• C’è grande attesa per il decreti attuativi del Jobs Act che disciplineranno nel dettaglio il nuovo art. 18 ed il contratto a tutele crescenti.
    È già tempo, però, di fare previsioni sull’impatto che avranno queste misure sul mercato del lavoro. I gestori del personale delle aziende devono cominciare a programmare l’attività produttiva e con essa valutare la possibilità di nuove assunzioni.
    La domanda che si fanno in molti è la seguente: il nuovo contratto a tutele crescenti favorirà l’impiego dei giovani laureati? Ci si chiede, inoltre, se questa forma contrattuale verrà preferita a quelle a tempo determinato.

    downloadHa provato a fare un punto della situazione la Gidp, ovvero il gruppo intersettoriale direttori del personale.
    L’indagine svolta all’interno degli aderenti all’associazione ha rivelato che il contratto a tutele crescenti sarà la forma giuridica più utilizzata per l’assunzione dei giovani laureati (30% del totale). Il 28%, invece, ricorrerà al contratto di apprendistato professionalizzante ed il 20% ai rapporti a tempo determinato.

    Come dichiarato dal presidente di Gidp Paolo Citterio al Corriere della Sera, il contratto a tutele crescenti consente di conoscere al meglio i neo-laureati, valutarli e poi decidere se proseguire o meno il rapporto lavorativo.
    Nonostante si tratti di una forma di lavoro a tempo indeterminato, consente una maggiore flessibilità contrattuale, dando così più ampio margine di manovra ai datori di lavoro.
    Sempre secondo Citterio, grazie al contratto a tutele crescenti, le assunzioni a tempo indeterminato di giovani laureati cresceranno dal 15% attuale al 40%.
    Un aumento, dunque, notevole che può dare qualche speranza a chi ha appena terminato il proprio ciclo di studi e si affaccia al mondo del lavoro.
    Quanto ai profili professionali, quelli maggiormente richiesti sono nelle aree commerciali, di progettazione, ricerca e sviluppo, marketing e gestione, mentre i laureati più appetiti sono quelli in ingegneria, seguiti a ruota da economia.