Categoria: Web & SEO


  • Facebook fiuta l’affare della sharing economy e delle piattaforme per la vendita online di beni usati, così dopo la nascita di gruppi specializzati ecco arrivare Facebook Marketplace, dove trovare le offerte più vicine a dove viviamo.

    eBay a livello internazionale, Subito.it in Italia e tante altre piattaforme più piccole tra poco avranno vita ancora più dura per il loro modello di business, poiché Facebook con tutti noi come utenti ha deciso di sbarcare nel mondo dei marketplace virtuali per vendere prodotti “usati” e svuotare le nostre cantine o gli scatoloni riposti nel ripostiglio. Le funzioni del nuovo Facebook Marketplace non sono ancora definite nei dettagli, ma certamente grazie alla grande mole di informazioni che il social network ha su di noi e sulle nostre abitudini, grazie alla potenza della geolocalizzazione e dell’analisi delle nostre reti sociali potrà offrirci tanti prodotti vicini a noi e al contempo tagliati su misura per le nostre abitudini o le nostre preferenze in fatto di moda, tecnologia e cibo. Per non parlare delle possibilità che una piattaforma integrata come questa può offrire per affittare una camera, conoscendo non solo il proprietario ma la sua intera cerchia di amici e famiglia, così da avere maggiori garanzie rispetto ad AirBnB, oppure per promuovere offerte relative ad un ristorante o ad una festa privata… Insomma, si apre una nuova frontiera cui tutte le piattaforme attuali dovranno porre argine, magari innovando come non hanno mai fatto prima.

    Vedremo se Facebook dopo aver conquistato il mercato dei social, dopo aver “scippato” a Google una buona fetta di introiti pubblicitari online, riuscirà ad intaccare anche il mercato di eBay e dei suoi competitor che finora, eccetto per l’utilizzo di gruppo per la vendita/scambio di prodotti, un po’ come si faceva nei forum specializzati fino ad un paio di anni fa, non aveva visto una vera minaccia arrivare dal mondo social per i propri affari.

    Vi lasciamo con un video che presenta le potenzialità di Facebook Marketplace:



  • Se ne sentiva il bisogno? Decisamente sì, perché utilizzare WhatsApp sul Web che va e non va, non era proprio una cosa comodissima. Così, non possiamo che accogliere con favore la notizia che arriva l’applicazione desktop, ovviamente progettata sia per piattaforma Windows che per Mac di Apple.

    WhatsApp-AppCome funzionerà? Esattamente come quella Web, ma con maggiore stabilità e tutte le funzioni che sull’online non riuscivano a funzionare. Basterà scaricare il file dell’applicazione, scannerizzare il solito QRCode e avremo a disposizione la nuova app sul nostro computer da ufficio o sul nostro portatile. Ovviamente, resta richiesta la connessione ad Internet del cellulare, così che tutto possa essere sincronizzato e “autenticato”.

    Per chi avesse bisogno di un’App per sincronizzare le altre piattaforme di messaggistica, segnaliamo la possibilità di usare Franz, che permette di gestire come le nostre tab del browser le diverse applicazioni di messaggistica: Telegram, Facebook Messenger, WhatsApp, il sempre più utilizzato Slack e molte altre.



  • Da qualche giorno è ormai disponibile Facebook Live, la possibilità di fare streaming video in diretta dai nostri dispositivi mobile. Ma questo è solo l’antipasto domani e dopodomani, 12 e 13 aprile a San Francisco durante l’F8, Mark Zuckerberg presenterà tutte le novità relative a Facebook, Messenger e Instagram. Con tante novità per i publisher come i tanto anticipati Instant Articles.

    Schermata 2016-04-11 alle 16.56.10A leggere il programma della due giorni dell F8, dedicata prevalentemente ai programmatori, ma negli ultimi anni sempre più interessante e decisivo anche per i semplici utenti, non mancheranno le novità per tutte le piattaforme e le app che ruotano attorno al mondo di Facebook. Martedì 12 si parte con il primo Keynote, che probabilmente sarà tenuto dallo stesso Mark Zuckerberg sempre più attrattore di attenzione mediatica, come ha dimostrato la sua apparizione alla presentazione dei nuovi smartphone Samsung.

    Dopo lo speech del boss di Facebook, si passerà a sessioni più pratica ed interessanti per tutti coloro operano sul Web e sono a contatto con i social media: si parte con Messenger e con le nuove modalità di connessione per arrivare alla realtà virtuale, sempre più al centro dello sviluppo mobile e non. Poi si passa al video sempre più centrale nella comunicazione odierna anche in Italia, grazie alla diffusione della banda larga; e di come i contenuti filmati possono essere decisivi per il marketing su Facebook e in generale sui social network. Quindi, sessioni più di nicchia su Graph e Insights, cioé su tutti quegli aspetti che permettono di studiare cosa avviene su Facebook: cosa fanno gli utenti di una pagina, quali interazioni rendano di più, ecc.

    Anche il secondo giorno, il 13 aprile, sarà aperto da un keynote, che promette ulteriori novità. Poi focus su Messenger e WhatsApp come metodi per connettersi più rapidamente con le persone. E Instagram avrà anche il suo spazio essendo ormai di fatto un social fondamentale per il marketing aziendale e personale, sempre più decisivo e considerato nelle strategie di comunicazione. Infine, spazio ai video a 360° e a tutto quello che serve per integrare Facebook con App e piattaforme online.

    Di sicuro, tra le novità più interessanti per i publisher di tutto il mondo ci sarà “l’apertura” di Instant Articles a tutti. Infatti, il sistema di accesso rapido agli articoli dei siti senza lasciare Facebook, che spaventa non poco gli editori grandi e piccoli, sarà messo a disposizione di tutti coloro pubblicano news e articoli online, dopo una lunga fase di testing che a visto in prima linea in Italia testate come La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Libero, ecc.


  • facebook logo

    Leggere un articolo postato su Facebook attraverso il proprio smartphone alcune volte può essere problematico. 
    Il passaggio dal social alla versione mobile del sito in questione non sempre è immediato, soprattutto nelle zone a bassa connettività. 

    Per questo motivo Facebook ha deciso di venire incontro ai propri utenti e agli stessi publishers introducendo Instant Articles.
    facebook logoSi tratta di veri e propri documenti in HTML5 che consentiranno al lettore di usufruire di un determinato articolo rimanendo dentro Facebook.
    Instant Articles è disponibile da qualche mese solo per le grandi testate; a partire dal 12 aprile 2016, invece, ha annunciato Facebook, sarà a disposizione di tutti i publishers.
    Ma come funziona la nuova piattaforma e cosa cambia per utenti e testate online?

    Ogni articolo pubblicato su Facebook non rimanderà all’Url del sito in questione, ma rinvierà direttamente all’Instant Article. Questo comporterà un’enorme ottimizzazione della velocità di caricamento.
    È stato calcolato che Instant Articles consentirà di caricare i contenuti fino a dieci volte più velocemente.
    I publishers potranno, inoltre, personalizzare il design dell’articolo.
    Molti si chiederanno se un simile tool porterà ad una perdita di traffico per i vari publishers. Sappiamo benissimo, infatti, che questi ultimi riescono a monetizzare grazie agli ads presenti sul proprio sito.
    Instant Articles non creerà alcun problema di questo tipo. Potranno essere inserite, infatti, tutte le inserzioni pubblicitarie già utilizzate sulle proprie piattaforme e monitorare il traffico attraverso gli strumenti analitici in loro possesso.
    Si tratta, dunque, di una rivoluzione vantaggiosa per tutte le parti in causa che porterà sempre di più la navigazione verso il mobile.



  • Tantissimi PC sono già stati colpiti dalla prima ondata, un link cliccato distrattamente, un file allegato ad una mail che ha come mittente una banca o l’operatore telefonico, e inizia il dramma. Sì, gli effetti di Cryptolocker, possono essere drammatici, perché questo malware o virus che dir si voglia, cripta i nostri file (per lo più i file di Word, Excel, PDF, ecc. cioè quelli più comunemente usati per i nostri documenti personali), li rende illeggibili se non abbiamo una password, che solo i programmatori del temibile virus ci possono dare… ovviamente, sotto lauto riscatto, che spesso si tramuta in una vera truffa, perché la password che ci permetterà di riavere a disposizione i nostri file non arriverà mai.

    Hacker_Crypto_VirusIl primo consiglio che possiamo darvi è di valutare bene il link o il file su cui stiamo cliccando, se non siamo sicuri del mittente o abbiamo qualche sospetto, meglio una telefonata per verificare che cliccare su qualcosa di molto pericolo. Poi, qualora il danno fosse ormai fatto, meglio mettersi l’anima in pace e formattare perdendo i dati, piuttosto che cedere al ricatto, che ripetiamo spesso si tramuta in una seconda beffa, anche perché il pagamento viene richiesto in BitCoin, la moneta virtuale non tracciabile e che rende tutto praticamente anonimo.

    E poi, come prassi, chiamare la Polizia Postale che si occupa di queste frodi informatiche e che ha ormai sedi in tutta Italia, cercando di segnalare in maniera più precisa possibile quanto accaduto, così da supportare le Forze dell’Ordine nell’individuazione dei colpevoli.

    Inoltre, visto che il pericolo è così palese e che tutti possiamo sbagliare, onde evitare dolorose perdite di dati, prima che sia troppo tardi effettuiamo un backup dei nostri dati più preziosi in un DVD, oppure, su un HDD esterno che terremo scollegato dal PC, perché altrimenti anche quei documenti finirebbero criptati ed illeggibili, se incappassimo in CryptoLocker. Ormai i software per il backup sono molto evoluti e permettono di effettuare la copia dei nostri dati in modo molto semplice, e soprattutto, con la funzione di backup incrementale, se effettuiamo il salvataggio periodicamente verranno salvati solo i nuovi file o quelli modificati, risparmiando spazio e tempo, senza rinunciare alla tranquillità che in caso di emergenza tutto possa essere ripristinato nel giro di qualche ora e con qualche clic.



  • L’Italia si trova al penultimo in Europa per velocità media della propria connessione ad Internet, che è pari a 6,4 Mbps.
    Il Rapporto sullo Stato di Internet pubblicato da Akamai e riferito al secondo trimestre del 2015 fotografa ancora una volta il livello di arretratezza dell’Italia in materia di banda larga e di diffusione della connettività veloce.

    startupNegli ultimi mesi ci sono stati dei miglioramenti che, però, non sono stati sufficienti per evitare all’Italia il penultimo posto a livello europeo e al 69° a livello mondiale.
    Nello specifico la velocità media di connessione è cresciuta del 4,1% rispetto al trimestre precedente e del 12% su base annua, così come è aumentato il numero di connessioni a banda larga (+13% rispetto allo stesso periodo nel 2014).
    C’è un dato, però, che spiega alla perfezione lo stato di internet in Italia: solamente il 3% delle connessioni superano i 15 Mbps, una cifra che colloca il nostro Paese al 44° posto su scala mondiale. A questo si aggiunge il fatto che solo il 21% dei cittadini italiani possiede una connessione a banda larga contro il 64% della media europea.
    Nonostante il Piano banda ultra larga, varato di recente dal Governo Renzi, l’Italia dovrà compiere ulteriori e più veloci passi in avanti per scalare la classifica e raggiungere gli obiettivi posti dall’Agenda Digitale Europea 2020, che mira a coprire entro cinque anni il 100% della popolazione con una connessione di 30 Mbps ed il 50% con almeno 100 Mbps.
    Allo stato attuale sembra davvero un miraggio per l’Italia riuscire a raggiungere questi livelli, fondamentali per lo sviluppo di un’economia digitale degna di questo nome.



  • Sono 29,5 milioni gli utenti unici totali nel mese di ottobre, corrispondenti al 53,4% degli italiani.
    Più della metà dei cittadini, dunque, trascorre del tempo online, che sia sui siti di informazione o sui social network.

    È il risultato dal rapporto mensile di Audiweb sull’audience totale di internet in Italia. Nel giorno medio sono 22,3 milioni le persone collegate in rete attraverso donne imprenditriciPc, smartphone o tablet, con una media di quasi due ore a persona.
    I digital devices più utilizzati sono smartphone e tablet: 18,2 milioni, infatti, sono gli utenti collegati attraverso i dispositivi mobili (il 41,2% degli italiani tra i 18 ed i 74 anni) contro i 12,6 milioni da computer (22,8% degli italiani dai due anni in su).
    Per quanto riguarda l’età degli utenti, è soprattutto la fascia di età tra i 18 ed i 34 anni quella maggiormente coinvolta in attività di navigazione online. Il 66,3% degli italiani tra i 18 ed i 24 anni ed il 64,5% tra i 25 ed i 34 anni, infatti, ha trascorso del tempo in rete nel mese di ottobre.
    È, però, in aumento la percentuale di utenti tra i 55 ed i 74 anni che si è collegata ad internet attraverso dispositivi mobili, con una crescita in un anno del 32%.

    Interessante anche l’analisi delle app più utilizzate e delle attività svolte dagli utenti. Al primo posto c’è l’opzione di ricerca “Search” (il 92% degli utenti online, 27 milioni), seguita dai portali generalisti “General Interest Portals & Communities” (il 90,2%, 26,6 milioni di utenti unici), i social network “Member Communities” (l’87,4%, 25,8 milioni di utenti unici) e, per i siti di intrattenimento e informazione, le sotto-categorie “Videos / Movies” (l’81,3%, 23,9 milioni di utenti) e “Current Event e Global News” (il 68,8%, 20,3 milioni di utenti che visitano siti di news).
    Quanto, infine, alle attività quella più utilizzata è la gestione della posta elettronica (22,4 milioni di utenti), seguita dagli acquisti online (21,7 milioni), la consultazione di strumenti utili per la ricerca e l’approfondimento (17.8 milioni di utenti) o di mappe e informazioni utili per viaggiare(17.8 milioni di utenti).



  • Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) ha lanciato Share the Meal, l’applicazione che permette di donare un pasto ai bambini rifugiati siriani.
    Il servizio è totalmente gratuito e sarà disponibile da oggi sugli store iOS e Android. Una svolta scaricata l’App è necessario registrare le proprie coordinate ed in brevissimo tempo sarà possibile effettuare una donazione, anche di lieve entità, destinata ai centri del Wtp situati in Giordania che offrono pasti ai bambini rifugiati siriani.

    “Il semplice atto di condividere un pranzo – ha dichiarato la direttrice esecutiva del Wfp, Ertharin Cousin – è ciò che unisce tutte le persone nel mondo. Questa agricoltura socialeversione digitale del condividere un pasto è un modo tangibile con cui la generazione Zero Hunger può agire per porre fine alla fame” .
    L’applicazione è stata già sperimentata Germania, Austria e Svizzera per aiutare i bambini del Lesotho, nell’Africa australe.
    In quell’occasione, grazie al’iscrizione di oltre 120 mila utenti sono stati tornati 1,7 milioni di pasti.
    Capiamo benissimo le potenzialità di un’app di questo tipo, facile da utilizzare, che con un piccolo gesto ti consente di sostenere chi ha dovuto lasciare la propria terra in tenera età.
    Share the Meal rappresenta un modo innovativo di fare rete perseguendo un unico obiettivo di carattere solidale a livello mondiale. Iniziative di questo tipo saranno fondamentali di qui in avanti per redistribuire le risorse e raggiungere l’obiettivo “Fame Zero” fissato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.



  • Sono stati 28,8 milioni gli utenti italiani online nel mese di settembre 2015.
    I dati sono stati elaborati da Audiweb, l’organismo che analizza l’audience su Internet. Il report prende in considerazione sia la navigazione attraverso Pc che attraverso dispositivi mobili (Smartphone e Tablet).

    Sono, dunque, 28,8 milioni i visitatori unici a settembre, corrispondenti al 52% della popolazione italiana sopra i due anni di età.
    astroturfingIn media ogni giorno sono stati collegati 21,6 milioni di persone, ciascuno con una durata media di 2 ore a persona.
    L’audience di internet è superiore per quanto riguarda le connessioni via Pc. In questo caso a settembre sono stati 26,6 milioni gli utenti collegati, che rappresentano il 48,2% degli italiani con età superiore ai due anni.
    Sono stati, invece, 20,7 milioni gli utenti unici mensili via tablet e smartphone, corrispondenti al 47% degli italiani tra i 18 e i 74 anni.
    La durata media della connessione è di un’ora per gli utenti collegati via Pc e di un’ora e 47 minuti per quelli connessi con dispositivi mobili.
    Nel giorno medio erano collegati 11 milioni di uomini (41% della popolazione italiana) e 10,5 milioni di donne (37,7%).
    Quanto all’età delle persone connesse prevalgono ovviamente i giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni che corrispondono al 60% degli utenti collegati nel mese di settembre.
    Se guardiamo, infine, alla distribuzione geografica notiamo come fosse collegato il 38,3% degli abitanti dell’area Nord Ovest (4,3 milioni), il 37,9% del Nord Est (2,8 milioni), il 33,4% del Centro (2,3 milioni) e il 31,6% dell’area Sud e Isole (5,6 milioni).



  • I Paesi membri dell’Unione Europea devono implementare le proprie competenze digitali.
    Uno studio condotto dalla Commissione Europea evidenzia le carenze degli stati aderenti all’Unione in tema di digitale.
    L’analisi prende in considerazione il livello di diffusione delle competenze Ict sia tra i giovani che in generale nel mondo lavorativo.

    La percentuale di ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 24 anni che è un utente abituale di Internet è del 95%. Si tratta di un numero molto elevato, al quale però start up cooperativespesso non corrisponde una reale formazione digitale.
    Se prendiamo in considerazione, ad esempio, il settore della scuola, meno della metà dei bambini studia in una scuola con strutture digitali adeguate e solo il 20-25% viene educato da professori che possiedono delle buone competenze digitali.
    È evidente come in un contesto simile sia difficile sviluppare interesse verso le materie legate all’ICT come dimostra il calo dei laureati in questo ambito, che dal 2006 al 2013 ha visto una diminuzione del 13%.
    Questo numero è del tutto paradossale, considerata l’enorme diffusione ed importanza che hanno assunto i digital devices all’interno della società. C’è inoltre un notevole gap di genere: gli uomini laureati in questo settore sono infatti il doppio rispetto alle donne.

    Il sistema formativo europeo in materia digitale è, dunque, molto carente. Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono evidenti.
    Il 32% della forza lavoro europea possiede competenze digitali scarse o inesistenti e addirittura il 15% non ha mai utilizzato Internet.
    Capiamo benissimo come con questa cifre sia quasi impossibile parlare di innovazione ed economia digitale. Eppure, come sottolinea la Commissione, ciascun lavoro nel campo dell’ICT ha le potenzialità per creare tre nuovi posti di lavoro in altri settori.
    E la situazione diventa ancora più preoccupante se estendiamo il campo di analisi alla fascia più anziana della popolazione. Il 53% degli anziani non ha mai utilizzato internet e solo il 23% ha usufruito degli strumenti forniti dalla rete per accedere ai servizi pubblici.
    La maggior parte lo fa per mancanza di interesse, risorse economiche e competenze.
    Il gap digitale, evidente in Europa e ancora più pressante in Italia, va colmato nel più breve tempo possibile incentivando i processi di digitalizzazione soprattutto nelle scuole.
    Questo deve essere il primo passo per sfruttare al meglio le potenzialità delle nuove competenze e dei nuovi strumenti tecnologici.



  • Cresce in maniera considerevole l’m-commerce, ovvero le transazioni online attraverso smartphone e tablet.
    Gli acquisti di prodotti in rete, dunque, non vengono più effettuati solo con le modalità desktop, ma anche attraverso App presenti sul proprio telefono cellulare o sul proprio iPad, ritenute più semplici ed immediate.

    Secondo il rapporto Zanox Mobile Barometer Performance, nei primi sette mesi del 2015 c’è stata una crescita media delle operazioni del +53%, con circa 1,5 milioni di acquisti effettuati ogni mese.
    Questo ha portato ad una crescita del fatturato del +60% ed ad un aumento del valore delle ordinazioni del +18%. Il mercato dell’e-commerce, dunque, si sta spostando sempre più verso il mobile: è soprattutto il telefono cellulare a riportare la crescita maggiore (dal 6% al 13 sul totale delle vendite del mercato) rispetto al tablet (dal 13 al 15%).
    L’impressione è che nel breve periodo lo smartphone possa superare il tablet nella classifica dei devices utilizzati per effettuare acquisti online.
    Allo stato attuale il computer rappresenta ancora il 72% del mercato, ci sono, però, paesi in cui l’incidenza del mobile è addirittura superiore al 30%, come nel caso della Gran Bretagna.
    Si tratta, dunque, di un’attività in enorme espansione. Tra i paesi europei, quello che presenta la crescita più sostenuta è la Germania (+64%), seguita dall’Italia (+58%).
    Il device con la spesa media più elevata è il tablet con 95 euro, seguito dal desktop 93 euro e dallo smartphone 62 euro. Gli italiani fanno registrare un volume di spesa sotto la media europea, spendendo 34 euro tramite desktop, 33 euro con il tablet e 17 euro con lo smartphone.



  • L’e-commerce è una pratica d’acquisto sempre più diffusa in Italia.
    Una ricerca del Politecnico di Milano mostra come nel 2015 il giro d’affari del commercio online abbia toccato quota 16,6 miliardi di euro, con una crescita rispetto allo scorso anno del 16,6%.
    L’Italia non è ancora ai livelli di colossi come Francia e Gran Bretagna, soprattutto a causa della scarsa forza economica delle Pmi che vedono nell’e-commerce come un canale costoso e dallo scarso rendimento.

    I consumatori, al contrario, sono sempre più maturi e proiettati verso la nuova era dello shopping.
    lavoro italiaSono due, in particolare, le pratiche oggetto di studio: i cosiddetti info-shopping e showrooming.
    Nel primo caso i consumatori si recano nei negozi semplicemente per prendere informazioni sui prodotti, soprattutto sui prezzi degli stessi, per poi confrontarli con quelli presenti online.
    Lo store fisico diventa così solo uno strumento di comparazione per quello che sarà, nella maggior parte dei casi, il canale di vendita scelto, ovvero l’online.
    Lo showrooming è, invece, il procedimento opposto: i consumatori cercano nel negozio il prodotto precedentemente visionato in rete per poi scegliere dove effettuare l’acquisto.
    Abbiamo, dunque, degli acquirenti più informati e disposti ad effettuare ricerche accurate prima di comprare.
    In Italia sono 13 milioni i consumatori che hanno adottato la pratica dello showrooming e 8 milioni quelli che hanno preso informazioni nei negozi prima di acquistare online.

    Per quanto riguarda, invece, gli strumenti d’acquisto, non esiste solamente pc; lo smartphone, ad esempio, rappresenta ormai il 10% del mercato con una crescita nell’ultimo anno pari al +67%.
    Tra i mercati più dinamici troviamo quello del turismo (acquisto di biglietti aerei e prenotazione di alberghi), dei digital devices e del food & beverage. Quest’ultimo, in particolare, vale 377 miliardi di euro e ha fatto aumentare le esportazioni dei prodotti del Made in Italy agroalimentare del 22% nell’ultimo anno.
    Le piccole e medie aziende agricole italiane devono puntare molto su questi canali, sfruttando, ad esempio, le opportunità offerte da Amazon ed eBay: l’internazionalizzazione deve passare, infatti, necessariamente dall’e-commerce.