Categoria: StartUp

  • webeers

    Metti insieme e-commerce e birra ed otterrai un progetto di successo.
    La startup WeBeers ha saputo cogliere le potenzialità dei negozi online e di un prodotto, la birra, che rappresenta ormai un vero e proprio oggetto di culto tra i giovani.

    È in crescita soprattutto l’interesse per le birre artigianale realizzati da piccoli maestri birrai italiani. Di qui nasce l’idea di creare WeBeers, il primo canale di e-commerce dedicato alle birre artigianali nostrane.
    webeersIl progetto è stato lanciato da Digital Magics, incubatore per startup innovative. WeBeers offre agli utenti la possibilità di acquistare birre artigianali e di riceverle in sole 48 ore.
    Ma la piattaforma non si limita solo alla vendita del prodotto. Fornisce anche informazioni e curiosità sulle specialità vendute creando una vera e propria comunità di amanti della birra artigianale.
    WeBeers, inoltre, offre pacchetti con offerte speciali che consentono agli utenti di assaggiare di volta in volta un prodotto diverso ed apprezzare le peculiarità di ogni singolo artigiano della birra. Ogni settimana WeBeers mette a disposizione una promozione o un’iniziativa particolare.
    A breve, ad esempio, verrà lanciata, in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, l’iniziativa “Birre da Serie A”, sfruttando così due grandi passioni degli italiani: la birra ed il calcio.
    L’Italia, dunque, non è più solo la nazione del vino. Come confermano le ultime ricerche sulle abitudini di consumo degli italiani, sette su dieci consumano birra, apprezzando sempre di più di la qualità e la tradizione delle produzioni locali.
    L’età dei consumatori, inoltre, è sempre più varia come dimostra la platea di acquirenti di WeBeers, costituita da persone di età compresa tra i 30 ed i 50 anni.


  • startup errori

    L’universo delle startup è certamente una realtà affascinante, un mondo che appassiona tanti giovani nella speranza, un giorno, di poter realizzare la propria idea d’impresa.

    Anche l’Italia sta abbracciando in maniera sempre più convinta l’ecosistema innovativo, provando a creare un contesto normativo favorevole all’apertura di nuove startup, ma ancora non pienamente attraente dal punto di vista del private equity.
    startup erroriLa maggior parte dei finanziamenti arrivano da bandi pubblici o da risorse derivanti dal proprio cerchio di conoscenze, il che porta spesso le startup a fallire dopo pochi anni, se non addirittura a chiudere i battenti dopo un solo anno di attività.
    Rifugiarsi, però, dietro lo scoglio della difficile reperibilità dei finanziamenti può diventare un alibi.
    Ci sono, infatti, tanti errori che i giovani startupper commettono durante i suoi primi anni di attività. Del resto l’errore fa parte di un percorso naturale, sia nella vita che nel mondo imprenditoriale, specie se l’imprenditore in questione è alle prime armi.
    Vi proponiamo, allora, cinque tra gli errori più comuni commessi dalle startup:

    • Perdere il contatto con i consumatori: una startup nasce, prima di tutto, da un’esigenza dei consumatori.
      Fa parte delle regole basilari del mercato: un prodotto o un servizio deve soddisfare necessariamente un bisogno, senza di esso è difficile vendere un’idea per quanto possa apparire affascinante o comunicata bene.
      Molte startup spesso perdono il contatto con la realtà del mercato, concentrandosi su altri aspetti, uno su tutti il reperimento dei finanziamenti necessari per sostenere l’attività dell’azienda.
    • Non delegare: una startup è prima di tutto un gruppo di persone, ciascuno con idee e competenze diverse. Riuscire a far convivere in maniera proficua un gruppo o una squadra non è un’impresa facile.
      Per questo motivo è fondamentale effettuare una buona divisione del lavoro e soprattutto saper delegare. Aldilà delle quote di partecipazione ad una società, un’azienda deve essere in grado di delegare e di distribuire le funzioni in maniera equilibrata e ragionevole.
    • Essere impazienti: lavorare in una startup è sicuramente cool, ma non porta al successo immediato. I primi anni sono tremendamente difficili per chi si affaccia a questo mondo, specie in un contesto come quello italiano non ancora permeabile alle idee più innovative.
      Per questo motivo è fondamentale saper guardare in una dimensione di lungo periodo ed evitare di effettuare scelte rischiose per il semplice desiderio di “arrivare” il prima possibile.
    • Non assumere le persone giuste: questo aspetto è direttamente collegato alla capacità di delega. Una startup non è costituita solo dai suoi fondatori, ma anche da chi viene selezionato da questi ultimi per portare avanti l’idea d’impresa.
      Alcune realtà sottovalutano il processo di selezione del personale, pensando di poter gestrire l’azienda da soli. In realtà è fondamentale trovare le risorse migliori sul mercato investendo in competenze e capitale umano.
    • Non raccontare la propria storia: dietro una startup c’è sempre una storia da raccontare, costituita da rapporti umani, esperienze di vita o interessi di lavoro.
      Lo storytelling è diventato un aspetto essenziale dell’ecosistema innovativo, raccontare la propria storia significa instaurare un rapporto di trasparenza con i consumatori. Ovviamente questo non deve condizionare la realizzazione del progetto.

  • startup numeri

    Sono 5.143 le startup iscritte nella sezione speciale Registro delle imprese a fine dicembre 2015, con una crescita di 439 unità rispetto alla fine di settembre (+9,3%).
    A comunicarlo è InfoCamere attraverso il quarto rapporto trimestrale sulle startup innovative in Italia.

    I recenti sgravi fiscali previsti dal decreto crescita 2.0 hanno contribuito all’aumento del numero di imprese innovative su tutto il territorio nazionale.
    startup numeriCome riportato da InfoCamere il capitale sociale complessivo delle startup italiane è di 258 milioni di euro, corrispondente a circa 50.000 euro ad azienda.
    Il 72% delle startup fornisce servizi alle imprese; i settori più diffusi sono quelli della produzione software e consulenza informatica (29,9%), attività di R&S (15,4%) e attività dei servizi d’informazione (8,1%).
    Per quanto riguarda la composizione, i giovani continuano a costituire una componente essenziale dell’universo innovativo. Le startup a prevalenza giovanile (under 35), infatti, sono 1.236, ovvero il 24% del totale, mentre le compagini societarie con almeno un giovane under 35 all’interno sono 2.043 corrispondenti al 39,7% del totale delle startup.
    Dal punto di vista delle distribuzione territoriale, la Lombardia si conferma come la regione con il maggior numero di startup con 1.122, pari al 21,8% del totale.
    Seguono l’Emilia-Romagna con 578 (11,2%), il Lazio 501 (9,7%), il Veneto 384 (7,5%) e il Piemonte 357 (6,9%).
    La provincia con la quota più alta di startup è ancora Milano grazie alle sue 756 imprese innovative, corrispondenti al 14,7% del totale. Seguono Roma con 433 (8%), Torino con 268  (5,2%), Napoli con 164 (3%) e Bologna con 147 (2,9%).

     



  • Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato la quinta edizione bimestrale del rapporto sul Fondo di Garanzia per le Pmi.

    Si tratta di un fondo di matrice governativa che facilita l’accesso al credito delle imprese, fornendo loro garanzie bancarie.
    startup-fondo-di-garanziaNello specifico copre fino all’80% del prestito erogato dalla banca e fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro.
    Più volte abbiamo parlato delle difficoltà delle startup nel reperire i finanziamenti necessari a far partire la propria attività. Il più delle volte le garanzie chieste dagli istituti di credito mettono in difficoltà le imprese, costringendole a cercare altri canali di finanziamento.
    Il Governo mette a loro disposizione uno strumento semplificato che di fatto consente alle startup di accedere con maggiore facilità ad un prestito bancario.

    Ecco di seguito i dati riportati dal Mise su quante startup hanno avuto accesso al Fondo di garanzia nei mesi di novembre e dicembre 2015 e quante risorse sono state erogate negli ultimi due mesi del 2015:

    • numero di finanziamenti concessi a startup innovative mediante intervento del FGPMI : 1.054;
    • numero di startup innovative che hanno ricevuto finanziamenti facilitati da FGPMI: 711;
    • importo totale dei finanziamenti facilitati da FGPMI ricevuti da Startup Innovative: € 289.185.329;
    • l’importo garantito è pari a € 225.827.047;
    • importo medio dei finanziamenti ricevuti da Startup Innovative mediante l’intervento del FGPMI (c/a): € 274.369
    • durata media dei finanziamenti facilitati da FGPMI ricevuti da Startup Innovative: 55 mesi.

    Rispetto al precedente bimestre, rileva il Mise, c’è stata una crescita in quasi tutte le componenti. Sono aumentate, ad esempio, il numero delle startup che hanno ricevuto finanziamenti (+85) ed il numero di finanziamenti erogati (+136).
    La regione, invece, con il maggior numero di finanziamenti ricevuti è ancora una volta la Lombardia grazie 264 operazioni ed un importo complessivo di 109.208.994 euro; segue l’Emilia Romagna con 121 finanziamenti ed il Veneto con 119.
    Per quanto riguarda, infine, i dati sugli incubatori certificati che hanno avuto accesso al FGPMI sono sette i finanziamenti concessi e 4 gli incubatori che ne hanno beneficiato. In totale la quota dei finanziamenti facilitati da FGPMI ricevuti da incubatori certificati è 7.730.000 € con una durata media di 60 mesi.



  • Con 309 startup, di cui 161 in provincia di Napoli, la Campania è la prima regione del Mezzogiorno per numero di startup, nonchè la settima in Italia.
    Si tratta di numeri importanti per chi agisce in un contesto storicamente difficile per lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale innovativo.

    Ma la Campania non ha alcuna intenzione di fermarsi. La giunta regionale De Luca ha attivato, infatti, un assessorato con delega alle startup, caso unico in tutta Italia.
    Il ruolo di assessore è ricoperto da Valeria Fascione, la quale nel corso di un’intervista rilasciata al blog Startupitalia ha approfondito numerosi temi startup-campaniariguardanti l’innovazione in Campania.
    Le parole chiave del nuovo progetto sulle startup attivato nella regione campana sono: investimenti e capitale umano.
    Per sviluppare un ecosistema innovativo è fondamentale ovviamente investire ingenti risorse in bandi e in iniziative di diverso genere.
    Come dichiarato dall’assessore Fascione attraverso il Por Campania Fesr 2014-2020 è stato messo a disposizione quasi un miliardo di euro da investire in ricerca, innovazione, imprese, competitività e Agenda Digitale.
    Di qui nasce l’idea di Campania Competitiva, un progetto che mira a creare un nuovo modello di policy making con al centro il capitale umano, in quanto risorsa primaria per ogni startup.
    Sono tanti i progetti in cantiere come spiegato dall’assessore. Proprio in tema di capitale umano la regione Campania propone i bandi Creative Clusters, due avvisi per migliorare i servizi delle città campane e per riqualificare in funzione turistica l’area di Pompei e Creative Factory, una fabbrica delle idee per la quale verranno messe a disposizione altre risorse e all’interno della quale verranno sviluppati ulteriori progetti.
    Uno dei più interessanti è Erasmus per startup, ovvero un bando per quelle startup pronte alla sfida dell’internazionalizzazione. La Regione Campania metterà a loro disposizione un incubatore adatto alle caratteristiche dell’azienda e del prodotto/servizio offerto ed un voucher di 5.000 euro.
    L’innovazione al Sud, dunque, non è una chimera ma una realtà concreta.



  • E se il 2016 fosse l’anno delle startup? La domanda è legittima, la risposta tutt’altro che scontata.
    Il sistema delle startup innovative è, però, in forte crescita anche nel nostro Paese. E non è solo una questione di numeri (il tasso di mortalità delle imprese nascenti dopo il primo anno di attività è ancora troppo elevato in Italia), ma soprattutto un aspetto culturale.

    Secondo il 49° Rapporto Censis, uscito non più tardi di un mese fa,nel 2014 sono 941mila i giovani lavoratori autonomi italiani (numero più alto tra i paesi europei) con circa 7.000 giovanissimi titolari d’impresa in più oggi rispetto al 2009 (+20,4%) ed il 15% dei giovani under 30 che sogna di avviare una startup, .
    startup-2016In generale, è in crescita la percentuale di italiani che ritiene che il fenomeno delle startup non sia passeggero, ma che anzi sia destinato a cambiare l’economia italiana.
    Pensare, dunque, che il 2016 possa essere l’anno delle startup è un’ipotesi tutt’altro che peregrina, se pensiamo anche che la normativa del decreto crescita 2.0 ha creato un sistema fiscale favorevole alla creazione di nuove imprese.
    L’Italia, però, come più volte sottolineato in questa sede, manca ancora di un sistema di equity crowdfunding e di venture capital degno di questo nome.
    La maggior parte delle risorse arriva attraverso finanziamenti di amici e parenti o tramite bandi pubblici.
    Come sottolinea il portale Inc.com, però, questo sembra essere un momento favorevole per usufruire di risorse provenienti da piattaforme come Kickstarter o ricevere un finanziamento da parte di un business angel. Siamo, infatti, nel momento storico di più grande diffusione di questi due strumenti.

    Negli Stati Uniti, per fare un esempio, è estremamente facile ottenere un contributo finanziario da parte di un fondo venture capital, a patto di presentare un business plan credibile ed un’idea realmente innovativa.
    Come suggerisce Inc, recenti studi hanno dimostrato, inoltre, che i consumatori preferiscono le piccole imprese alle grandi realtà aziendali. La cultura del “piccolo” è sempre più diffusa: un’azienda di piccole dimensioni viene ritenuta, infatti, più vicina alle comunità locali ed in grado di interpretarne bisogni.
    Questo vuol dire che ci sarà sempre più spazio anche per le piccole realtà cooperative, che hanno sofferto gli effetti perversi della crisi, ma che continuano ad operare agendo in funzione della collettività di riferimento.
    Creare una propria azienda, inoltre, rende l’imprenditore più felice. Essere datori di lavori di sé stessi viene ritenuta come un’esperienza più appagante rispetto a lavorare alle dipendenze di qualcuno.
    Ci sono, dunque, ottime ragioni per credere che il 2016 possa essere a tutti gli effetti l’anno delle startup.



  • Creazione di quartieri digitali, implementazione dell’open innovation, credito d’imposta agevolato per le imprese che vogliono avviare attività di ricerca con le startup e modifica della normativa sull’equity crowdfunding.
    Sono questi i provvedimenti che intende portare avanti il Governo per far crescere l’ecosistema delle startup in Italia.

    Ad esporre i piani dell’esecutivo è stato Paolo Barberis, consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso dell’Open Summit 2015, startupl’evento organizzato da StartupItalia per premiare le migliori dieci startup italiane del 2015.
    Barberis ha parlato dei risultati raggiunti da questo Governo in materia di innovazione e lavoro, citando il Jobs Act ed iniziative come Italia Login ed il piano banda ultralarga.
    Per aumentare il numero e la competitività delle startup italiane è necessario, però, uno step ulteriore. L’esecutivo è intenzionato ad intervenire in alcuni ambiti chiave che consentiranno alle imprese di dialogare in maniera continua con le startup e agli investitori privati di dirottare maggiori risorse verso le aziende innovative.

    Una delle proposte riguarda la creazione di “quartieri digitali“, ovvero di spazi all’interno delle città adibiti al co-working e alle attività digitali. L’idea è anche di effettuare una mappatura degli immobili che possono essere utilizzati per realizzare co-working e sviluppare la cultura collaborativa e digitale.
    L’intento del Governo, inoltre, è aumentare la quantità di capitale di rischio, che nel nostro Paese è fermo a livelli estremamente bassi, soprattutto se paragonato agli Stati Uniti e al Nord Europa.
    Tra i provvedimenti in agenda c’è, dunque, l’aumento del credito d’imposta per quelle aziende che stipulano contratti di ricerca e sviluppo con le startup, ma anche la modifica della normativa sull’equity crowdfunding, ovvero il sistema di raccolta fondi online che permette agli investitori di acquisire quote delle startup finanziando le attività delle stesse.
    La nuova regolamentazione dovrebbe eliminare le soglie oltre le quali gli investitori sono obbligati a rivolgersi alle banche per effettuare un finanziamento di natura privata.



  • L’edizione numero tredici del Premio Nazionale per l’Innovazione (Pni) è stata un enorme successo di pubblico e di idee.
    L’iniziativa, tenutasi quest’anno all’Università della Calabria a Rende (Cosenza), ha premiato le migliori startup e spinoff nati all’interno di ricerche ed incubatori accademici.

    Sono sedici i finalisti, quattro per categoria (Life Sciences, Ict, Clean Tech & Energy ed Industrial), che si sono sfidati, oggi, a colpi di pitch. Ciascuna delle startup ha avuto 4 minuti a disposizione per spiegare al pubblico e ai giurati la propria idea d’impresa, specificando a grandi linee il proprio business plan, il mercato di riferimento ed il new gluten worldproprio team di lavoro.
    L’ambita Coppa dei Campioni del Pni 2015 è stata vinta dalla New Gluten World, vincitrice anche della categoria Life Sciences. L’impresa proveniente dalla Startcup Puglia è uno spinoff di una ricerca condotta dall’Università di Foggia e sviluppata successivamente con il finanziamento del gruppo Casillo, leader mondiale nell’acquisto, nella trasformazione e nella commercializzazione del grano, che ha deciso di investire nel progetto l’ingente cifra di 800.000 euro.
    Si tratta del più grande investimento in un progetto di ricerca di un’università italiana.
    Del resto, l’idea d’impresa è di quelle rivoluzionarie e destinata probabilmente a stravolgere in positivo la vita alimentare delle milioni di persone afflitte da celiachia.
    New Gluten World ha ideato, infatti, un processo chimico che permette di detossificare il glutine senza rimuoverlo dal grano. In questo modo i celiachi non saranno più costretti a modificare la propria dieta, mangiando pane, pasta ed altri prodotti contenenti glutine senza variazioni di sapore.

    L’impatto innovativo dell’idea è sotto gli occhi di tutti e per questo i giurati hanno deciso di premiare New Gluten World con la Coppa dei Campioni ed un contributo di 25.000 euro.
    Ma la startup pugliese non è l’unica vincitrice del Pni 2015. Sono stati assegnati, infatti, quattro grant di 25.000 euro, ciascuno per ogni categoria di concorso.
    Goliath si aggiudica il premio Industrial; IntendiMe vince per la categoria Ict e SmartVase per quella Clean Tech & Energy.
    La giuria ha assegnato anche una serie di menzioni speciali. Il premio social innovation è stato portato a casa da MeMio.
    Sono tre, invece, le startup che hanno vinto il premio Pari Opportunità: One4Two, Ubt e DiaMante, la quale ha ottenuto anche il riconoscimento di Unicredit Startlab.

    La giornata odiera è stata anche un’ottima opportunità di confronto sul tema dell’innovazione all’interno dell’universo accademico, attraverso una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di esponenti delle istituzioni locali e nazionali, dell’università e del mondo dell’innovazione.
    Il quadro emerso nel corso di questo incontro è di un’Italia pronta a fare il salto di qualità per la creazione di un ecosistema favorevole alle startup. Il miglioramento degli strumenti giuridici, apportati soprattutto dal decreto Crescita 2.0, e le maggiori risorse pubbliche e private a disposizione delle startupper fanno ben sperare in ottica futura.



  • Si svolgerà all’Università della Calabria, il 3 ed il 4 dicembre, la tredicesima edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione (PNI).
    L’iniziativa è promossa dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari–PNICube ed intende diffondere la cultura dell’innovazione, soprattutto tra i giovani universitari. Partecipano al contest, infatti, le startup innovative nate all’interno di incubatori accademici.

    Sono sessantatré i progetti finalisti; ci sarà un vincitore assoluto più altri quattro per ciascuna delle seguenti categorie:
    pni 2015

    1. Premio Life Sciences (prodotti e/o servizi innovativi per migliorare la salute delle persone);
    2. Premio ICT (prodotti e/o servizi innovativi nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e dei nuovi media: e-commerce, social media, mobile, gaming, ecc.);
    3. Premio IREN Cleantech & Energy (prodotti e/o servizi innovativi orientati al miglioramento della sostenibilità ambientale, tramite il miglioramento della produzione agricola, la salvaguardia dell’ambiente, la gestione dell’energia);
    4. Premio Industrial (prodotti e/o servizi innovativi per la produzione industriale che non ricadono nelle categorie precedenti, innovativi dal punto di vista della tecnologia o del mercato).

    Ciascun vincitore riceverà un premio di 25.000 euro. Ci saranno, inoltre, due menzioni speciali per la migliore idea d’impresa sull’innovazione sociale e sulle pari opportunità.
    L’evento inizierà domani alle ore 10:00 con l’apertura degli stand delle startup che potranno essere visitati dal pubblico e ovviamente dai giurati.
    Nel corso della giornata si svolgeranno anche una serie di incontri sul tema dell’innovazione ed in particolare su cosa significhi innovare in un contesto difficile come quello meridionale.
    La giornata di venerdì 4 dicembre, invece, sarà dedicata ai pitch dei progetti finalisti e alla tavola rotonda dal titolo “Ricerca, conoscenza e tecnologia per l’impresa del futuro: le Università come volano di crescita”.
    Come riportato dai dati del Registro delle Imprese, un quarto delle nuove startup nascono all’interno del mondo accademico come spinoff di ricerche effettuate all’università o attraverso gli incubatori accademici.
    Ecco perchè il PNI 2015 rappresenta il meglio dell’innovazione under 35 ed un’opportunità determinante per fare rete ed attivare quel processo di contaminazione necessario per far crescere l’economia nazionale.



  • Una settimana di formazione dedicata al mondo delle startup nel campo dell’editoria e del giornalismo.
    Google sceglie il campo dell’informazione per portare per la prima volta in Italia la Launchpad Week, un percorso di apprendimento rivolto alle imprese nascenti per consentire loro di migliorare la propria strategia d’impresa.

    Sono 14 le startup selezionate da Google che hanno partecipato all’iniziativa; un evento che si concluderà oggi con un dialogo serrato con i cosiddetti “sharks”, ovvero google launchpad weekpersonaggi di spicco del mondo dell’innovazione, che sottoporranno i partecipanti ad una serie di domande sul loro modello di business e la loro idea d’impresa per verificare la sostenibilità del progetto proposto.
    L’incontro con gli sharks arriva alla fine di una settimana intensa, dove le startup selezionate hanno seguito lezioni frontali su questioni quali la strategia di prodotto e lo sviluppo del business, l’user experience e interfaccia utente, tecnologia, marketing e abilità di presentazione.
    La Google Launchpad Week, svoltasi presso il Talent Garden a Milano, ha consentito inoltre ai partecipanti di confrontarsi con una serie di mentor noti nel settore, tra i quali vanno annoverati Claudio Vandi, Luigi Greco, Niccolò Sannarico, Emily Luxy Underwood, Marco Massarotto, Biagio Stasi, Lisa di Sevo, Emanuela Zaccone, Silvio Cioni, Silvio Gulizia, Matteo Valoriani.
    Il campo dell’editoria e del giornalismo viene considerato da Google come un mondo nel quale i processi innovativi possono rivelarsi estremamente fertili.
    Del resto le nuove tecnologie digitali hanno già rivoluzionato questa realtà, ampliando in maniera enorme il mercato e allargando la platea delle fonti.
    Ricevere una formazione specifica su queste tematiche risulta quanto mai importante per una startup che deve destreggiarsi in un mondo, quello dell’editoria, in continua evoluzione, il che complica ulteriormente le possibilità di successo di un’impresa nascente.



  • Quello delle startup innovative è un ecosistema in continua evoluzione, anche nel nostro Paese.
    L’Italia registra ancora un ritardo importante in termini di innovazione e digitalizzazione rispetto a paesi quali la Germania e la Francia, ma anche nei confronti della Spagna, per certi aspetti davanti all’Italia in termini di economia digitale.

    I numeri degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e di Italia StartUp ci mostrano, però, un quadro evolutivo interessante che evidenzia un parziale cambiamento dei modelli di finanziamento e dei miglioramenti in termini di fatturato, numero di addetti e nuove imprese innovative.
    start upBalza all’occhio soprattutto il dato sui finanziamenti ricevuti dalle startup: nel 2014 e nel 2015 c’è stata una crescita degli investitori non istituzionali del +32%, passando da 57 a 75 milioni di euro.
    Diminuisce, invece, la quota di risorse destinata dagli attori istituzionali (-8%) per effetto della chiusura di alcuni fondi.
    È presto, ancora, per parlare di cambiamenti rilevanti nei modelli di investimento, in un’Italia che è sempre stata legata all’intervento pubblico nell’impresa, sia essa innovativa o meno, tant’è vero che è atteso per i prossimi anni un aumento della quota di finanziamenti istituzionali per via dell’apertura di nuovi fondi.
    La Francia e la Germania, per fare un esempio, fanno registrare investimenti in startup dieci volte superiori a quelli dell’Italia; sarà necessario, dunque, un deciso cambio di rotta che riesca sfruttare il dato emerso negli ultimi due anni.
    Maggiori investimenti privati nelle startup innovative contribuirebbero, infatti, a creare un vero e proprio “sistema Italia” in tema di innovazione, paragonabile a quello degli altri paesi europei.

    Passando, invece, ai dati sul fatturato ed il numero di impiegati, secondo l’indagine di Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano ed Italia StartUp, il fatturato medio è cresciuto del 35% nel periodo 2012-2014, passando da 558.000 euro nel 2012 a 756.000 nel 2014, con un numero medio di addetti salito da 4 a 6.
    C’è, dunque, un incremento costante sia del giro d’affari che degli impiegati nelle startup italiane, testimoniato anche dai dati del Registro delle Imprese sul numero di nuove startup innovative nel mese di settembre 2015.
    Sono in tutto 4.569 le imprese innovative iscritte nel Registro, in aumento del +75% rispetto al 2014. Circa tre quarti di esse sono attive nel campo dei servizi, mentre il 18% opera nell’industria ed il 4% nel commercio.
    La regione più innovativa è ancora una volta la Lombardia, con Milano che è il fulcro dell’innovazione del nostro Paese. Come macro-area, bene anche il Nord-Est, soprattutto l’Emilia Romagna, ed il Mezzogiorno che fa registrare dati simili a quelli del Nord-Est.
    Per quanto riguarda, infine, i profili dei fondatori delle startup, l’Italia può vantare, insieme alla Francia, la più alta percentuale di co-founder laureati.
    Il 93%, infatti, ha ottenuto almeno una laurea triennale ed il 55% ha svolto studi di tipo scientifico-tecnologici.



  • Venerdì 16 ottobre ci sarà l’inaugurazione del centro di Open Innovation della città di Torino.
    Si tratta di un’area vastissima, di circa 1.400 mq, dedicata all’imprenditoria e all’innovazione.
    La giornata di apertura sarà dedicata alla visita degli spazi e alla presentazione dell’attività del Centro che si svolgerà in due momenti del pomeriggio: dalle 14:30 alle 16 e dalle 17:00 alle 18:30 per dare la possibilità al più ampio numero di persone di poter conoscere questa splendida realtà.
    L’ingresso è gratuito e può avvenire solo previa prenotazione sulla piattaforma Eventbrite.

    Il Centro Open Innovation nasce come spazio di innovazione aperto alla contaminazione di idee, progetti e discipline. Non è, infatti, un semplice acceleratore per centro di open innovation torinostartup, ma stimola la collaborazione e lo scambio tra saperi sociali, tecnologici e digitali.
    Funge da ponte tra domanda ed offerta, studiando i bisogni della collettività locale e proponendo soluzioni di carattere innovativi.
    Il Centro Open Innovation è l’agorà dell’innovazione e della ricerca piemontese ed internazionale.
    Sorge nell’area dell’ex Incet e rientra nel piano di riqualificazione urbana del comune di Torino. Il bando per la realizzazione della struttura è stato vinto dall’Associazione Temporanea di Imprese ATI, avente come capofila Fondazione Brodolini e costituita da: Consorzio Focus Piemonte, Associazione Make a Change, Consorzio Cooperativa Sociale Il Nodo, Associazione ItaliaCamp, Cooperativa Sociale Foorcoop.
    Ancora una volta, dunque, il Terzo Settore sarà protagonista di un progetto di innovazione, mostrando la propria vocazione creativa e l’apertura totale verso tematiche di questo tipo.