La settima edizione di “Noi Italia. 100 statistiche per capire il futuro dell’Italia” ci fornisce una serie di spunti interessanti per analizzare la situazione economica del nostro paese.
Il report realizzato dall’Istat copre vari ambiti della società italiana: dal mondo del lavoro all’ambiente, passando per la realtà imprenditoriale e tecnologica.
In questa sede ci limiteremo ad analizzare i dati forniti dall’Istat in relazione alle aziende italiane ed al loro grado di innovazione.
L’Italia presenta 64 imprese ogni mille abitanti, una densità imprenditoriale inferiore solo a quella di altri sei paesi europei (Repubblica Ceca, Portogallo, Slovacchia, Grecia, Svezia e Malta).
Anche il tasso di imprenditorialità, ovvero il rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e lavoratori nelle imprese, è comparativamente elevato. Il 30% italiano è, infatti, nettamente superiore rispetto al tasso di imprenditorialità della Germania e della Francia (8,4% e 7,4%).
In Italia, dunque, c’è un numero elevato d’imprese, ma sono per lo più di piccole dimensioni. Con una dimensione media di 3,9 addetti il nostro paese si trova nelle retrovie di questa speciale graduatoria. Soprattutto al Sud prevalgono le aziende di piccole dimensioni (2,8 addetti) nei settori di industria a servizi. Il Nord, invece, si avvicina maggiormente agli standard europei, grazie alla prevalenza del settore della grande industria.
Il turnover lordo delle imprese è, invece, relativamente basso (15%), con il Mezzogiorno che si contraddistingue per una percentuale maggiore di realtà imprenditoriali che scompaiono dopo un determinato periodo di tempo.
La situazione italiana dell’innovazione, infine, non è poi così tragica. Al contrario, i dati forniti dall’Istat sono abbastanza incoraggianti.
Nel 2012, la spesa italiana per ricerca e sviluppo incide per l’1,26% sul Pil ed è in aumento rispetto al 2011.
Il piano Europa 2020 pone come obiettivo per l’Italia il raggiungimento dell’1,53% del Prodotto Interno Lordo: la crescita di questo dato, fatta registrare negli ultimi anni, fa ben sperare in vista del prossimo quinquennio.
Nel periodo di tempo compreso tra il 2010 ed il 2012, il tasso di imprese innovatrici è passato dal 31,5% al 35,5%, con una prevalenza nel settore industriale (45,4%).
Il tasso di propensione all’innovazione del nostro paese è addirittura superiore a quello di Gran Bretagna e Francia ed è sopra la media europea, segno che l’Italia può dare tanto in termini di innovazione tecnologica.
Meno positivo, invece, è il dato sulla connessione a Internet tramite banda larga. Solo sei famiglie su dieci si collegano, infatti, attraverso una connessione veloce, ben sotto la media dell’Unione Europea (76%).