Francesi di origine algerina, figli delle banlieues parigine. Potrebbe essere questo un primo identikit di Chérif e Said Kouachi, gli attentatori della strage di Charlie Hebdo.
I due fratelli, 32 e 34 anni, sono l’emblema di quella Francia periferica ed inascoltata, che riemerge alle cronache solo in casi come questi, quando il degrado sociale si sposa con la violenza barbara.
Il percorso tragico dei fratelli Kouachi parte da Gennevilliers, banlieue della periferia parigina. Un luogo così vicino eppure così distante dalla gloriosa capitale francese. Chérif e Said crescono in una casa famiglia, orfani di entrambi i genitori.
Sappiamo poco della vita di Said, il maggiore dei due. I contorni dell’esistenza di Chérif sono, invece, più chiari.
La sua storia potrebbe essere quella di tanti francesi di fede musulmana, residenti nelle periferie del paese.
Amante del rap e delle belle donne, musulmano “occasionale”. Così si autodefiniva prima dell’incontro con Farid Benyettou, imam della moschea Adda’Wa di rue de Tanger.
Sarà questa frequentazione a cambiare la vita di Kouachi e a segnare la storia di altre dodici persone. Benyettou è un predicatore molto conosciuto, manipola i fedeli e li convince della bontà della jihad. Riesce ad arruolare un numero cospicuo di persone per andare a combattere la guerra santa in Iraq.
Tra questi c’era anche Chérif, ma il più giovane dei due fratelli Kouachi non partirà mai, perchè arrestato dalle autorità francesi. Tre anni di carcere, ridotti a 18 mesi con la condizionale.
Un periodo non lunghissimo, ma ugualmente importante per la sua completa conversione al fondamentalismo islamico. In carcere conosce, infatti, Djamel Beghal, condannato a dieci anni per aver progettato un attentato, poi sventato, all’ambasciata americana a Parigi.
Indottrinamento ed addestramento militare: sono queste le due parole chiave della vita di Kouachi in carcere. Chi lo conosce parla di lui come totalmente cambiato dopo la sua esperienza carceraria. Le autorità non escludono un possibile arruolamento di Chérif in Siria o in Yemen, una sorta di preparazione militare e psicologica a quanto poi sarebbe avvenuto il 7 gennaio scorso.
Alcuni parlano di “cellula familiare”, allontanando dunque i Kouachi da qualsiasi tipo di legame con Al Qaida e altre organizzazioni terroristiche. Ma il gruppo di Beghal ha importanti legami anche con Salim Benghalem e Boubaker Al Hakim, due esponenti di primo piano del terrorismo di stampo islamico in Siria e Tunisia.
Uno scenario, dunque, ancora lontano dall’essere chiaramente definito.