezioni da una giuria competente nel mese di novembre e solo in seguito inizieranno una fase di monitoraggio della durata di 12 mesi. In questo periodo di tempo i candidati potranno ricevere ulteriori finanziamenti fino ad un massimo di 1 milione di euro.



  • Nell’anno in cui la crisi sta maggiormente producendo i suoi effetti nel mercato dell’auto, la parola d’ordine per le case costruttrici è divenuta “diversificazione”: modelli, motori, tecnologie, al fine di far fronte ai tanti segni “meno” che mese per mese stanno infliggendo perdite sempre più cospicue in Italia come nel resto d’Europa.

    È così anche per la tedesca Bmw, -17,7% da inizio anno, alle prese con un processo di restyling per la sua vettura “base” la Serie 3, la più venduta tra tutti i modelli, che si propone oggi interamente rivisitata nella gamma nelle versioni Berlina e Touring (la precedente Station Wagon) proponendo piccoli ritocchi estetici e, soprattutto, nuovi motori benzina (320 e 328) e diesel (316, 318 e 320) ed un innovativo ibrido che segna il debutto della casa tedesca in questa tecnologia.

    ActiveHybrid 3 - L'ibrido di BMW

    La Active-Hybrid 3, come gli altri motori ibridi, si avvale di una doppia motorizzazione, mettendo d’accordo sportività ed ecologia, proponendo insieme un motore a benzina ad iniezione diretta ed uno elettrico che agiscono in sinergia, utilizzando anche la funzione “start&stop” oltre al recupero di energia in frenata e al rilascio dell’acceleratore.

    Semplicemente azionando un pulsante collocato sul tunnel centrale, la Active-Hybrid 3, è in grado di percorrere circa 4 km, fino ad una velocità massima di 75 km/h, utilizzando la sola modalità elettrica, riducendo sensibilmente i consumi e, nel rispetto dell’ambiente, le emissioni inquinanti portandole a solo 139g/km di CO2.

    Come per tutte le vetture di “grossa taglia”, l’unico neo di questa vettura resta il prezzo d’acquisto, nella versione base a partire da 55.700 euro, che sebbene super opzionata, resta fuori portata per tantissime tasche.

    Difficile che con questi costi si possa far cambiare rotta al mercato europeo mentre, diversamente, la Active-Hybrid 3 può puntare a quello l’oltre oceano dove le cose vanno decisamente meglio.