• Oltre 3.000 pescatori, da ogni angolo della nostra Penisola, si danno appuntamento domani – sabato 23 novembre – in Vaticano per partecipare all’udienza privata con Papa Francesco. Ad accompagnarli ci saranno Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, e Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca. Una presenza corale, che rappresenta l’intera filiera ittica italiana, dalle piccole marinerie artigianali ai più importanti porti pescherecci del Paese.

    La pesca italiana, colonna portante delle comunità costiere
    La forte partecipazione testimonia l’identità della pesca made in Italy come settore profondamente radicato nel territorio, legato a doppio filo con la dimensione sociale e familiare delle comunità costiere. Non si tratta solo di un’attività economica: la pesca è custode di tradizioni secolari, di saperi e competenze tramandate di generazione in generazione. Ma soprattutto, come sottolinea il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo, è un baluardo nella difesa dell’ambiente marino.

    I pescatori, primi guardiani del mare
    I nostri pescatori non si limitano a catturare pesce: ogni giorno si confrontano con reti riempite non solo di prodotti del mare, ma anche di una quantità sempre più preoccupante di rifiuti. Secondo i dati, ogni anno finiscono nelle reti circa 3.000 tonnellate di spazzatura: un numero che può raddoppiare fino a 6.000 tonnellate dopo eventi meteo estremi. Dalla plastica alla microplastica, dai rottami metallici alle reti fantasma, l’inquinamento marino è una minaccia tangibile che agisce sui delicati equilibri dell’ecosistema e, in ultima istanza, mette a rischio il futuro stesso delle comunità ittiche.

    Un impegno concreto per la sostenibilità
    L’incontro con Papa Francesco non è solo un momento di grande valore spirituale, ma anche l’occasione per rinnovare un impegno concreto a favore della tutela dell’ambiente. Se la flotta peschereccia italiana potesse portare a terra tutti i rifiuti pescati accidentalmente, nel giro di dieci anni si rimuoverebbero oltre 30.000 tonnellate di materiali inquinanti dal mare. Un risultato straordinario, simbolo di una nuova sinergia tra il settore della pesca, le istituzioni e la società civile, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria catena virtuosa di recupero e riciclo.

    Dare nuova vita a ciò che inquina
    Per rendere questo processo davvero efficace, però, bisogna creare un sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti raccolti dalle reti. Come osserva Tiozzo, evitare che l’enorme sforzo compiuto dai pescatori si perda nel nulla è essenziale: occorre strutturare una filiera virtuosa che permetta di convertire la spazzatura marina in nuovi materiali o di gestirla nel modo più adeguato possibile. In altre parole, serve un percorso chiaro, dalla nave al porto, dal porto al centro di raccolta, dal centro di raccolta al riciclo, affinché l’impegno di chi vive ogni giorno sul mare si traduca in un beneficio concreto per l’intero pianeta.

    Il messaggio dall’udienza: il futuro delle nostre acque è nelle nostre mani
    L’udienza con il Santo Padre assume così un valore simbolico. Il settore ittico italiano, composto da migliaia di donne e uomini impegnati al largo delle nostre coste, rivolge un appello alle istituzioni e alla comunità: non lasciamo soli i pescatori in questa battaglia. Un mare più sano, pulito e produttivo è la base per una crescita sostenibile di tutto il comparto e per garantire la continuità di mestieri e culture che da sempre fanno parte della nostra identità. L’incontro con Papa Francesco è allora un segnale di speranza, un momento che sprona tutti ad agire, unendo tradizione, economia e rispetto dell’ambiente in un’unica rete solidale.