Categoria: Innovazione

  • food accelerator

    Il Future Food Accelerator è un acceleratore dedicato alle startup innovative nel campo del Food che supporta le imprese con idee dirompenti e dall’alto potenziale di crescita.
    Il progetto è stato presentato oggi nella sede della Regione Emilia Romagna a Bruxelles.

    L’obiettivo principale del Future Food Accelerator è formare innovatori nel settore del cibo ed in maniera particolare creare connessioni tra il mondo delle startup e quello dell’impresa.
    food acceleratorAttraverso l’acceleratore le startup potranno, infatti, fornire i propri servizi innovativi alle aziende che vogliono innovare.
    Non è un caso che il progetto promuova l‘open innovation: la condivisione delle idee, delle competenze e dei servizi è fondamentale per rendere il settore del Food italiano più competitivo.
    Nel corso del 2016 verranno lanciate due call: una sul Food Retail ed un’altra sul Food Future.
    Il primo bando è rivolto alle startup che offrono servizi e prodotti nel campo del Food Retail e che hanno creato format innovativi in tema di catering, logistica, sicurezza, consegna e tecnologie.
    Le startup vincitrici potranno seguire un percorso di accelerazione della durata di 12 settimane presso Le Serre dei Giardini Margherita a Bologna. Ci sarà anche la possibilità di sperimentare sul campo i servizi innovativi proposti dalla startup.
    A breve usciranno tutte le informazioni su Food Retail e tutte le altre call organizzate dal Future Food Accelerator.

     


  • innovazione sociale

    Che cos’è l’innovazione sociale e quali sono i progetti innovativi più diffusi?
    Il rapporto Ceriis-Luiss ha provato a rispondere a queste domande analizzando 462 progetti e valutando il tipo di innovazione apportata.

    Vengono stabiliti, innanzitutto, i criteri che definiscono una nuova idea d’impresa come appartenente alla categoria dell’innovazione sociale.
    Migliore soddisfazione di un bisogno collettivo, innovazione delle relazioni tra attori economici e sociali, tecnologie utilizzate, miglior uso dei beni/servizi, innovazione socialecrowdfunding e microcredito, progetti di trasferimento di competenze e gestione dati sono i parametri che secondo questa indagine definiscono l’innovazione sociale.
    Ed è bene effettuare questo tipo di classificazione perché molti progetti, autodefinitisi come appartenenti al mare magno dell’innovazione sociale, in realtà si rivelano poco attinenti alla realtà appena descritta.

    Per quanto riguarda, invece, i diversi ambiti di applicazione dell’innovazione sociale, quello più diffuso è la sharing e pool economy (19% dei progetti analizzati), seguito dall’assistenza sociale (17%) e dall’integrazione sociale (16%).
    L’impatto sociale delle idee presentate e dunque la risposta ad un bisogno collettivo è probabilmente l’aspetto che più distingue l’innovazione sociale dalle altre diramazioni della categoria “innovazione”.
    Questo non vuol dire che i progetti non possano avere un forte connotato tecnologico.
    La tecnologia rappresenta, al contrario, lo strumento migliore per realizzare una maggiore integrazione sociale e concretizzare i principi dell’economia della condivisione, basti pensare a realtà come gli open data ed i progetti di smart city.

    Il rapporto Ceriis indaga allora sul tipo di innovazione prodotta dai progetti analizzati, interrogandosi su quante imprese apportano innovazioni sia di tipo tecnologico che sociale.
    Dall’indagine emerge che il 47% delle idee di sharing e pool economy presentano sia innovazioni tecnologiche che relazionali, seguite dall’ambito della riqualificazione urbana e rivitalizzazione della comunità periferica (45%) e dalla valorizzazione dei beni culturali e sviluppo culturale (42%).
    In generale il rapporto Ceriis evidenzia come ci sia una forte relazione tra il livello di sostenibilità economica, l’impatto sulla comunità locale ed il grado di innovazione di un progetto.
    Questi tre elementi sono legati da un filo diretto che spiega al meglio le potenzialità dell’innovazione sociale in termini di risparmio di risorse e di miglioramento della vita delle persone.


  • apple italia

    Nascerà a Napoli il primo Centro di Sviluppo App iOS d’Europa.
    Ad annunciarlo è la stessa Apple attraverso un comunicato ufficiale che certifica la volontà dell’azienda di Cupertino di investire in Italia.

    Il nuovo centro avrà il compito di fornire agli sviluppatori tutte le competenze e la formazione necessaria per creare App iOS.
    Apple darà un sopporto tecnico agli insegnanti, creando così una comunità di sviluppatori con un curriculum altamente specializzato.
    apple italiaIl colosso americano comunica anche che collaborerà con tutti i partner sparsi sul territorio italiano che offrono formazione agli studenti in materia di sviluppo di applicazioni Apple.
    Una simile decisione conferma l’apprezzamento di Tim Cook e di tutto lo staff di Apple per la creatività ed il lavoro svolto dagli sviluppatori italiani.

    L’Europa è la casa di alcuni dei più grandi sviluppatori creativi del mondo e noi siamo felici di fornire alla prossima generazione di imprese italiane tutte le competenze necessarie per avere successo” dichiara il CEO di Apple Tim Cook “Il fenomenale successo di App Store è una delle forze motrici dietro agli oltre 1,4 milioni di posti di lavoro creati da Apple in Europa e fornisce opportunità illimitate a persone di tutte le età e ad imprese di ogni dimensione in tutto il continente europeo“.
    Anche il primo ministro Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione, ha mostrato soddisfazione per l’investimento effettuato da Apple, annunciando la presenza di Tim Cook domani in Italia.
    Si tratta, in via definitiva, di un riconoscimento di indubbio valore per il nostro Paese e per la città di Napoli, un segno evidente che il mondo del digitale e dell’innovazione italiana sta andando verso la direzione giusta.



  • Il crowdfunding è una realtà emergente anche in Italia.
    Lo dicono i numeri e lo dice anche la diffusione della cultura collaborativa, di cui il crowdfunding rappresenta uno dei pilastri.

    Produzioni dal Basso, la prima piattaforma di crowdfunding italiana, ha fornito le cifre del 2015 in merito ai finanziamenti di progetti innovativi, idee d’impresa o semplici iniziativi che hanno trovato il proprio sostegno economico attraverso le risorse della società civile.
    Nel 2015 sono stati raccolti 2.180.000 euro, con una variazione positiva di +700.000 euro rispetto all’anno precedente.
    statisticaIn media sono stati donati 42,00 euro per utente e lo strumento di pagamento maggiormente utilizzato è stato quello del bonifico bancario, seguito dalla carta di credito e dal paypal.
    Per quanto riguarda, invece, il numero di utenti finanziatori sono stati 84.000 le persone che hanno scelto Produzioni dal Basso per drenare risorse verso startup o progetti innovativi, con un aumento di 25.000 unità nel confronto con il 2014.
    La crescita più cospicua è stata negli ultimi tre mesi, quando c’è stato un aumento di ben 9.000 utenti su base mensile.
    La modalità desktop è ancora quella preferita dagli utenti per effettuare finanziamenti (48%), rispetto al mobile (39%) e al tablet (13%). Si conferma, poi, la diffusione sempre maggiore dei social come strumento per alimentare il traffico sulla piattaforma.
    Il 70% degli utenti, infatti, ha effettuato l’accesso a Produzioni dal Basso attraverso i social network.
    Arrivando, infine, ai progetti, sono 980 quelli finanziati nel 2015 (+610 rispetto al 2014). Quelli che hanno ricevuto maggiori risorse riguardano Film, corti, documentari (oltre 200.000 euro), seguiti da iniziative nel sociale e nella cultura.



  • Due nuovi incubatori per startup digitali al Sud. Digital Magics annuncia l’apertura di nuove sedi a Palermo e a Bari, all’interno delle quali verranno sviluppate startup ad alto contenuto digitale.
    L’obiettivo di Digital Magics è creare il più grande hub di innovazione italiano per lo sviluppo e l’accelerazione di startup digitali – 100 nei prossimi due anni, attraverso l’apertura di 50 nuovi campus di co-working TAG – e la trasformazione digitale delle imprese italiane, grazie ai programmi di Open Innovation.

    Il nuovo centro Digital Magics Palermo nasce grazie alla partnership con la società Factory Accademia. Il progetto verrà inaugurato all’inizio del 2016 nella digital magicssede di Via Lincoln 21, dove nascerà anche il nuovo co-working di Talent Garden.
    A Bari, invece, l’incubatore Digital Magics viene creato in collaborazione con la società Augmentum. Anche in questo caso all’inaugurazione del centro per l’incubazione e l’accelerazione delle startup digitali farà seguito la creazione del co-working Tag.
    Il modello Digital Magics-Talent Garden si basa sulla collaborazione tra makers, informatici e professionisti. Solo attraverso l’attivazione di processi connettivi, infatti, è possibile sviluppare un ecosistema innovativo anche nel Mezzogiorno.
    Gli obiettivi degli incubatori nascenti sono: la creazione di network locali di investitori che vogliano investire in neoimprese digitali; la nascita ogni anno di startup innovative; l‘organizzazione di eventi, iniziative e incontri di business che possano coinvolgere tutti gli operatori della filiera dell’innovazione del territorio.



  • Un riconoscimento di valore internazionale per due App italiane. Quokky e Self sono state premiate da Apple come le due applicazioni più innovative per iPhone ed iPad sul mercato italiano.
    Si tratta di due servizi gratuiti che appartengono alla categoria business ed aiutano manager, dirigenti e lavoratori di tutti i tipi a gestire al meglio documenti e appuntamenti presenti in agenda.

    Quokky ha vinto il riconoscimento come applicazione più innovativa per iPhone. Si tratta di un servizio che permette all’utente di gestire l’enorme mole di documenti presenti sulla propria e-email.
    lavoro italiaQuokky è un cloud intelligente capace di dividere in maniera automatica ed analitica i tuoi allegati per categorie. In questo modo è più facile trovare un documento e fare ordine all’interno della casella di posta elettronica.
    Il suo sviluppo, come racconta Filippo Veronese ceo e co-founder di Quokky a Il Sole 24 Ore, è durata circa tre anni. Nel 2014 ha esordito sull’App Store come applicazione scaricabile solo su invito. Oggi è disponibile in formato gratuito, anche se al proprio interno ci sono delle funzioni a pagamento (da 0.99 a 9.99 euro).
    L’obiettivo della startup che ha sviluppato l’app nella sua sede di Udine è cercare ulteriori investimenti ed allargare il proprio mercato. Il riconoscimento di Apple non può che essere un buon viatico in vista dello sviluppo della tecnologia.

    Self è stata premiata, invece, come l’app più innovativa per iPad. Anch’essa rientra nella categoria business ed è gratuita; esiste, però, una versione premium ad un costo di 3 euro al mese.
    Se Quokky permette all’utente di gestire i propri documenti in maniera analitica, Self applica principi simili alla gestione degli appuntamenti di lavoro, interagendo con il calendario e la rubrica dell’iPad ed associando contatti ad appuntamenti.
    Nel momento in cui si avvicina il momento dell’incontro con il cliente, Self attiva determinate funzioni come il navigatore oppure avvia una chiamata con il contatto richiesto. L’obiettivo dei fondatori che hanno sviluppato l’applicazione all’interno di H-Farm a Treviso è di rendere più efficienti gli incontri di lavoro ed i processi di vendita. Grazie a Self è possibile avere delle informazioni immediate sul proprio cliente, senza il rischio che possano essere dimenticati dati importanti.



  • Sviluppare competenze, creare legami ed attivare sistemi di cambiamento che partano dal basso.
    È questo l’obiettivo di Rete Innovazione Sud, il progetto lanciato dall’associazione Reboot e rivolto a tutte le associazioni, i gruppi informali ed i singoli individui che vogliono portare avanti progetti di innovazione sociale e tecnologica.

    La prima tappa si è svolta sabato, a Cosenza, presso la Villa Rendano della Fondazione Giuliani.
    12346754_10205083659240253_1019810626_nMolte associazioni sono arrivate direttamente dalla Sicilia e da Reggio Calabria, percorrendo centinaia di chilometri in pullman o in auto perché spinti da un’esigenza comune: incidere sul proprio territorio.
    Reboot, Pensando Meridiano, InNovaTerra, StartUp Messina, Centro Studi Smart City sono alcuni dei progetti che sono stati presentati nel corso dell’evento: ciascuno con la sua storia ed un bagaglio di competenze da sviluppare ed integrare con quello delle altre associazioni presenti.

    Per questo motivo gli organizzatori dell’evento hanno previsto una serie di momenti di formazione, confronto ed esercitazione.
    12319545_10205083673720615_118067394_nI professori Riccardo Barberi (Unical) e Consuelo Nava (UniRc) hanno fatto chiarezza sullo stato dell’innovazione italiana, evidenziando i limiti dell’ecosistema accademico e del contesto italiano per lo sviluppo di startup innovative.
    La professoressa Nava, nello specifico, ha incentrato il suo speech sul concetto di innovazione sociale, un ambito ancora poco esplorato dalle associazioni e dalle imprese nascenti.

    Il dottor Moccia e la dottoressa Cara, invece, si sono concentrati sulla normativa che riguarda le associazioni, con un focus sulle fondazioni di partecipazione.
    Si tratta di un istituto scarsamente disciplinato dalla legge, che vincola il patrimonio dell’organizzazione al raggiungimento di un determinato obiettivo.
    12348572_10205083963127850_779847557_nUna delle virtù principali della fondazione di partecipazione è la sua capacità di integrare pubblico e privato, consentendo partnership con attori di diverso tipo e permettendo loro di entrare e di uscire dalla fondazione in qualsiasi momento (principio della “porta aperta”).
    La giornata si è conclusa con un momento operativo. I partecipanti, con l’aiuto dell’ingegnere Lanzafame, si sono cimentati nella compilazione del Social business model canvas, necessaria per partecipare ai bandi europei.

    Rete Innovazione Sud è la dimostrazione di come anche nel Mezzogiorno sia possibile attivare canali di partecipazione economica che partono dal basso. L’innovazione, come ha affermato Consuelo Nava nel corso del suo intervento, è prima di tutto reciprocità.
    Innovare significa scambiare conoscenze tra diversi attori e restituire al territorio ciò quest’ultimo fornisce ai suoi abitanti ogni giorno.
    Proprio sulla base della condivisione delle competenze, Rete Innovazione Sud è riuscita a creare una community di innovatori che nelle prossime tappe cercherà di mappare al meglio le conoscenze interne e di diffondere sui territori questo patrimonio innovativo.

     



  • Fare rete ed abbattere le barriere burocratiche e cognitive che impediscono alle associazioni di portare avanti i propri progetti innovativi.
    Sono questi gli obiettivi di Rete Innovazione Sud, il progetto ideato dall’Associazione Reboot, che vedrà la sua prima tappa sabato 5 dicembre a Cosenza, presso la Villa Rendano della Fondazione Giuliani.

    Potranno partecipare all’evento tutte le associazioni ed i gruppi informali che si occupano di innovazione sociale e tecnologica.
    Sarà un importante momento di formazione sulla gestione di un’associazione e sulle modalità di partecipazione ai bandi. Rete Innovazione Sud è un rete innovazione sudappuntamento molto utile soprattutto per i gruppi che stanno muovendo i primi passi o per chi ha difficoltà a svilupparsi.
    Il contesto meridionale si rivela particolarmente difficile per i soggetti che vogliono fare innovazione. Problemi di tipo burocratico, di finanziamento ed una scarsa conoscenza delle opportunità fornite dai bandi limita le possibilità innovative degli attori in questione.
    Non è casuale, allora,  che la scelta del tema della prima tappa di Rete Innovazione Sud sia ricaduta sulla Capacity building.
    Reputiamo fondamentale che i responsabili delle associazioni riescano a sviluppare al meglio molte soft skills per la gestione delle associazioni” ha dichiarato Angelo Marra, presidente dell’associazione Reboot, a proposito dell’idea di incentrare il primo incontro sulla Capacity building.
    I membri delle associazioni devono essere in grado di abbattere le barriere costruite dalle istituzioni e dalla società stessa, sviluppando al contrario competenze ed abilità innovative in grado di far crescere il contesto nel quale operano.

    Rete Innovazione Sud nasce proprio da e per gli innovatori. Marra ci spiega nel dettaglio qual è la genesi del progetto ed i suoi obiettivi «L’idea nasce analizzando due bisogni comuni che le associazioni normalmente evidenziano. Il primo è quello di fare rete tra di loro, il secondo quello di capire meglio come funziona la “burocrazia” per le associazioni. Gli obiettivi del progetto Rete Innovazione Sud quindi sono stati: a) creare un momento di incontro tra tutte le associazioni che si occupano di innovazione, sociale o tecnologica nelle regioni del Sud Italia b) proporre della formazione a tutti i soci delle associazioni sui temi utili per la gestione e lo sviluppo dell’associazione stessa».
    Rete Innovazione Sud proseguirà nei prossimi mesi il proprio cammino attraverso la società civile meridionale, proponendo altre iniziative ed incontri di formazione sulle tematiche che più interessano i gruppi innovativi «Dai risultati dei contributi dei partecipanti nella giornata di sabato – conclude Angelo Marra – definiremo i temi da trattare nella prossima tappa, che probabilmente terremo in una regione diversa, per permettere di partecipare anche ad altre realtà, che in questa prima tappa non sono riusciti ad essere presenti per motivi logistici». 



  • Il Ministero dello Sviluppo Economico ha fatto chiarezza in merito al possesso dei requisiti alternativi da parte delle startup (spese di ricerca, presenza di personale qualificato e diritti di privativa).
    Attraverso due pareri pubblicati il 29 ottobre ed il 3 novembre, il Mise ha specificato come questi requisiti possono subentrare anche dopo l’iscrizione al Registro delle Imprese.

    Sarà, però, necessario dimostrare la presenza continuativa di almeno uno dei suddetti requisiti alternativi, oltre a quelli definiti obbligatori.
    Logo_MISEUna startup potrà, ad esempio, assumere in un secondo momento personale qualificato (deve corrispondere ad un terzo della forza lavoro), ovvero persone che stanno svolgendo o che hanno svolto un dottorato di ricerca o che possiedono una laurea e abbiano almeno tre anni di esperienza in un centro di ricerca.
    In questo modo il legislatore ha deciso di applicare una maggiore flessibilità in tema di startup ed innovazione seguendo la linea tracciata dall’Investment compact.
    Il decreto ha allargato la platea di imprese che possono usufruire delle agevolazioni, aumentando, ad esempio, da 48 mesi a 60 il limite temporale entro il quale un’azienda può essere considerata startup.
    È stato esteso, inoltre, da 4 a 5 anni il periodo in cui le startup sono esentate dal pagamento dei diritti annuali alle Camere di Commercio, dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per l’iscrizione nel registro speciale delle imprese.



  • La Lombardia è la capitale dell’innovazione italiana.
    I dati parlano chiaro: nel 2014 in Italia sono stati depositati 9.361 brevetti nazionali, di questi 2.708 provengono dalla Lombardia e ben 2.290 solo nella città di Milano.
    Il numero medio di brevetti registrati EPO per milioni di abitanti a Milano è circa il doppio di quello italiano: nel periodo 2008-2010 la media era di 142,0 contro i 76,7 italiani.

    La Lombardia non sarà ai livelli di regioni come la Baviera, il Baden Wuttemberg e la Silicon Valley, ma rimane uno dei punti di riferimento dell’innovazione europea ed uno dei pochi centri all’avanguardia in tutta Italia.
    milano innovazioneLa costruzione del nuovo polo tecnologico nell’area di Expo contribuirà certamente ad aumentare il livello di innovazione tecnologica e di ricerca di tutto il territorio lombardo.
    Nel frattempo il comune di Milano continua a portare avanti progetti all’insegna dell’innovazione e dello spirito collaborativo. L’ultimo in ordine di tempo riguarda la costituzione della prima piattaforma italiana di crowdfunding civico per la realizzazione di progetti innovativi dall’alto valore sociale.
    L’iniziativa vede la collaborazione di Eppela, il primo portale italiano di crowdfunding reward based. In una prima fase di sperimentazione, della durata di 18 mesi, l’amministrazione comunale metterà a disposizione 400.000 euro: tutti quei progetti che riusciranno a ricevere un finanziamento almeno pari alla metà delle risorse necessarie per realizzare il proprio progetto potranno ricevere i soldi mancanti dal Comune di Milano, fino comunque ad un massimo di 50.000 euro.
    Il crowdfunding civico è uno strumento di finanziamento dal basso, molto diffuso negli Stati Uniti, dove sono gli stessi cittadini a decidere quale progetto merita di essere sviluppato attraverso l’investimento della comunità locale.
    Nel caso specifico della proposta milanese potranno essere presentate idee che prevedono la costruzione di una città più smart e accessibile, la riduzione del gap digitale, l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati ed in generale tutte quelle attività che abbiano un alto valore sociale.