Gli americani dicono “You’ll never have a second chance to make a good first impression”, non hai una seconda opportunità per fare subito una buona prima impressione. Ed è proprio così.
Nello spazio di quaranta minuti, minuto in più, minuto in meno, ci si gioca l’opportunità di “vendersi” e lasciarsi acquistare sul mercato del lavoro. Quaranta minuti durante i quali tutte le nostre capacità e azioni di selfmarketing trovano un’occasione, più rara che mai di questi tempi, per essere verificata sul campo con un solo possibile, ai nostri occhi, esito: essere assunti!
Una “vittoria” con noi stessi che deve fare i conti con i nostri potenziali concorrenti e con il selezionatore ben disposto a lasciarci “vincere” a condizione di “convincerlo” delle nostre qualità personali e professionali. E non a caso uso il termine “convincere”: cum-vincere, vincere insieme. Il selezionatore ha tutto il desiderio di assumervi, di non perdere altro tempo dietro a numerosi colloqui, ma spetta a noi essere convincenti.
Con la promessa di ritornare ancora sull’argomento, ecco allora alcuni suggerimenti utili ad affrontare un colloquio di selezione vincente.
La prima buona impressione la si prepara nella fase in cui ci si presenta al selezionatore. Arrivare puntuali è segno di correttezza e rispetto per l’interlocutore così come per l’abbigliamento: sobrio, non eccentrico, capace di comunicare (nel linguaggio non verbale) noi stessi, quel che siamo. Da questo punto di vista le donne sono avvantaggiate.
È fondamentale non presentarsi accompagnati da nessuno. Ricordo un colloquio in cui un tizio si presentò “scortato” dalla mamma che, puntualmente, interveniva nelle veci del figlio evidenziando, in quest’ultimo, scarsa autonomia, ansia, serie difficoltà nel proporsi.
Durante il colloquio, cercate di essere il più descrittivi possibili: nel rispondere ad eventuali domande, non limitatevi ad un “sì” o un “no” ma raccontate di voi (ricordate sempre dei 40 minuti), evidenziando il vostro Piano d’Azione Individuale, descrivendone punti di forza e di debolezza, obiettivi sui quali state lavorando, risultati (in termini di cambiamento) raggiunti.
Sappiate, anche, saper porre domande. In particolare per quel che concerne il vostro possibile ruolo in azienda/ufficio, le prospettive di carriera, i contesti nei quali agirete: sarà il modo per esaltare le vostre competenze o per comunicare eventuali limiti accompagnati da un chiaro piano strategico per affrontarli e superarli in breve tempo.
Evitate parlare male di nessuno: che si tratti di persone o altre realtà aziendali, se vi viene richiesto, come documentato nel curriculum vitae, parlate delle esperienze precedenti in termini di risultati professionali maturati.
A fine colloquio, non lasciatevi prendere dalla smania di sapere “com’è andato”. Se non vi viene espressamente comunicato, fissate un tempo entro il quale potete contattare il selezionatore per l’esito dello stesso. Ma, sempre con tatto e cortesia.
Più in generale, per tutta la durata del colloquio, l’invito è quello di essere spontanei, mostrandosi per quello che realmente si è: ciò perché, non solo il selezionatore (se esperto) comprende se state bluffando quanto, piuttosto, alla resa dei conti, prima o poi, emerge ciò che realmente siete o sapete fare.
Se esperti di comunicazione, una leva importante è l’empatia: mettetevi nei panni del vostro interlocutore per capirne emozioni, attese e bisogni e, con la stessa spontaneità di cui sopra, stabilite con lui (nella prima fase di qualunque relazione si chiama joining) una comunicazione efficace.
E, in bocca al lupo!